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 2018  dicembre 04 Martedì calendario

Il ministero inglese per curare la solitudine

Theresa May sa già dove trascorrerà il 25 dicembre. «Come ogni anno sarò a Maidenhead, dove ho la mia residenza privata e dove sono stata eletta deputato, per partecipare al pranzo di Natale comunitario organizzato dalla chiesa locale affinché nessuno si senta solo in un giorno così speciale», annuncia la premier britannica. Fa parte della sua campagna contro la solitudine, una piaga che affligge un cittadino del Regno Unito su sette: 9 milioni di persone vivono “isolate”, ovvero hanno scarsi contatti con il prossimo; 2 milioni e mezzo soffrono di “solitudine cronica”; almeno 300 mila anziani trascorrono settimane senza incontrare nessuno. Sono dati di un rapporto pubblicato di recente dal parlamento di Westminster che la descrive come «un’epidemia», paragonabile all’obesità e alla demenza senile in termini di gravità sociale. «Recenti ricerche dimostrano che fa maggiori danni del fumo alla salute pubblica», ammonisce la leader conservatrice.
Per questo nel gennaio scorso Downing Street ha nominato un “minister of loneliness”, il primo dicastero al mondo di questo genere, con il compito di fornire soluzioni al fenomeno. Inizialmente ricoperto da Tracey Crouch, ora il posto è affidato a Miriam Davies, 43 anni, parlamentare dal 2015, già sottosegretario per lo Sport e la Società Civile. In quasi un anno di lavoro, l’inedito ministero ha preparato una sorta di “decalogo contro la solitudine”, con consigli pratici per affrontarla quali riprendere un vecchio hobby, darsi al giardinaggio, iscriversi a una palestra o ad altre attività fisiche di gruppo, partecipare a un club del libro o a un cineforum, fare volontariato, frequentare la biblioteca di quartiere o centri sociali. E ha indicato tre priorità per il 2019: aprire negli ambulatori di quartiere dei consultori per la solitudine; offrire visite a domicilio di psicologi a chi si sente solo; organizzare seminari e stampare materiali sul tema.
Sentirsi soli non è un problema soltanto in Gran Bretagna. Il rapporto di Westminster cita motivazioni comuni a tutti i paesi: dal bullismo nella scuola o sul posto di lavoro alla disoccupazione, da cambiare casa o città all’emigrazione, da una malattia al divorzio fino a un lutto familiare. «Naturalmente la solitudine esisteva anche in passato», osserva la premier nel rapporto, «ma i rapidi cambiamenti sociali, pur portando grandi opportunità, rischiano di aumentarla». Lavorare da casa o fare shopping online sono due esempi di come il progresso tecnologico possa diminuire i contatti con il mondo esterno. Uno sviluppo che colpisceparticolarmente società dove i legami familiari sono meno forti, come nel mondo anglosassone o scandinavo. La via d’uscita dipende in larga misura anche dai soldi. Non solo quelli promessi dal governo alla ministra della solitudine, 20 milioni di sterline l’anno, briciole, ma soprattutto quelli tolti nel decennio precedente ai programmi di assistenza sociale. Nessuno si sente più solo dei senzatetto, ma l’effetto dei tagli alla spesa pubblica è che dal 2015 il loro numero è aumentato del 50%, come può vedere chiunque giri per Londra. Frequentare di più biblioteche o centri sociali sarebbe una buona idea, se non chiudessero per i tagli. «Avere un ministro che se ne occupa e dare l’allarme è encomiabile», commenta il Guardian, «ma la carenza di fondi rischia di togliere concretezza».