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 2018  novembre 29 Giovedì calendario

Ttra il 2011 e il 2012 Luigi Di Maio lavorò in nero in una pizzeria di Pomigliano

La scelta di pranzare nella pizzeria “La Dalila” di Pomigliano d’Arco si rivela fortunata, ricca di sorprese e di notizie. Tra una margherita e una coca cola scopriamo dalla viva voce di chi serve ai tavoli, prepara le pietanze e tiene aperto il locale che il futuro vicepremier e ministro dello Sviluppo Luigi Di Maio ci ha lavorato per un anno, dall’estate 2011 all’estate 2012, cioè fino a pochi mesi prima della sua elezione alla Camera, come cameriere “non inquadrato”, che da queste parti significa in nero. E non solo: ha regalato a questo piccolo ristorante la sua attività di web master, aprendo e curandone il sito internet e la pagina facebook “senza chiedere un euro, lo faceva a livello amichevole: era lui che faceva le foto delle pizze e le pubblicava. Ci ha aiutato in tutti i modi, noi non sapevamo nemmeno cosa fosse questo Facebook”.
Gratis. “Luigi non era inquadrato, veniva soltanto la mattina, quasi tutti i giorni, lunedì, mercoledì, giovedì e venerdì… era un eccellente cameriere e lavava anche i bidoni della spazzatura qui fuori”. Il sito per la verità ora è spento. “Venivano ogni anno per far pagare il domino.. il dominò… come si dice?”. Si dice il dominio. Bisogna rinnovare annualmente la registrazione del.it, così funziona. “L’ultimo anno non è stato pagato”. Allora è normale che il sito non si accenda più. Il racconto scorre fluido, pieno di dettagli, interrotto da poche domande. E ci restituisce l’immagine di un giovane universitario che inframmezzava gli studi con questo lavoro in nero svolto con passione e professionalità, secondo il ricordo chi lo ha avuto affianco e afferma di ricevere ogni anno da lui gli auguri di Natale e Pasqua: “Ora però è un anno che non lo sentiamo”.
Pomigliano d’Arco non è New York e certi curiosi incroci sono possibili: qui ha lavorato come pizzaiolo per un periodo uno dei fratelli di Salvatore Pizzo, l’ex muratore che con la sua intervista alle Iene ha scatenato il caso del ricorso al lavoro nero nell’impresa edile della famiglia Di Maio. È una parte del racconto ascoltato mordendo una pizza di buona qualità, forse sfornata un poco di fretta. In questa pizzeria tutti vogliono bene a Luigi Di Maio e giudicano con severità la scelta di Pizzo di rendere pubblica la storia. Gli epiteti scelti per farlo sono irriferibili.
I ricordi di Di Maio cameriere “non inquadrato” vengono collocati con precisione all’estate 2011 “perché in quel periodo ci trasferimmo da via Roma a qui (via Guadagno, ndr), aprimmo a giugno, lui arrivò a luglio”. Aveva 25 anni. E qui la signora si allarga in un sorriso radioso: “Ricordo che arrivò con una camicia azzurra, tutto abbronzato… pensai che bellu guaglione…”. La pizza volge al termine mentre apprendiamo perché il locale si chiama “La Dalila”: è il nome, bello, della figlia dei gestori. Ed anche perché il lavoro di Di Maio si interrompe nel 2012. “Quell’anno rubarono tutte le attrezzature all’impresa del padre – ci dicono al tavolo all’angolo, sotto il televisore – e lui dovette prendere in mano l’azienda di famiglia insieme alla sorella. Luigi aiutò il padre a riprendersi, a risollevarsi, gli stette vicino, ma non ha mai lavorato con lui”. Ma sapevate che era già in politica? “Sì, già quando lavorava qui. Ma solo dopo si è fatto un nome. Io gli dissi: ‘Luigi, tu farai grandi cose…’”.
Proprio ieri Di Maio ha voluto scagionarsi dall’accusa di aver anche lui lavorato in maniera irregolare con il papà nell’azienda di famiglia. Gliel’avevano chiesto Le Iene. Di Maio ha pubblicato alcune carte che provano l’assunzione e quattro buste paga. Il contratto di lavoro dei dipendenti edili è a tempo determinato, dal 27 febbraio 2008 al 27 maggio 2008, con orario a tempo pieno e la mansione di manovale. Manca l’estratto conto contributivo, gli contesta il Pd che intende ora portare la vicenda in Parlamento attraverso un’interrogazione alla quale, paradossalmente, dovrebbe rispondere lo stesso Di Maio in qualità di ministro del Lavoro.