Corriere della Sera, 30 novembre 2018
Una portaerei per il Giappone, la prima dal ’45
Per la prima volta dalla fine della Seconda guerra mondiale la flotta giapponese avrà una portaerei. Il governo di Shinzo Abe ha deciso di modificare le due portaelicotteri della classe Izumo in servizio dal 2015, in modo che possano imbarcare aerei da combattimento. Una risposta all’espansione cinese nel Mar cinese meridionale e alla disputa sulle isole Senkaku/Diaoyu, controllate dal Giappone e rivendicate dalla Cina. Da tempo Abe lavora a un piano di riforma costituzionale che permetta al Paese di svolgere un ruolo militare più adatto ai tempi attuali, dopo la disfatta del 1945 che portò alla Costituzione pacifista. Tra qualche giorno presenterà alla Dieta la legge di bilancio militare, con la decisione di acquistare 100 F-35 stealth dagli Usa per 8,8 miliardi di dollari. Una scelta invocata da Donald Trump per riequilibrare la bilancia commerciale. Tra i 100 jet ci saranno varianti F-35B, capaci di decolli in spazio corto e atterraggio in verticale sul ponte delle navi della classe Izumo: lunghe 248 metri, al momento possono imbarcare 14 elicotteri ciascuna ma il loro ponte è perfetto anche per gli aerei. La Costituzione pacifista vieta al Giappone di dotarsi di forze offensive: la riconversione delle portaelicotteri è uno strappo. E l’opinione pubblica di Tokyo non è favorevole. La corsa al riarmo non piace all’establishment economico, come ha detto il fondatore del gigante dell’abbigliamento Uniqlo Tadashi Yanai al Corriere: «Questo Paese è controllato dai politici e dalla burocrazia. I giovani non hanno memoria storica e se Abe aggiungerà al sistema il ritorno della forza militare si riprodurranno le condizioni pericolose di prima della guerra». Però la Cina sta allestendo la terza portaerei, dopo la Liaoning, residuato ucraino, e la Tipo 001A. La nuova unità dovrebbe essere lanciata tra due anni e mezzo. L’interesse per lo scacchiere asiatico è dominato dai dazi tra Usa e Cina e dal timore di ritorno alla guerra fredda. Ma c’è anche il fronte giapponese da tenere d’occhio, nonostante il recente incontro tra Xi Jinping e Shinzo Abe.