La Stampa, 2 dicembre 2018
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Biografia di Ennio Fantaschini (in morte)
La StampaEra sanguigno e non le mandava mai a dire ma i suoi occhi erano pieni di dolore, di bontà e di amore per quella famiglia che non riusciva ad avere. Ennio Fantastichini è morto ieri per una emorragia cerebrale, complicazione ultima della leucemia che due settimane fa, per polmonite, lo aveva portato al ricovero in ospedale a Napoli. I suoi 63 anni, il viterbese cresciuto a Fiuggi li aveva spesi quasi tutti nell’amore per l’arte.
Un vizio di famiglia. Mentre suo fratello Piero si affermava come pittore, lui debuttava come attore, a soli 15 anni, in teatro, affrontando Beckett. Ma saranno cinema e televisione a dargli la notorietà e riconoscimenti di pubblico e premi. Ha girato una cinquantina di film e sono più di 15 i ruoli di rilievo che lo hanno impegnato in tv. Sanguigno si diceva, grande e grosso ma dall’animo raffinato tanto da ispirarsi al modello espressivo di Gian Maria Volonté con cui fece coppia nel 1989 in Porte aperte, regia di Gianni Amelio, che gli valse un Nastro d’argento.
Su quel set carpì gli accenti giusti per portare in tv l’anarchico Vanzetti che Volonté aveva interpretato al cinema. Una vita privata difficile, due grandi storie d’amore e la terza, assoluta, per suo figlio che ha sempre cercato di avere vicino. Riservatissimo anche nei riconoscimenti che gli arrivavano, sempre da co-protagonista, da caratterista perfetto quale era, come gli accadde pure per il David di Donatello del 2010 per Mine Vaganti di Ferzan Ozpetek, il regista che lui ha più amato e che in Saturno contro gli offrì uno dei suoi ruoli più riusciti.
Come Paolo Virzì, che in Ferie d’agosto gli affidò il personaggio dell’antipatico sbruffone romano, volgare e chiassoso, che nasconde le insicurezze nell’insolenza, a fianco di Sabrina Ferilli. E tanti grandi registi, che Fantastichini, con un carattere poco incline alla diplomazia, cambiava spesso: da Peter Greenaway (Ripopolare la reggia), a Marco Risi (Fortapàsc), da Riccardo Milani (Scusate se esisto!) ai fratelli Manetti, Maria Sole Tognazzi,Michael Radford, Citto Maselli di Le ombre rosse e Sebastiano Riso che l’ha diretto per l’ultima volta in Una famiglia nel 2017.
Una delle sue ultime apparizioni in tv è stata per il film tv Fabrizio De André- Principe libero, dove era l’intenso padre dell’artista (2018). Spesso raccontava della fortuna d’aver lavorato con Gassman e Mastroianni agli esordi in I soliti ignoti vent’anni dopo, lezioni d’attore preziose quando per la tv entrò nei panni di Giovanni Falcone in un’operazione di mimesi quasi totale grazie al lavoro di Gian Maria Tavarelli nella fiction Paolo Borsellino.
Il teatro restò per forza un po’ ai margini, pur se molto amato. Recentemente in palcoscenico era stato protagonista, insieme a Iaia Forte, della commedia Tempi nuovi di Cristina Comencini, dove impersonava la figura di un padre arretrato dal punto di vista tecnologico ma all’avanguardia da quello affettivo: «È un po’ la mia rivincita», commentò sorridendo.
La sua passione shakespeariana l’aveva soddisfatta tardi, quando, nel 2017, accettò con orgoglio e senso di sfida il ruolo di Re Lear diretto da Giorgio Barberio Corsetti. Nulla mettono i due dell’iconografia frusta che vuole il Re vecchio e curvo e lacero; ritrovano invece il dettato di Shakespeare, dolcezza nella caduta di un uomo che non riesce a uscire dal gioco macabro del potere. Fantastichini disse: «Non affrontavo Shakespeare dal saggio dell’Accademia d’Arte drammatica. Mi sento in apnea. Ora posso testimoniare che gli esami non finiscono mai. Barberio Corsetti mi sta portando verso strade nuove e fantastiche. Mi telefona all’alba per condividere le sue idee sullo spettacolo. Sto giocando una partita veramente importante, la mia».Michela Tamburrino•••la Repubblica Addio al mattatore, David di Donatello nel 2010. Aveva 63 anni, e da"Mine vaganti” a “Ferie d’agosto” il suo volto mostrava sempre carattere. Da protagonista Un attore riconoscibile, intenso, pieno di umanità. Ennio Fantastichini è morto a Napoli a 63 anni dopo aver lottato contro la leucemia. Con il ruolo di capo famiglia conservatore, incapace di accorgersi dell’omosessualità dei propri figli (Scamarcio e Preziosi) tanto da reagire con un infarto alla notizia, nella commedia di Mine Vaganti di Ferzan Ozpetek aveva conquistato il David di Donatello come miglior attore nel 2010, ma sono moltissimi i personaggi a cui ha dato umanità, spessore, grazia. L’attore, nelle ultime due settimane era ricoverato in rianimazione al Policlinico della Federico II. Nato a Gallese, in provincia di Viterbo, il 20 febbraio 1955, dopo aver frequentato l’Accademia d’Arte Drammatica, aveva cominciato la sua carriera artistica a teatro, recitando con Dario Fo, Memè Perlini e il gruppo d’avanguardia Falso Movimento guidato da Mario Martone. Il primo ruolo importante con il cinema è arrivato nel 1989 grazie a Gianni Amelio che lo aveva scelto per interpretare Enrico Fermi in I ragazzi di via Panisperna, e poi ancora come assassino in Porte aperte da Sciascia accanto al suo maestro Gianmaria Volonté. Un secondo incontro con Sciascia e Volontè arrivò poco tempo dopo nel film di Emidio Greco Una storia semplice. Nel corso della sua carriera, Fantastichini ha lavorato molto anche per la tv: oltre a La Piovra 7, ha indossato i panni di Bartolomeo Vanzetti nella serie del 2005 dedicata ai due anarchici italiani. E poi, lo scorso anno, è stato il padre di Fabrizio De André in Principe libero. Quasi cinquanta film, una quindicina di progetti televisivi, Fantastichini è stato diretto da registi come Giacomo Battiato ( Una vita scellerata, 1989), Carlo Lizzani ( Stato d’emergenza, 1994), Nanni Loy ( A che punto è la notte, 1995), Paolo Virzì ( Ferie d’agosto, 1996), Marco Turco ( Vite in sospeso, 1998), Ferzan Ozpetek ( Saturno contro, 2006), Marco Risi ( Fortapasc, 2009), Riccardo Milani ( Scusate se esisto!, 2014), Maria Sole Tognazzi ( Io e lei, 2015). In uno dei suoi ultimi film, Una famiglia di Sebastiano Riso, ha dimostrato ancora una volta il suo talento tratteggiando in poche pose il ruolo di un omosessuale ormai avanti con l’età che di fronte alla scelta di adottare un bambino malato con dolore rinuncia perché non si sente di prendere un impegno così gravoso.Vedremo in primavera l’ultimo film che Fantastichini ha girato quest’estate, prima di ammalarsi, Cittadini del mondo con Gianni Di Gregorio, storia di tre amici che vogliono abbandonare Roma e andare a vivere all’estero: il suo romantico ruolo è quello di Attilio, robivecchi e fricchettone.Chiara Ugolini•••Corriere della Sera
«Speravo che, invecchiando, aumentasse oltre all’età anche l’autostima. Non è così: quando si è giovani si ha diritto di sbagliare, alla mia età non è concesso sbagliare». Ennio Fantastichini non ha mai rinunciato all’autoironia e, con una buona dose si sarcasmo, sapeva prendersi in giro. Chissà a cosa avrà pensato o quale battuta avrebbe voluto dire, con il sorriso, poco prima che la vita si spegnesse definitivamente dentro di lui: è deceduto ieri a Napoli, dove era ricoverato da quindici giorni nel reparto di rianimazione dell’ospedale Federico II, stroncato da una grave emorragia cerebrale causata da una leucemia acuta.
Scoppia a piangere al telefono Iaia Forte, l’attrice con cui aveva condiviso di recente il palcoscenico nella commedia Tempi nuovi di Cristina Comencini: «Dovevamo riprendere le repliche dello spettacolo in gennaio... era venuto a cena a casa mia un mese fa e si era presentato carico di doni per me, tra i quali una lettera, una sorta di poesia dove mi definiva sua sorella. Ed era vero – dice Iaia – eravamo come fratelli. Un compagno di gioco anche in scena, eccentrico, generoso, anarchico... Il suo, un volto sincero». Costernata Comencini: «Sono sotto a un treno. Ennio era giovane, forte, com’è possibile sia finito così? È profondo il dolore, una perdita per tutto il teatro».
Nato vicino Roma, a Gallese (Viterbo), il 20 febbraio 1955, figlio di un maresciallo dei carabinieri, aveva sin da giovanissimo dimostrato la sua passione per il teatro, esordendo adolescente con un’opera di Samuel Beckett. Quindi iniziò a frequentare l’Accademia Silvio d’Amico, affermandosi poi anche sul grande e piccolo schermo e accettando sempre progetti scenici innovativi, come la sua recente interpretazione di Re Lear, diretto da Giorgio Barberio Corsetti. «L’idea registica mi eccita – affermava – perché non è la solita figura del vecchio decrepito che vuole ritirarsi per rinchiudersi a casa a leggere: il Re che impersono è un uomo che intende tenersi il titolo di monarca, ma senza avere i problemi del governo. Il suo è disinteresse per il potere e interesse solo per quello che gli piace fare».
La passione
Non solo cinema e tv per l’artista nato in provincia di Viterbo: la sua passione dagli inizi della carriera
è sempre stata recitare in teatro
Con Gianni Amelio, per Porte aperte (1989), raggiunse la più ampia platea cinematografica. È stato poi diretto da Ferzan Ozpetek in Saturno contro e Mine vaganti, film per il quale vinse il David di Donatello come miglior attore non protagonista; e inoltre da Paolo Virzì (Ferie d’agosto), Peter Greenaway (Ripopolare la reggia), Marco Risi (Fortapàsc). Una delle sue ultime apparizioni in tv, dove nel 2004 aveva impersonato Giovanni Falcone, è nel film Fabrizio De André-Principe libero (2018), mentre in teatro, in Tempi nuovi, interpretava la figura di un padre «troglodita» che, nonostante l’immensa cultura, aveva difficoltà a smanettare sulla tastiera del computer ed era quindi costretto a chiedere aiuto al figlio liceale, rivelandosi però alla fine il più evoluto di tutta la famiglia: «È la rivincita del mio personaggio – affermava soddisfatto – perché pur apparendo “antico” a moglie e figli, è colui che accoglie il nipotino nato grazie a un donatore anonimo, e riesce a sorprendere tutti».
Tra le sue passioni prevaleva il teatro di Shakespeare: «Purtroppo ho frequentato poco il repertorio shakespeariano che per un attore è l’apoteosi». Tuttavia non disperava ed era convinto che nel suo percorso artistico aveva ancora molte tappe di crescita professionale. «Non considero la mia vita conclusa e non ho intenzione di andare in pensione. Però voglio riprendere del tempo per me e fare un po’ le cose che desidero. In un certo senso intendo vivere una nuova adolescenza». Purtroppo la morte ha drasticamente modificato i suoi piani.
Emilia Costantini