ItaliaOggi, 30 novembre 2018
I paesi cosiddetti civili uccidono molte più donne che in Italia
Domenica abbiamo celebrato la Giornata per l’eliminazione della violenza contro le donne: «Non una di meno»; «Questo non è amore». Giusta, doverosa, sacrosanta. Qualunque violenza contro un essere umano è inaccettabile, quella contro la donna ancor più, visto che si tratta di una persona fisicamente più indifesa. E il più delle volte viene da persone di cui la donna s’era fidata e anche aveva amato. Se c’è una misera consolazione è il fatto che l’Italia è uno dei paesi europei dove la violenza contro la donna è meno frequente. Nel nostro paese abbiamo 0,78 omicidi ogni 1.000 persone, una cifra fra le più basse in Europa. Il 30% di questo 0,78 sono femminicidi. Siamo al quart’ultimo posto nel continente.Occorre poi distinguere le uccisioni generiche di donne da quelle che hanno come scopo primario la femminilità. Queste ultime sono circa il 30% del tutto. I media ci informano che nei primi dieci mesi dell’anno in corso sono state uccise 106 donne. Ma secondo la polizia di queste 106 i veri femminicidi sono stati una trentina. Ciò vale anche per le violenze fisiche e morali: 27% da noi, 47 in Danimarca e 44 in Francia; e per le molestie sessuali: 15% da noi, 27 in Danimarca e 24 in Francia. I mass media enfatizzano le notizie delle uccisioni di donne e inducono a pensare che siamo un popolo che ne uccide tante, quando invece siamo agli ultimi posti. Sempre troppe e giustamente si deve cercare di averne sempre meno.
Purtroppo anche il femminicidio fa parte di una generale e perversa concezione della natura dell’uomo. Dovuta al venir meno dei parametri morali (religiosi e laici) del passato. La religione ebraico-cristiana ha affermato, tra i dieci comandamenti, il «non uccidere» (Esodo, 20,13; Mt 5, 21). Che la modernità liberale ha assunto come uno dei suoi princìpi fondamentali: «Tratta l’altro uomo sempre come un fine e mai soltanto come un mezzo» (Kant). Ma oggi queste due morali, una figlia dell’altra, le abbiamo largamente perdute.
In una famosa intervista (19.10.2017) il card. Gianfranco Ravasi, ministro per la cultura del Vaticano, ha mostrato che alla base dei femminicidi c’è una concezione sbagliata del rapporto tra i sessi, che non solo la famiglia, la scuola e i media non riescono a frenare, anzi non di rado la incrementano con una mentalità scientista: «Contro i femminicidi non serve l’educazione sessuale, i ragazzi oggi sanno già tutto. C’è bisogno di una educazione culturale, che deve far capire, a maschi e femmine, che il partner non è una cosa o un oggetto da possedere, ma una persona da rispettare e da amare».