Corriere della Sera, 2 dicembre 2018
Gibilterra è inglese o spagnola?
Abbiamo corso il rischio che Gibilterra rendesse impossibile l’accordo sulla Brexit fra Londra e Bruxelles. Nelle relazioni internazionali i dissidi si compongono quando i litiganti si comportano razionalmente e sono pronti a ricercare un compromesso che soddisfi almeno in parte gli interessi dei litiganti. Ma vi sono litigi in cui gli interessi sono quasi totalmente assenti. Esistono ragioni concrete e tangibili per cui la Gran Bretagna debba conservare a tutti i costi il possesso di circa 7 km quadrati strappati alla Spagna con un trattato firmato a Utrecht nel 1713?
Esistono ragioni per cui la Spagna debba rivendicare il titolo di proprietà su una terra perduta da tre secoli? Spagna e Inghilterra erano allora potenze imperiali e avevano entrambe uno spiccato profilo marittimo. Oggi gli imperi sono defunti e Gibilterra ha un cantiere che sarebbe felice di lavorare per ciascuno dei due Paesi. Sino alla fine della Seconda guerra mondiale Gibilterra era necessaria alla politica navale della Gran Bretagna nel Mediterraneo. Oggi il porto della Rocca potrebbe ospitare contemporaneamente le navi da guerra dei due Paesi. È ragionevole continuare a vivere come se le nuove circostanze non suggerissero logiche diverse da quelle di un tempo ormai remoto?
In questi casi naturalmente bisogna interpellare gli abitanti ( circa 25.500) che in un referendum del 1967, a grande maggioranza, avevano già optato per la Gran Bretagna, e con un altro referendum, nel 2002, hanno bocciato la proposta di un condominio anglo-spagnolo. Ma quando la Gran Bretagna, nel giugno del 2016, ha votato sulla propria partecipazione all’Unione Europea, il 95,9% dei cittadini di Gibilterra ha dichiarato di volere restare nella Ue. Come conciliare queste diverse scelte?
Esiste poi un altro paradosso. I cittadini di Gibilterra non sono inglesi per patriottismo ma, più semplicemente, perché la loro Rocca è diventata una città delle banche dove le principali attività sono finanziarie e non esiste l’imposta sul valore aggiunto. Naturalmente vi sono più umili esigenze quotidiane, ma a queste provvedono 14.000 pendolari spagnoli che arrivano ogni giorno dalla Andalusia. Il primo ministro britannico, negli scorsi giorni, ha detto che non abbandonerà i cittadini di Gibilterra. Ma quando il presidente del consiglio spagnolo Pedro Sánchez ha dichiarato che avrebbe approvato il documento conclusivo sulla Brexit soltanto se lo status di Gibilterra all’interno della Ue fosse rimasto materia di discussioni fra Spagna e Gran Bretagna, Theresa May ha dato garanzie.
Forse è il primo passo verso la creazione di un condominio anglo-spagnolo: la formula permetterebbe alla Spagna di vantare il ritorno di Gibilterra alla patria e a Theresa May di dire ai suoi connazionali che la bandiera britannica continua a sventolare sulla Rocca.