La Stampa, 4 dicembre 2018
Giuseppe, diciottenne in sala operatoria
Una foto sul profilo social. Lui, impeccabile, in cravatta e camice bianco. Accanto una riproduzione del corpo umano e la frase: «Sai cosa voglio? Una vita senza confini tra ciò che vedo e ciò che sogno».
Ideatore di un nuovo sistema per il decorso post operatorio delle patologie ischemiche, medaglia d’oro alle Olimpiadi internazionali della scienza, consigliere onorario dell’Università di Ferrara per meriti nella ricerca scientifica, vincitore dell’European Union Contest for Young Scientists, Giuseppe Bungaro ora è anche tra le 100 eccellenze italiane. Non è un luminare e neppure uno specialista plurilaureato, anzi- a dirla tutta- l’Università non l’ha neppure iniziata. Perché, con i suoi 18 anni, frequenta l’ultimo anno del Liceo Scientifico. Solo che in questa storia l’età anagrafica c’entra ben poco: Giuseppe- originario di Fragagnano, in provincia di Taranto- a soli 15 anni aveva già ideato un progetto per fronteggiare le problematiche legate all’angioplastica nelle arterie coronariche.
Non è ancora diplomato, eppure questo baby scienziato è già considerato tra i migliori in Europa: ormai entra con disinvoltura in sala operatoria, dà il suo contributo. Ma guai a chiamarlo «genio».
La sua idea, al momento in fase di studio, potrebbe trovare concreta applicazione. «In pratica- spiega- sfruttando le nanotecnologie, ho elaborato alcune protesi vascolari. Tutto questo per evitare eventuali complicazioni legate ai materiali normalmente utilizzati». Racconta così questo ragazzo prodigio, nella normalità di un pomeriggio tra i compiti di inglese e biologia.
L’inizio
A 13 anni gli viene diagnosticato un problema all’aorta addominale e, quasi contemporaneamente, sua cugina viene operata al cuore. «In quel momento ho iniziato ad informarmi. All’inizio la mia situazione è stata sottovalutata, volevo approfondire». Da autodidatta, tre anni fa, mette a punto il suo studio, uno stent pericardico auto–espandibile: invia una mail al dottor Fausto Castriota, all’epoca coordinatore dell’Unità Operativa di Emodinamica e Cardiologia Interventistica al Maria Cecilia Hospital, in provincia di Ravenna. «Preso dall’entusiasmo l’ho contattato e, dopo due giorni, ero lì con lui. In sala operatoria per assistere ad un intervento di angioplastica coronarica». Il suo progetto era piaciuto: ora sa mettere mani ai tessuti, si destreggia tra i vari strumenti chirurgici e ha potuto optare per l’alternanza scuola lavoro al Città di Lecce Hospital, seguito dal dott. Luigi Specchia. Questo è già il suo mondo.
Due anni fa, però, affronta l’intervento più difficile, quello da paziente. «Sapevo già come doveva essere fatto- ammette con un sorriso- non ero spaventato perché sapevo di potermi fidare ciecamente». Adesso la situazione è risolta, anche se ha dovuto rinunciare alla sua grande passione: il nuoto a livello agonistico. «Mi manca molto- confessa- e, quando posso, cerco di andare a vedere le gare dei miei vecchi compagni». Anche se tra studio, pratica in ospedale, ricerca e premi in giro per il mondo, il tempo per lo svago è davvero poco. «Ogni tanto riesco a prendermi un caffè in compagnia, ma non capita spesso». E allora bisogna trovare delle soluzioni. A Istanbul, ad esempio- in occasione delle Olimpiadi Internazionali degli Scienziati- ha portato con sè quattro amici. «È stato un momento bellissimo». I genitori, la sorella e gli insegnanti di scienze lo incoraggiano. La sua materia preferita è biologia. «Il voto più basso invece è stato un sette in matematica». Detesta il disordine, sulla scrivania mentre fa i compiti così come quando entra in sala operatoria.
Tra i suoi prossimi impegni ci sono il Messico e Abu Dhabi (per Expo Science). Nel frattempo, ha ritirato un altro riconoscimento, il Premio 100 Eccellenze Italiane come giovane talento nella categoria medicina, ricerca e innovazione. Tra gli altri premiati: il capo della polizia Franco Gabrielli, l’attrice Margherita Buy, l’allenatore Antonio Conte. «A dire il vero l’unica persona di cui m’importava- confessa- era Giuseppe Tarantini». Un medico, ovviamente. Perché il sogno di questo ragazzo è diventare un cardiochirurgo.
Si considera «un giovane appassionato», da piccolo si arrampicava sugli alberi, correva nelle campagne pugliesi, non riusciva a stare fermo. Adesso ha anche iniziato a lavorare come cameriere in una pizzeria, nel fine settimana, per non pesare troppo sulla famiglia. Fidanzato? «In questo momento ho la testa altrove. A marzo ci sono i test di ammissione per Medicina».