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 2018  dicembre 02 Domenica calendario

«Il Mereghetti» compie 25 anni

Venticinque anni. Dodici edizioni. Domani arriva in libreria Il Mereghetti. Dizionario dei film 2019 (Baldini+Castoldi). Un cofanetto fucsia, brillante, da cui emerge sulla copertina lo sguardo profondo in bianco e nero di Sophia Loren. All’interno, in tre volumi (per un totale di quasi 8 mila pagine) c’è tutto il cinema dalle origini a oggi catalogato con rigore dalla A alla Z in 35 mila schede, ognuna dedicata a un singolo film. Si va dall’Uscita dalla fabbrica dei fratelli Lumière, che riporta a quel 1895 che segnò la nascita del cinematografo, fino alle produzioni più recenti, in compagnia dei supereroi Marvel di Avengers. Infinity War e della coppia Lady Gaga/Bradley Cooper di A Star is Born. 
Dal 1993, quando uscì il primo Dizionario dei film, l’opera realizzata dal critico cinematografico del «Corriere della Sera» Paolo Mereghetti – affiancato in questa edizione da Filippo Mazzarella, Roberto Curti, Roberto Monassero, Pier Maria Bocchi, Alessandro Stellino, Carlo Alberto Amadei, Alberto Pezzotta, Giacomo Calzoni, Alex Poltronieri e Daniela Persico – si è fatta sempre più monumentale. 
All’inizio l’idea, spiega Paolo Mereghetti nell’introduzione, era di portare in Italia «quello che in altri Paesi esisteva già: una guida maneggevole e attendibile per il consumatore casalingo di cinema, in televisione o (allora) in videocassetta». Ma negli anni è emerso come il Dizionario potesse offrire «un primo, possibile percorso di rilettura critica del cinema. Non organico, non sistematico ma capace di partire dai singoli film, dalle singole schede». Uno stimolo alla riflessione tra le continue abbuffate di immagini e scorpacciate di «visioni». 
La struttura è sempre la stessa; e si fonda proprio sui film. Ogni scheda presenta titolo, provenienza, anno, durata, regia e interpreti; e poi: il riassunto e l’analisi critica, introdotti dalle immancabili «stellette» che, da una a quattro (valgono anche i mezzi voti) sintetizzano il giudizio. 
Le voci del Dizionario occupano i primi due volumi che, nella parte finale, raccolgono in un unico elenco tutti i film a «quattro stelle», un compendio facilmente consultabile di capolavori del cinema a cui si affianca (novità per il 2019) la lista dei film a «tre stelle e mezza». Il terzo volume è invece destinato agli indici: degli attori, dei registi e dei titoli originali. 
In venticinque anni, Il Mereghetti non è mai stato uguale a se stesso. È cresciuto, si è aggiornato, ha variato «forma» seguendo i cambiamenti del cinema. 

La riflessione critica non si è fermata. I film sono stati rivisti e le relative schede riscritte e talvolta ampliate. Intere filmografie sono state rivalutate «per ripensarne globalmente il valore e verificarne la tenuta nel tempo». Alcune sottovalutazioni sono state «corrette»: come nel caso di Blow-up (1966) di Michelangelo Antonioni, passato da 2 stellette e mezza a 3 e mezza («un caposaldo nella riflessione del Novecento sull’immagine»); ed eventuali sopravvalutazioni sono state ridimensionate: L’armata Brancaleone (1966) di Mario Monicelli che scende da 4 a 3. 
Le schede nuove sono circa duemila: molte sono dedicate alle novità; uscite recenti come First Man (due stellette e mezza) di Damien Chazelle (che racconta l’allunaggio di Neil Armstrong chiudendo «la macchina da presa nell’abitacolo spaziale (...) trasmettendo allo spettatore quelle insicurezze e quel senso di impotenza») e Dogman (tre e mezza) di Matteo Garrone («ritratto di un uomo mite costretto a vivere in un mondo dove la sopraffazione e la forza sembrano sempre vincere»); ma anche film che vedremo presto, Capri-Revolution di Mario Martone (due e mezza) o Suspiria di Luca Guadagnino (tre), presentati alla 75ª Mostra di Venezia. 
Il Dizionario scheda (entro i limiti del possibile) i film arrivati in Italia non solo nelle sale, ma anche in homevideo oppure facilmente reperibili dall’estero o in rete. 
Nell’edizione 2019 arrivano anche i film offerti e prodotti dalla piattaforma di streaming Netflix, quest’anno protagonista di numerose polemiche (nei festival e tra gli esercenti); ci sono il Leone d’Oro Roma di Alfonso Cuarón («che dimostra una capacità fuori dal comune di gestire lo spazio, il tempo e il movimento»: tre stellette), il ritrovato – e rimontato proprio grazie ai finanziamenti del colosso web — The Other Side of the Wind di Orson Welles (due e mezza), Rodney King di Spike Lee (tre) e Sulla mia pelle sugli ultimi giorni di Stefano Cucchi (due e mezza). 
Il canale di distribuzione non è una discriminante. Come non lo è la durata. Il Mereghetti non presenta solo lungometraggi, ma anche corti: quelli animati della Pixar, le comiche di Charlie Chaplin e quelle di Stanlio e Ollio. Il «più popolare e importante duo comico della storia del cinema» è protagonista di una delle nuove voci tematiche che insieme a quella sui Cinepanettoni si aggiunge ai percorsi dedicati, tra gli altri, a Dracula, Don Camillo e Peppone, Star Trek e Harry Potter. 

Sfogliando Il Mereghetti si incontra tutto il cinema senza distinzione di genere e di provenienza. Film amati dai cinefili si trovano vicino ai più popolari blockbuster in un Dizionario che, come sottolinea l’autore, «insiste a chiamarsi “dei film”». E allora, niente serie tv. Con un’unica eccezione: Twin Peaks . Il ritorno, la serie evento di David Lynch definita dal regista «un film in diciotto parti». Ecco quindi la mastodontica scheda (con riassunto dettagliato di ogni episodio realizzata grazie al lavoro di Andrea Pirruccio e Michele Innocenti) di «un’opera-mondo assolutamente esemplare». 
Dizionario alla mano (in formato rigorosamente cartaceo), possiamo allora prepararci alla visione. Per leggere e rileggere il cinema. Un film dopo l’altro.