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 2018  dicembre 02 Domenica calendario

I Verdi italiani hanno lo 0,6% e si dividono

Chianciano Terme, interno sera. Assemblea nazionale numero 34 della nobile storia dei Verdi italiani. Sul palco Angelo Bonelli – da quasi dieci anni leader e dirigente del partito – si avvia a concludere l’arringa. All’improvviso dalle ultime file si alzano fischi virulenti, alla pecorara, con le dita in bocca. Una delegata scatta in piedi, paonazza: “Basta! È inutile che parli di Amazzonia! Vieni al Sud, vieni a Napoli! È quella la nostra Amazzonia! Vergogna!”.
La signora ha il dono della sintesi. Racconta le sciagurate vicende degli ecologisti italiani: una piccola famiglia riottosa. Non eleggono un parlamentare dal 2008, alle ultime elezioni hanno portato a casa lo 0,6% nella lista di centrosinistra “Insieme”. Eppure litigano. Litigano forte. E sempre sullo stesso spartito, tra i due storici capi tribù: Angelo Bonelli contro Francesco Borrelli, Francesco Borrelli contro Angelo Bonelli. Sullo sfondo, il fantasma di Alfonso Pecoraro Scanio, l’ultimo ministro (e personaggio mediatico) espresso dal “Sole che ride”. Ha lasciato la zattera: a Chianciano non c’è, ora dice di votare i Cinque Stelle.
Il paradosso è che in Europa i partiti verdi volano: i grüner tedeschi hanno fatto il botto in Assia e Baviera e sono la seconda forza dietro la Merkel. In Belgio gli ecologisti hanno conquistato terreno a Bruxelles e in Vallonia. Un’onda, si legge ovunque, che soffia su tutto il continente. In Italia, più modestamente, la piccola famiglia riottosa si divide in tre mozioni distinte per eleggere i suoi portavoce nazionali. La prima (maggioranza) fa capo a Bonelli, la seconda (minoranza) fa capo a Borrelli; la terza, nessuno l’ha capito davvero.
In teoria si mandano avanti volti nuovi (e sconosciuti): i candidati sono Elena Grandi e Matteo Badiali da una parte, Elisabetta Balduini e Marco Gaudini dall’altra. In pratica, la partita è tra i due Diòscuri.
Su cosa ci si divide? Materia da cultori della microbiologia politica. In estrema sintesi: Borrelli contesta gli ultimi dieci anni di gestione del partito. È consigliere regionale in Campania nel centrosinistra di Vincenzo De Luca. Sui rapporti con le altre forze politiche ha un approccio pragmatico, anche perché lo tsunami ecologista che sta per sfondare gli argini in Italia non lo vede proprio. Bonelli, al contrario, nell’ #ondaverde che attraversa l’Europa ci crede eccome (e infatti l’hashtag tappezza l’assemblea). E crede pure nell’autonomia del partito: nessun occhiolino ai grillini (che dimenticano l’ambientalismo a Taranto come a Ischia) e all’infrequentabile Pd.
Così volano stracci. Borrelli contro Bonelli: “Festeggiate il successo dei Verdi in in Germania come se fosse merito nostro, ma i sondaggisti dicono che oggi valiamo lo 0,7%… Sono dieci anni che c’è questa gestione e siamo fermi al punto di partenza”. Bonelli contro Borrelli: “Serve dignità, bonifichiamo il nostro movimento da comportamenti che l’hanno infangato. Se facciamo una battaglia contro gli abusi edilizi, è inammissibile che in Campania qualcuno voti la legge di De Luca”.
Quindi si vola molto alto e molto basso: si parla di Europa e di mondo; di cambiamenti climatici e movimenti migratori; economia circolare e riconversione energetica. E poi si compulsano i fogli con le previsioni sui numeri delle mozioni. Ognuno nella sua parte della sala: i bonelliani nelle prime file, i borrelliani nelle ultime. Ai primi serve la maggioranza assoluta per mantenere il controllo. Il verdetto arriverà in tarda serata, dopo un dibattito estenuante. A sentire gli exit poll improvvisati dai militanti in pausa caffè, la corrente di Bonelli dovrebbe mantenere il timone.