La Lettura, 2 dicembre 2018
2018, l’anno peggiore dei gas serra
Il legame tra energia e geopolitica sta diventando sempre più complesso. Rispetto al passato si è aggiunta una variabile in più: l’ambiente inteso come cambiamento climatico. Il global warming non è una scoperta di adesso, ma ora è un’urgenza che spinge i Paesi a cambiare il modo di produrre energia. Almeno a parole. Domani, lunedì 3 dicembre, si apre a Katowice – in Polonia, dove il carbone è la fonte energetica principale – la Conferenza sul clima dell’Onu, la Cop 24, che ha l’obiettivo di adottare provvedimenti concreti per attuare gli impegni politici presi a Parigi nella Cop 21.
Mantenere la crescita della temperatura media globale al di sotto di due gradi centigradi, entro la fine del secolo, non sarà facile. Specie considerate le premesse. La Conferenza di Parigi sembrò un successo, poi la defezione degli Usa di Donald Trump, che sono il secondo «produttore» mondiale di anidride carbonica dopo la Cina, ha mostrato i limiti dell’accordo. Ma anche in altri Paesi la transizione energetica dalle fonti fossili alle rinnovabili subisce rallentamenti. Se si guarda l’Europa, mettendo da parte la Polonia e alcuni Paesi dell’Est, colpisce che nella verde Germania il carbone stia godendo di ottima salute, garantita dal basso prezzo che continua a mantenerlo molto conveniente.
La situazione è stata spiegata bene a «la Lettura» dal direttore dell’Agenzia internazionale per l’Energia (Iea), Fatih Birol, in occasione della presentazione del World Energy Outlook 2018, lo studio che anticipa le tendenze nel mondo dell’energia. «Il 2018 sarà l’anno che registrerà il maggiore incremento di emissioni a livello globale», ha detto Birol, aggiungendo che «solo se mandiamo in pensione gli impianti a carbone abbiamo una speranza di raggiungere i target di Parigi. Oggi gli impianti a carbone sono responsabili di un terzo delle emissioni». Ma soprattutto «c’è un décalage tra gli obiettivi ambientali, i target climatici e quello che sta accadendo nel mercato dell’energia». A Katowice i Paesi tenteranno di colmare il ritardo, acuito dalla ripresa economica mondiale.
L’Italia in questo ambito è tra i Paesi più virtuosi, la quota di energie rinnovabili sulla domanda di energia elettrica italiana nei primi nove mesi dell’anno è stata pari al 36,3%, superando i target proposti dall’Unione europea, che comunque nel suo insieme rappresenta una delle punte più avanzate a livello mondiale per gli obiettivi energetici. Secondo le previsioni dell’Iea la quota di rinnovabili nel mix globale energetico passerà dal 25% attuale a oltre il 40% nel 2040, anche se il carbone resterà la risorsa principale, seguita dal gas.
Dieci anni fa l’Unione europea era il secondo maggior consumatore dopo gli Stati Uniti, ora è il terzo. Nel 2040, in piena transizione energetica, sarà il quinto, dietro a Cina, Usa, India e Africa. È evidente che gli equilibri sono cambiati e senza un accordo globale stringente la buona volontà dei singoli non sarà più sufficiente.