Il Sole 24 Ore, 4 dicembre 2018
Sempre meno Btp nello shopping Bce dei Titoli europei
L’Italia pesa meno nella Ue, in termini di Pil e di popolazione rispetto a cinque anni fa, e questo si rifletterà dal primo gennaio 2019 nel coefficiente di partecipazione della Banca d’Italia nel capitale della Bce: la “chiave capitale” dell’Italia su 28 Paesi scenderà dal 12,3108% all’11,8023% e di conseguenza si ridurrà dello 0,5% circa, dal 17,4890% al 16,9530%, anche la capital key italiana riponderata per i 19 Paesi aderenti all’euro. È quanto ha annunciato ieri la Bce: sulla base dei dati forniti dalla Commissione europea, i coefficienti di ponderazione vengono adeguati con cadenza quinquennale (l’ultima volta il primo gennaio 2014) e in occasione dell’ingresso di un nuovo paese nell’Unione europea.
Non è chiaro però se questa rielaborazione della Bce dal primo gennaio avrà anche un impatto, in negativo per l’Italia, sulle modalità di reinvestimento dei titoli di Stato in scadenza nel programma APP. Resta da vedere, cioè, se il reinvestimento dovrà tener conto della nuova chiave capitale e quindi, nel caso italiano ma anche di altri Paesi come la Spagna, questo vorrebbe dire che non sarebbe l’intera quantità dei titoli in scadenza a poter essere reinvestita. Pur trattandosi di decimali, il mercato è sensibile a qualsiasi novità e cambiamento relativi ai nuovi strumenti di politica monetaria: meno acquisti o riacquisti si traducono in un impatto sui tassi meno accomodante. Di sicuro, con Brexit la chiave capitale dovrà essere nuovamente ricalcolata per ripartire la quota di partecipazione del Regno Unito nel capitale della Bce dal 30 marzo: sebbene il capitale paid dello UK sia molto contenuto nonostante l’alto Pil (Paese non partecipante all’euro), dopo Brexit il Pil e la popolazione della Ue caleranno.
Tutta l’attenzione del mercato è ora rivolta alle modalità di reinvestimento dei titoli dell’APP, che dovrebbero essere annunciate il prossimo giovedì 13 dicembre. Fino a che punto la nuova chiave ne farà parte? Dal primo gennaio 2019, salvo colpi di scena per il momento del tutto improbabili, la Bce terminerà il programma di acquisti netti che ancora per questo mese viaggia a un ritmo di 15 miliardi mensili. Finora la Bce ha acquistato con l’APP 2.562 miliardi di titoli di cui 2.095 in titoli di Stato: la quota italiana dei bond governativi orbita attorno ai 360 miliardi, con una vita media di portafoglio pari a 7,54 anni. La chiave capitale è stata utilizzata dalla Bce per definire la ripartizione delle quote degli acquisti netti del QE: la percentuale è calibrata in base al Pil e alla popolazione, e non allo stock del debito pubblico, come voluto soprattutto dalla Bundesbank per evitare che i maggiori acquisti di titoli di Stato andassero a favore dei Paesi più indebitati. Jens Weidmann, presidente della Buba, ha agganciato il QE alla chiave capitale provocando effetti distorsivi soprattutto in Germania dove la politica fiscale degli ultimi anni è stata mirata a portare il debito/Pil sotto il 60%. La Germania è il Paese che pesa di più nella Ue in termini di Pil e popolazione e ha la chiave capitale più alta, ora salita di più dopo la revisione quinquennale dal 17,99% al 18,36% su 28 Paesi e dal 25,56% al 26,30% sui 19 dell’euro. La Bce ha acquistato con il QE più titoli di Stato tedeschi, finora 515 miliardi, ma in un momento in cui le aste in Germania sono state tagliate e segnate da emissioni nette negative. Bank of America ha calcolato che l’anno prossimo le aste lorde di i titoli di Stato acquistabili dalla Bce tramite il reinvestimento saranno pari a 143 miliardi per la Germania e 285 miliardi per l’Italia: intanto il reinvestimento in bond tedeschi sarà superiore. La scarsità dei titoli in circolazione per alcuni Paesi, il rallentamento della crescita economica, le tensioni politiche e geopolitiche potrebbero consigliare alla Bce di mantenere quanto più flessibile il reinvestimento, compresa un’eventuale operazione Twist per ricomprare titoli con scadenze più lunghe rispetto alle durate di quelli scaduti.