La Stampa, 28 novembre 2018
Il dipinto che battezza l’arte figurativa
Un animale. Grande e minaccioso. Eppure difficile da decifrare e ancora più enigmatico nei suoi primordiali significati. Ma è di sicuro il primo tentativo di trasferire sulla materia inanimata l’immagine di un essere vivente. L’elaborata macchia colorata, che fa pensare a un gigantesco bovino, emersa dal passato profondo della nostra specie Sapiens, si trova in Borneo, in una caverna della provincia del Kalimantan. Quell’arancio brillante che sembra l’istantanea di una galoppata è stato steso tra 40 mila e 52 mila anni fa, migliaia di anni prima degli «affreschi» rupestri rinvenuti in Europa. A datarli è stato Maxime Aubert, ricercatore della Griffith University in Australia: per inserirli nella grande ruota del tempo ha analizzato con un team di chimici gli strati di calcite che si sono depositati, un po’ alla volta, insieme con le infiltrazioni d’acqua. Goccia dopo goccia, in un lavoro della natura che si è delicatamente sovrapposto all’opera dell’anonima – e abilissima – mano Sapiens.
Così, ricorrendo alla tecnica dell’uranio-torio, è stato risolto un mistero che si trascinava e che coinvolge una sorta di fantasiosa enciclopedia visiva. Nella grotta si affollano centinaia di immagini: forme geometriche e impronte di mani in negativo, silhouettes di bovini selvatici e figure umane e perfino rappresentazioni di primitive barche.Adesso Aubert ha potuto fare il suo trionfale annuncio, diffuso dal verbo di «Nature». È su quelle pareti corrugate, in un luogo periferico rispetto alle antiche rotte dei nostri progenitori, che è sbocciata, per la prima volta, l’arte figurativa. Un record che oscura gli altri finora registrati e le tante altre tracce di inquietudine pittorica. Quelle di La Pasiega, in Spagna, per esempio, risalenti a 65 mila anni fa e opera dei Neanderthal. Ma sono «solo» linee e punti, mentre animali e individui Sapiens prendono forma più tardi. Nella grotta di Chauvet, in Francia, ci sono rappresentazioni non più vecchie di 37 mila anni fa. La nostra storia più remota è di nuovo da riscrivere. Fino alla prossima scoperta.