Avvenire, 2 dicembre 2018
Intervista a Lillo & Greg
C’era una volta il duo comico Tognazzi- Vianello, quello del teatro di varietà entrato come format nella neonata televisione italiana con Un, due, tre, dove la coppia imperversava in originali sketch diventati popolarissimi come “Tito, te tu che hai ritinto il tetto...” o la parodia di Mario Soldati che fa “Il viaggio nella valle del Po”. Poi arrivarono Cochi e Renato, altri innovatori che a metà degli anni ’60 sul palco del Derby e in seguito sul piccolo schermo, reinventarono “jannaccianamente” in saporita salsa milanese l’umorismo caustico e surreale che all’inizio del secolo aveva fatto la fortuna teatrale del romanissimo, e rivoluzionario, Ettore Petrolini.
Il poeta e il contadino, ma anche gli strampalati e sbarazzini Ric e Gian, artisti da Folies Bergère negli anni d’oro della Rai. Far ridere in due, il finto tonto e l’amico sofisticato, l’istintivo e l’intellettuale in situazioni che superano la realtà mettendo alla berlina i tic dell’italiano medio. Assi della risata, ma senza una spalla fissa, con ruoli intercambiabili. Attori, cantanti e all’occorrenza anche ballerini. E oggi, nel millennio dove si pensa digitale, c’è una coppia di comici che si muove sul palco, alla radio, in tv e su youtube rinnovando la tradizione novecentesca, lo stesso filone – di umorismo mai volgare – tracciato nel cinema americano prima da Gianni e Pinotto e poi dalla strana coppia Jack Lemmon-Walter Matthau, l’angelico e il burbero. Sono Lillo & Greg, meno stralunati di Ale e Franz, per niente “francocicceschi” come i mimici Ficarra e Picone, i due attori romani uniscono, come è stato per Ugo e Raimondo, la comicità frizzante e popolaresca di Lillo con quella più elegante e anglosassone di Greg. È così che la freddura british trasfigura in un’esilarante battuta all’italiana. Una coppia di comici consolidata dall’amicizia personale. Si conobbero nel 1986 nella casa editrice dove disegnavano fumetti, una comune passione, insieme a quella di scrivere e cantare canzoni comiche. Claudio Gregori (Greg) e Pasquale Petrolo (Lillo) fondarano nel 1992 il gruppo di rock demenziale “Il latte e i suoi derivati”, con Max Paiella (quello del radiofonico Ruggito del Coniglio). E siccome piacevano assai («c’erano file lunghissime davanti ai locali di Roma dove suonavamo» raccontano) e facevano ridere con le loro storielle strampalate che illustravano con cartoncini colorati, decisero di fare coppia sul palcoscenico. «Ancora oggi confezioniamo i nostri spettacoli, alla radio (dove i due sono i mattatori di 610) e in teatro, con una struttura fumettistica, icastica, tipo strip – spiega Greg – dove l’umorismo è veicolato da una scansione ritmica da vignetta, con un prologo, uno svolgimento e un epilogo». Come si può vedere nell’ultima fatica in ordine di tempo, Gagmen (al Teatro Manzoni di Milano dal 4 al 9 dicembre).
Come nascono le vostre gag?
Greg. «Ci piace scovare il ridicolo nelle pieghe nascoste della vita di tutti i giorni, esplorare la grettezza, le esasperazioni e le meschinità dell’essere umano. Ne vengono fuori caricature che assomigliano alle maschere della commedia dell’arte».
Lillo. «Non c’è una regola. Quando abbiamo un’idea, o uno spunto, ne parliamo e poi buttiamo giù il testo. Però cerchiamo di essere sempre innovativi, originali».
Improvvisate?
Lillo. «Succede spesso alla radio, a teatro un po’ meno perché la scrittura dei testi deve essere precisa».
Ma la vostra comicità è surrealista...
Greg. «Sì, perché l’irreale non accade mai mentre il surreale può anche verificarsi, qualche volta».
Lillo. «Il surrealismo, per noi, abbraccia tutto ciò che può divertire. È demenziale... fa evadere verso altri mondi mentali. Insomma, con le nostre battute vogliamo far credere al pubblico, che per questo si diverte, che certe cose possono davvero succedere...».
C’entrano i fumetti nel vostro modo di far divertire?
Lillo. «Sì, sono nei nostri neuroni. Come dimostrano alcuni sketch nuovissimi di Gagmenin cui siamo strani supereroi metropolitani».
Avete dei modelli di riferimento?
Greg. «Oltre a Tognazzi e Vianello, i Giancattivi e, prima ancora, il Teatro dei Gobbi e Felice Andreasi».
Lillo. «A questi aggiungo Mel Brooks, Danny Zager, i Monty Python e l’umorismo ebraicoamericano...».
Artisti del Nord, o a “stelle e strisce”
ma voi siete romani...
Greg. «Il nostro umorismo non è ancorato all’attualità (la satira politica non ci interessa) e nemmeno alla territorialità. I testi dei nostri spettacoli vanno bene anche in inglese. In Spagna la nostra commedia Il mistero del delitto misterioso ha avuto grande successo».
Com’è la vostra coppia sul palcoscenico?
Greg. «La dinamica è: vittima e carnefice, senza ruoli fissi. Siamo chimicamente spontanei anche se abbiamo caratteri agli antipodi: io sono iperattivo e Lillo è accidiso, io assomiglio a un gatto e lui a un san bernardo...».
Però siete generosi, avete fondato la onlus “Gli invisibili”, per aiutare chi soffre.
Greg. «La solidarietà è un gesto doveroso nei confronti di chi è meno fortunato. Con parte del ricavato dei nostri spettacoli sosteniamo progetti che ci convincono come quello a favore del Centro Don Orione di Monte Mario, a Roma, contribuendo all’acquisto di macchinari e attrezzature fisioterapiche per i ragazzi disabili».
Lillo. «Abbiamo anche creato stazioni radio in Malawi e Brasile nell’ambito di progetti di cooperazione internazionale».