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 2018  dicembre 04 Martedì calendario

Intervista a Corrado Guzzanti: «Il cinema di oggi? È televisione di lusso»

La buona notizia per chi ha apprezzato Corrado Guzzanti in versione poeta Robertetti alla Tv delle ragazze è che, da giovedì, l’attore sarà al cinema nella commedia (amara) La prima pietra di Rolando Ravello. «Una delle rare volte in cui non mi chiedono di fare il caratterista, cose già fatte in tv: è un po’ la mia condanna. Qui recito con la mia voce, anche se è una commedia non sempre realistica. Mi era piaciuto il testo di Stefano Massini, alla Carnage: un gruppo di persone in una stanza, nessuna innocente».
Il suo preside è ossessionato dalla recita di Natale.
«Un preside frustrato, conciliante fino al ridicolo, lavora in una scuola piena di immigrati e nello spettacolo di Natale mette i buddisti. D’altro canto è evidente la sua vera natura: non gliene frega niente degli alunni. Questa recita che assorbe il budget di una scuola in cui manca la carta igienica soddisfa solo il suo narcisismo».
Nella scuola di oggi il problema sono anche i genitori.
«I bimbi, dice il film, non sono mai naturalmente razzisti, se non quando vengono da una famiglia che gli inculca quei messaggi. Ma sopra l’idea di uno stato naturale utopistico, una benevola idea di convivenza, c’è una polveriera: dal sasso tirato alla finestra da un alunno si finisce nel caos».
Non facile raccontare in commedia l’integrazione.
«La tematica dell’immigrazione ormai è diventata uno strumento offensivo in campagna elettorale. Ha ragione Nanni Moretti: la sinistra non ha realmente fatto ciò che doveva con la sacrosanta legge dello ius soli. È stata una scelta consapevole. I politici invece di dare l’esempio e guidare il popolo italiano secondo alcuni principi, sono al contrario una classe sempre più improvvisata: “Cosa vogliono? Che cacci i neri sotto casa? E io lo faccio”. L’altro tema, l’integrazione, è un problema di ingegneria nucleare, da non dare per scontato: occorre sforzo e preparazione».
Nel film si ride, lei interpreta anche il bue nel presepe.
«Leggendo la scena non pensavo di salire sul tavolo e fare il bue. Dura molti minuti, in pratica uno spin off. Un esercizio di quelli cattivi di scuola di recitazione...».
I suoi ricordi scolastici?
«Elementari montessoriane nella scuola dove ora va mio nipote, il figlio di Caterina. Medie sperimentali. Al liceo, tornato alla normalità, ho dovuto imparare ad alzarmi in piedi e dare del lei».
Che bambino era?
«Creativo. Disegnavo, scrivevo molto. Leggevo fumetti, tradizione familiare: mio padre in ospedale alla mia nascita aveva il numero uno di Linus, sono sincronizzato con la raccolta. Volevo fare il disegnatore di fumetti fino al liceo. Spedivo alle case editrici, nessuno rispondeva, mandavo letteracce».
I suoi genitori?
«Vengo da un’epoca in cui i bambini non se li filava nessuno. Andavo da solo a scuola in bus, il pomeriggio uscivo dal cancello e tornavo per cena: “A quest’ora? Lavati che sei sporco”. Della mia adolescenza i miei sanno poco. Mi hanno bocciato e ho recuperato l’anno con una corsa micidiale, a quell’età il tempo sembra importante. Poi ne ho persi sei dopo i quaranta...» .
Quando ha scoperto la vena comica?
«Ero un giocherellone, ma a quindici anni, con un mio amico, ci siamo messi a scrivere racconti seri, oggi andati perduti sennò sai che risate. Poi ho iniziato a farne io stesso le parodie. Le ha intercettate Sabina, che si stava diplomando alla Silvio D’Amico. Non c’era lavoro, se non per la tv in cose comiche. Per i primi anni ho fatto l’autore per lei, che era esigente e discutevamo parecchio. Poi ho continuato in proprio».
È tornata “La Tv delle ragazze”. Si è divertito?
«Volevano Vulvia, la divulgatrice scientifica, ma io ho detto no: alla parola Vulvia ho mal di piedi immediato, collegato a quelle scarpe dolorosissime da trans che mi infilavano. Ho pensato al poeta Robertetti e a un discorso sulle donne dal suo punto di vista. Ora riprenderò I delitti del BarLume, il mio assicuratore veneto che mi ricorda Sordi e I due gondolieri».
Le commedie che ama di più?
«Il trittico di Scola, La terrazza, C’eravamo tanto amati e Riusciranno i nostri eroi, Monicelli e Brancaleone. Negli ultimi anni è difficile trovare film di quella caratura. Il cinema di oggi è in realtà una televisione di lusso».