la Repubblica, 30 novembre 2018
Fenomeno Blanquer, il ministro star
È il ministro che ha conquistato il cuore dei francesi. Stimato a destra e a sinistra, è uno dei pochi nomi del governo che non è precipitato nei sondaggi, travolto dall’onda di rigetto contro Emmanuel Macron. Qual è il segreto di Jean- Michel Blanquer? «Sono un pragmatico, non amo le ideologie» racconta l’ex rettore cinquantenne nel salone con veranda che fu l’ufficio di Jules Ferry, padre della scuola repubblicana. Il tecnocrate Blanquer è riuscito finora nel miracolo politico di ottenere un largo consenso tra gli oltre 860mila insegnanti e le famiglie dei 12,3 milioni di alunni, in un Paese ossessionato dalla crisi del sistema scolastico anche perché la Francia è da tempo in calo nelle classifiche Ocse. L’ultima rivoluzione è sul venerando Baccalauréat, con una diminuzione delle prove scritte e l’aggiunta di un colloquio orale ispirato proprio al sistema italiano.
Parlando a braccio durante un pranzo, Blanquer ironizza: «Sono più rivoluzionario di quel che sembro». Ha avuto il coraggio di sfidare molti tabù, come quando ha annunciato di voler aumentare l’insegnamento dell’arabo. Oggi, spiega, molti giovani imparano questa lingua nelle moschee o in altre strutture con derive fondamentaliste. «Non possiamo far finta di non vedere il problema. L’insegnamento dell’arabo deve essere nelle scuole della République, al riparo da forze oscurantiste e senza connotazioni religiose».
Blanquer seduce i nostalgici, come l’intellettuale Alain Finkielkraut, incoraggiando il porto dell’uniforme, l’insegnamento di latino e greco, chiedendo a professori di non avere paura di bocciare «se necessario». Ma è anche capace di lodare Maria Montessori e lanciare avanguardie come nominare nel consiglio per la didattica il luminare delle neuroscienze Stanislas Dehaene. Sconosciuto ai più fino all’anno scorso, in pochi mesi il ministro dell’Istruzione è diventato la star dell’esecutivo, l’unica incarnazione riuscita del macronismo, capace di abbattere gli steccati politici applicando la dottrina dell’“en même temps”, cara al leader di En Marche. «È qualcosa di più profondo del centrismo» commenta Blanquer. «Nell’educazione – continua – i genitori sanno che bisogna essere al tempo stesso esigenti e benevoli».
La decisione sul bando dei cellulari nelle scuole l’ha reso famoso anche all’estero. «È una regola giusta che crea libertà» commenta. «Ed è un messaggio alla società intera» aggiunge, ricordando che pure gli adulti fanno fatica a disconnettersi. «L’educazione serve a costruire autonomia, e dunque libertà. Il tema principale della nostra epoca è come mantenere una parte di umanità in un mondo sempre più tecnologico» racconta. «È una sfida che si ritrova in molti campi: nella transizione ecologica, nel fondamentalismo islamico, nell’evoluzione dell’economia o del lavoro».
Più che disquisire sull’uso di lavagne elettroniche, preferisce concentrarsi sui fondamentali dell’istruzione: leggere, scrivere, contare. L’idea che, con la rapida evoluzione delle conoscenze e nozioni che diventano presto obsolete, ci si possa accontentare di un apprendimento in divenire, non convince il ministro. «È vero che la formazione è continua, a tutte le età, ma non significa che non bisogna aver prima imparato». Con la facilità di Google e di Wikipedia, sottolinea, il rischio è accontentarsi di «false soluzioni». «Più entriamo in un mondo in cui bisogna saper programmare un computer, più è interessante conoscere la storia latina o greca. Più ci inoltriamo in un universo in cui la comunicazione è globalizzata, più è importante saper parlare a chi ci è vicino».
Macron, che ha venerato sua nonna preside ed è sposato a un’ex insegnante di francese, ha aumentato da 50 a 51,3 miliardi i fondi destinati al ministero dell’Istruzione. Persino la gauche plaude ad alcune misure varate da Blanquer, in particolare per sostenere le scuole di periferia. Da settembre le classi delle elementari in banlieue non devono avere più di 12 alunni per ogni maestro. «È un modo concreto di combattere le disuguaglianze sociali» sottolinea il ministro.
È un ammiratore del sistema italiano e in particolare del liceo classico. «Sono convinto che esista una modernità delle lingue antiche, anche per i giovani» osserva Blanquer citando come esempio il successo del libro di Andrea Marcolongo, “La lingua geniale”. «Se non sbaglio – scherza – l’autrice non assomiglia a un vecchio professore dalla barba bianca». Blanquer è convinto che imparare latino e greco non serva solo a conoscere le “radici comuni” ma a sviluppare la logica, facilitare l’apprendimento di altre lingue. Per molto tempo, la scuola francese ha privilegiato l’eccellenza del liceo scientifico. Blanquer rompe con questa tradizione. «Non credo all’opposizione tra cultura scientifica e umanista. Preferisco parlare di umanità al plurale».