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 2018  novembre 29 Giovedì calendario

Chi è Scholz, il vice della Merkel che deve mediare tra Roma e Bruxelles

Dalla nostra corrispondente BERLINO Olaf Scholz è un diesel. Dopo una partenza lenta, afflitto a inizio mandato dalla nomea di clone in salsa rosa di Wolfgang Schaeuble, il ministro socialdemocratico delle Finanze da qualche settimana ha messo la freccia e sta superando Angela Merkel in europeismo. Anche giocando di sponda con il suo collega francese, Bruno Le Maire. Di recente, durante un incontro con alcuni giornalisti francesi, Scholz ha definito la Spd «il partito più europeista della Germania». E non è solo il segno di un’ansia di recuperare i voti persi all’europeismo ostentato dei Verdi. È la dimostrazione di una voluta, crescente autonomia da una Merkel sulla via del declino. Qualcuno ipotizza che il ministro delle Finanze stia lentamente preparando il terreno per una corsa alla cancelleria. Certamente l’ex sindaco di Amburgo ha deciso di risollevare i socialdemocratici dall’abisso in cui stanno sprofondando; avvolgendosi nella bandiera dell’Europa. A cominciare dal discorso che ha tenuto ieri all’Università Humboldt, un vero discorso da cancelliere, che ha spaziato dall’agenda delle riforme europee al conflitto in Ucraina, dalle politiche migratorie al ruolo dell’Ue nell’Onu. Ed è stato elogiato subito dalla leader del partito, Andrea Nahles, oltre che dal collega degli Esteri, Heiko Maas – segno che la Spd è con lui. Merkel, leggendo il discorso, certamente lo sarà un po’ meno. Che Scholz faccia sul serio sull’Europa lo sta dimostrando anche nel suo atteggiamento recente verso l’Italia. Dopo il blitz a Roma di martedì – dall’esito affatto scontato – e il suo incontro con Tria e Di Maio, il ministro delle Finanze ha sottolineato di aver apprezzato la volontà di dialogo dell’Italia con la Commissione Ue. Fermo restando che la sua posizione resta granitica sia sui conti pubblici sia sull’appoggio alle decisioni della Commissione Ue, Scholz avrebbe apprezzato il passaggio del comunicato di Luigi Di Maio in cui il vicepremier ha espresso l’impegno ad “abbassare il debito”. A microfoni spenti Scholz racconta volentieri del suo ruolo di mediazione nei consessi europei, dove ha provato nelle scorse settimane di durissimo scontro tra l’Italia e il resto dell’Eurozona di ammorbidire le posizioni più aggressive. Non è un caso che nel discorso alla Humboldt Scholz abbia elogiato “la cultura del conflitto”. Litigare si può, in un’Europa così eterogenea. Il vicecancelliere ha anche una grande attenzione per la cosiddetta Lega Anseatica capitanata dall’Olanda. Contrariamente a Le Maire, che storce il naso all’idea di una “lobby nordista”, Scholz la ritiene espressione di una sana cultura del confronto. In cui il vicecancelliere socialdemocratico – ovvio – non vede l’ora di incunearsi come mediatore. Quanto all’Italia, Scholz ha dimostrato anche in un dibattito di lunedì sera con l’economista Adam Tooze una maggiore empatia rispetto al suo predecessore. «Un ministro delle Finanze tedesco dovrebbe immaginarsi di svegliarsi un giorno ministro dell’Economia italiano», ha scandito. E pur non entrando nel merito della manovra, nei giorni scorsi Scholz ha anche fatto notare, con riferimento indiretto al reddito di cittadinanza, che in Italia c’è bisogno di una protezione per i giovani disoccupati. O ha ricordato la forza e la competitività dell’industria del nord. E ieri, come molte altre volte, ha ricordato che «la questione dei profughi non può essere caricata soltanto sui Paesi che sono ai confini dell’Europa». Peraltro, nel discorso alla Humboldt, Scholz ha rilanciato l’idea alla quale sta lavorando da tempo con il collega francese Le Maire, quella di un’assicurazione europea sui disoccupati. A Merkel piace poco, e in un passaggio chiave, Scholz ha fatto capire che impronta vuol dare alle sue riforme dell’Europa: “deve essere più sociale”, a partire dal salario minimo che il vicecancelliere vorrebbe vedere introdotto ovunque – l’Italia è uno dei pochissimi Paesi a non averlo – e che potrebbe essere tarato, ad esempio, «sul 60% del reddito mediano nazionale». L’Europa, ha scandito davanti agli studenti, «è qualcosa di più di un mercato unico». Citando Macron, Scholz ha detto che deve diventare «più sovrana». Ma anche «forte ed equa». Perché «il futuro dell’Europa», secondo il ministro socialdemocratico, «determinerà il futuro della Germania». E forse anche il suo.