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 2018  novembre 30 Venerdì calendario

La Francia divisa sullo schiaffo educativo

Basta sculacciate, schiaffi, tirate d’orecchie e di capelli, minacce e ricatti ai bambini con il pretesto di educare. Approda all’Assemblea nazionale francese una proposta di legge che punta a introdurre nel codice civile il divieto totale di punizioni corporali e non solo. Promosso dal MoDem (Mouvement démocrate) il partito centrista che siede nel governo di Édouard Philippe, sostenuto dall’esecutivo, dal partito di maggioranza La République En Marche e da altri deputati in ordine sparso, il testo prevede che nel codice civile venga inserito un principio fondamentale: che «i titolari dell’autorità parentale l’esercitino senza violenza» e non utilizzino «nei confronti dei bambini strumenti come la violenza fisica, verbale o psicologica, le punizioni corporali o l’umiliazione» per «mettere una parola definitiva alla possibilità dei giudici di riconoscere un diritto di correzione ereditato dall’Ottocento e che, tuttavia, non esiste affatto nel diritto penale».
La proposta ha un valore soprattutto simbolico e farebbe della Francia il 54esimo Paese al mondo a vietare le punizioni corporali, il 23esimo dell’Unione europea (l’Italia non è fra questi), nel vecchio continente in cui la Svezia ha fatto da apripista nel 1979. Perché di fatto il codice penale francese (art. 222-13) proibisce chiaramente la violenza fisica sui bambini, considerata «aggravata» se esercitata da un parente nei confronti di un ragazzo sotto i 15 anni. Ma c’è una contraddizione. Il codice civile prevede invece un «diritto di correzione» a titolo educativo. Perciò – dicono i promotori – il testo non contempla nuove sanzioni penali, che esistono già, ma punta a inserire nel codice civile un principio importante, per spingere a un cambio di mentalità, per mettere in piedi una campagna di informazione e di formazione professionale sul tema. Un tentativo già fatto in passato, quando la legge non è andata a buon fine per questioni procedurali.
La «violenza educativa» è un’abitudine in Francia. Secondo la Fondazione per l’Infanzia, l’85% dei genitori se ne è servito per correggere comportamenti «sbagliati». Non è un caso che la proposta abbia il sostegno di varie organizzazioni, che ricordano alla Francia la firma della Convenzione per i diritti dell’Infanzia (1989), sul cui rispetto il Paese è stato richiamato quattro volte dall’Onu.
Eppure l’Assemblée Nationale è divisa sul tema. In Commissione, alcuni deputati di destra ed estrema destra hanno denunciato «l’ingerenza» nella vita delle famiglie e «l’inezia» di una proposta «ridicola». Il Repubblicano Julien Dive sottolinea «l’ironia della storia». L’iniziativa è dei MoDem, il cui presidente François Bayrou, durante la campagna per le presidenziali del 2002 diede uno schiaffo a un bimbo che tentava di frugare nelle sue tasche, in un quartiere difficile di Strasburgo. Replica: «Il ragazzo è diventato un delinquente, la prova che quei metodi non funzionano». 
Un rapporto Onu del 2002 su violenza e salute – citato dai promotori – ha stabilito una stretta correlazione tra le violenze subite da piccoli e l’aggressività da adulti, i problemi di autostima ed emozionali. L’Università di Austin, in Texas, dopo aver messo insieme 75 studi realizzati in 50 anni su 13 Paesi e 160mila bambini, svela che le punizioni corporali sviluppano aggressività e comportamenti antisociali, abbassano le prestazioni e la stima di sé e scatenano un meccanismo basato sul principio: l’ho subito, lo rifaccio. «È la legge del più forte, vogliamo fermarla», scrivono i 53 deputati firmatari.