il Giornale, 29 novembre 2018
Air Renzi, paga Alitalia. La sceneggiata M5s costa già 28 milioni
Mettetevi scomodi, l’aereo sta per atterrare. La saga dell’Air Force Renzi si avvia a un finale di storia identico all’inizio: un pasticcio di sprechi e regole aggirate, con Alitalia usata dalla politica. Come sempre. Sono passati quattro mesi esatti da quando Luigi Di Maio e Danilo Toninelli hanno elargito al popolo festante il famoso video in cui mostravano l’Airbus 340 e annunciavano lo stop allo «spreco di Stato», il leasing da 150 milioni di euro del maxi jet di Etihad voluto da Matteo Renzi.
Il Giornale, che rese pubblico il contratto secretato per «l’aereo blu», è ora in grado di raccontare com’è maturata l’operazione di propaganda imbastita dai 5 Stelle per rescindere quel contratto. E soprattutto chi pagherà il conto.
Il governo Renzi trattò il noleggio dell’Airbus di Etihad proprio mentre la compagnia araba lo stava togliendo d’impiccio nell’ennesimo salvataggio di Alitalia. Tre anni dopo l’ex compagnia di bandiera è di nuovo nei guai ma a cercare vie d’uscita c’è un altro governo. I ministeri chiave interessati sono tutti in mano ai grillini: i Trasporti con Danilo Toninelli, lo Sviluppo (che sceglie i commissari per l’amministrazione straordinaria) a Luigi Di Maio, ed Elisabetta Trenta alla Difesa, perché i voli di Stato sono gestiti dal 31esimo stormo dell’Aeronautica. I grillini hanno una priorità: trasformare in un grande show propagandistico il caso «Air Force Renzi» che avevano cavalcato quando erano all’opposizione. L’idea di un video con Toninelli e Di Maio che inscenano la presa di un simbolo del potere, come i ribelli libici che entrano nel compound di Gheddafi, è geniale. Poco importa che quattro mesi dopo il lancio del filmato e dello slogan «bye bye AirForce Renzi», l’aereo sia sempre nell’hangar di Fiumicino dove è stato girato il video. Il governo ha comunque potuto vantare un risparmio milionario con l’interruzione del leasing grazie all’annuncio che arriva pochi giorni dopo il video. I commissari straordinari di Alitalia «a seguito del ricevimento della richiesta del ministero della Difesa» hanno inviato «la comunicazione di scioglimento del contratto di leasing stipulato con Etihad relativamente al medesimo aereo». Ma se l’aereo è di Etihad che c’entra Alitalia? Semplice: le norme vietavano di usare come volo di Stato un aereo fornito da un vettore non comunitario, per cui Renzi dovette servirsi di Alitalia, che però ci guadagnava: prendeva il jet in leasing da Etihad e lo girava in sub-leasing al ministero, incassando, senza far nulla, 7,3 milioni di euro, più 31 per la manutenzione. L’amministrazione straordinaria può legittimamente liberarsi dei contratti-fardello. Ma quello per l’AirForce Renzi, pesante per il governo, per Alitalia, compagnia privata che perde 1,5 milioni al giorno, era una voce in attivo che, da qui a fine contratto nel 2024, vale circa 28 milioni di euro. Il trio dei commissari guidati da Luigi Gubitosi fanno un bel favore alla propaganda grillina. E, guarda caso, non cadono sotto la scure dello spoils system gialloverde.
Il governo sulla carta non ha più obblighi, grazie alla remissività di Alitalia, in realtà «paga» con il prestito ponte. Etihad però non pare altrettanto arrendevole. Ha già aperto attraverso lo studio legale internazionale Hogan Lovells un contenzioso sulla società che gestisce le Mille Miglia (Alitalia è patrocinata da Gianni, Origoni, Grippo, Cappelli & partners). Ed è prevedibile che faccia altrettanto per l’Airbus 340, accollando ad Alitalia pure la mancata manutenzione. Si rischiano penali da 70 milioni. Ma probabile che finiscano nel calderone dell’ennesima bad company. E magari a preoccuparsene ci sarà un altro governo.