la Repubblica, 28 novembre 2018
Sicilia, la moglie gelosa che fa incastrare gli impiegati infedeli
«Pronto, Guardia di finanza? Mio marito invece di andare in ufficio va dall’amante. Correte a controllare». Una donna ferita ha telefonato al 117 per consumare la sua vendetta. E i dettagli della chiamata anonima erano così precisi, con tanto di nome e cognome del presunto fedifrago assenteista, che i militari sono subito intervenuti. Nel giro di pochi giorni, hanno piazzato una telecamera all’ingresso dell’assessorato regionale alla Salute di Palermo. E hanno fatto anche qualche discreto pedinamento.
Però, il marito chiamato in causa era uno dei dipendenti più integerrimi della Regione: il primo ad arrivare e l’ultimo ad uscire dall’ufficio. La moglie (non più tanto anonima) insisteva, qualche sospetto di tradimento in orario d’ufficio l’aveva per davvero. Ma non era l’amante che i finanzieri dovevano scovare, nonostante l’insistenza della denunciante al numero di pubblica utilità delle Fiamme gialle. Solo un grosso caso di assenteismo. Sì, perché, la vendetta della donna tradita passava anche da notizie ben precise su alcuni colleghi del marito, che sarebbero stati – questo sosteneva – complici di chissà quali avventure extraconiugali. Così la telecamera nascosta è rimasta piazzata qualche altro giorno davanti all’assessorato alla Salute. Fino a quando gli assenteisti sono spuntati davvero. E pure tanti. Anche se non erano il marito fedifrago e i suoi colleghi-compagni di avventure.
Ora, in undici sono agli arresti domiciliari, con l’accusa di truffa. E per altri undici il gip Roberto Riggio ha deciso una misura davvero particolare: appena usciti dall’ufficio, dovranno andare in commissariato a firmare, entro un’ora, dal lunedì al venerdì. Nel gruppo, c’è anche Toni Costumati, componente della commissione regionale di garanzia del Partito Democratico. E la lista dell’accusa ha ancora altri nomi, venti denunciati a piede libero. In totale, sono 42 su 147 gli impiegati che risultano indagati.
L’assessorato alla Salute di Palermo era diventato l’università dei furbetti, che si sono ormai ingegnati. Non più solo il badge consegnato al collega, per una “strisciata” di buon mattino o a fine turno. Nell’era di Internet, i furbetti del cartellino si sono trasformati in provetti hacker: all’assessorato, avevano scovato la password del server che gestisce le presenze e senza tante difficoltà modificavano ad arte i dati necessari per risultare anche loro integerrimi impiegati. Ma le telecamere piazzate dai finanzieri del Gruppo di Palermo hanno svelato l’imbroglio. C’era chi trasformava la pausa caffè in pausa spesa, chi andava di buon mattino in palestra o dal parrucchiere. Tanto nessuno controllava. Altri preferivano invece prendere la giornata con comodo e arrivare in ufficio alle 9,30. Anche se ufficialmente erano già sul posto di lavoro due ore prima. Di ore rubate ne sono state totalizzate 400 in pochi mesi. L’indagine coordinata dal procuratore aggiunto Sergio Demontis e dal sostituto Giacomo Brandini assegna il record della truffa all’impiegato Fulvio Monterosso: 67 ore e 24 minuti di assenze in un mese. Ora è ai domiciliari.
Andava avanti così chissà da quanto nel cuore del sistema sanitario siciliano, che fra ospedali e Asp ha ormai il maggior numero di assenteisti scoperti in tutta la Sicilia. E davvero pochi vengono licenziati. Però, adesso, l’assessore Ruggero Razza assicura: «Ci costituiremo parte civile».