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 2018  dicembre 02 Domenica calendario

Se vi innamorate spesso è colpa di vostra madre

Se siete sfortunati in amore, se non riuscite a mantener una relazione stabile pur desiderandola, o se i vostri rapporti di convivenza non durano a lungo, la colpa potrebbe non essere vostra o delle vostre fidanzate, del vostro carattere o della loro personalità, bensì di vostra madre. Lo dice la scienza. Secondo una ricerca della Ohio State University infatti, le persone le cui madri hanno avuto più partner sposati o conviventi, sono destinate a seguire lo stesso percorso. Lo studio, durato ben 24 anni, che ha preso in esame i dati relativi alla vita sentimentale di 7.152 soggetti di entrambi i sessi, pubblicata su Plos One, ha stabilito che queste madri possono trasmettere tratti di personalità ed abilità relazionali ai propri figli, rendendoli di fatto meno propensi a dare vita a relazioni stabili, incerti nell’affrontare i conflitti, indeboliti nelle loro reazioni, esitanti di fronte alle scelte, e condannati di fatto all’ instabilità sentimentale. Le esperienze affettive di un bambino durante la sua prima infanzia infatti, rivestono un ruolo fondamentale per lo sviluppo degli atteggiamenti che influenzeranno in modo determinante la personalità e l’equilibrio psico-fisico della sua vita adulta,e molto dipende dall’ importanza,dall’attenzione e dalle tendenze che il ruolo genitoriale materno ha depositato come un imprinting nel suo inconscio sensitivo. È noto che in ogni donna possono coabitare diversi tipi di madre, di istintività ed affettività materna, e la psicanalisi descrive bene le cinque tipologie più diffuse.

LE TIPOLOGIE
La madre amorevole: è quella che ammira suo figlio su cui proietta il suo ideale maschile, e la sua ammirazione continua emana una grande forza nella convinzione, purtroppo errata, di generare nel figlio una profonda sicurezza di sè che gli permetterà di affrontare le sfide della vita. Fatalmente il figlio cercherà una compagna che lo seguiti ad ammirare nello stesso modo, scoprendo poi che questo suo bisogno viene puntualmente frustrato, con il risultato di passare, sempre insoddisfatto, da una relazione all’altra. La madre iperprotettiva: è colei che cerca di prolungare il più possibile il legame con il figlio, confortandolo continuamente, riempiendolo di attenzioni, anche a costo di ventilare pericoli affettivi che lo riguardano, che lo separeranno da lei e che gli rovineranno la vita, facendolo quindi crescere disorientato, nell’ansia e nei sensi di colpa, che inevitabilmente provocheranno in lui difficoltà nel lasciarsi andare nelle relazioni sentimentali. La madre distante: è quella che vive nel timore di sbagliare e di far soffrire suo figlio, ma finché lui non ne avrà decodificata l’insicurezza nascosta nel suo comportarsi distaccato, da adulto si sentirà sempre poco amato, ed anzi avrà una visione cinica dell’amore e distorta della sessualità, e ricreerà inevitabilmente nel rapporto con la partner la stessa distanza vissuta con la madre. La madre castratrice: è la donna in guerra con gli uomini, e vuole tenerli sotto controllo, per cui è dominatrice, autoritaria, pretende che tutto vada secondo i suoi desideri e il suo volere, e ricorda in continuazioni a suo figlio che è lei a decidere e ad avere sempre ragione. I loro bambini, una volta adulti, tenderanno a ricreare con la futura compagna la stessa relazione di guida dominante femminile, fino a quando, nel momento in cui si sentono attaccati o feriti nella loro mascolinità dalle donne, possono diventare violenti, verbalmente o fisicamente, un modo inconscio per vendicarsi e liberarsi di tutte le umiliazioni e imposizioni materne subite. Oppure possono diventare totalmente passivi, remissivi e arrendevoli al punto da sviluppare disturbi di disadattamento in qualunque relazione affrontino. La madre comprensiva: è prima di tutto una madre serena, che non proietta sul figlio delle attese eccessive, né un ideale irraggiungibile, perché non è ansiosa, non è narcisista ma solo attenta ai bisogni del bambino, il quale non è la sua unica ragione di essere, perché le sue fonti di piacere sono varie. È una madre che lascia il figlio libero di scegliere, e se lo ascolta sa essere complice ma mai intrusiva o possessiva, perché lo ama senza impedire a lui di allontanarsi, di inseguire le sue aspirazioni, o di amare altre donne diverse da lei. È una madre realizzata, che non ha timore di invecchiare, di cambiare ruolo da madre a nonna, e questa è l’unica figura materna che crea uomini sicuri di sè, capaci di relazioni stabili ed appaganti.

ETERNA GRAVIDANZA
L’amore di per sè è complicato, ma quello materno, in tutte le sue declinazioni, è la prima lingua del bambino, quella che precede l’espressione verbale, che gli permette di comunicare senza le parole, guardando il mondo attraverso la lente deformata degli umori materni, i quali assurgono a modello interpretativo della vita. Molte neomadri tendono infatti ad inglobare l’esistenza del neonato in una eterna gravidanza,e negli anni ne soffocano la legittima necessità di autonomia, depositando in lui la figura della donna che fagocita, in un precario equilibrio che incide sullo sviluppo psicologico del figlio. L’autostima di un bambino infatti, che influenzerà la sua vita da adulto, dipende moltissimo da quanto la madre lo incoraggi nell’incapacità a provvedere ai propri bisogni, ed alla fiducia che riceve nei primi tre anni sulle sue capacità e qualità possedute, un passaggio fondamentale per la costruzione dell’identità e di sviluppo dei punti di forza caratteriali, perché una madre che trattiene a sè un figlio, impedendogli questo fisiologico passaggio e distacco graduale, potrebbe provocare in lui frustrazione, rabbia, senso di colpa, e conseguentemente un comportamento disadattivo, ingannevole e debole nelle sue future relazioni che influenzeranno lo sviluppo emotivo, cognitivo e la personalità adulta dell’ infante. L’allattamento prolungato di un bambino oltre i cinque sei mesi, per esempio, è praticato da molte madri per rinforzare il proprio legame e stabilire un vincolo affettivo importante che può durare tutta la vita, ma mette in difficoltà quel figlio in altri trasporti sentimentali che potranno apparire spesso disagevoli. Insomma, prima di intraprendere una relazione, uno sguardo al legame madre-figlio, quando esiste, potrebbe essere un segnale indicativo importante, se non essenziale, in grado di far prevedere una varietà di risposte ovvie, e non deludere le aspettative di successo e longevità di un neonato rapporto d’amore.