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 2018  novembre 27 Martedì calendario

Biografia di Teresa De Santis, possibile direttrice di Raiuno

Finalmente una donna. E finalmente una donna al vertice della più importante rete generalista italiana. A meno di improvvise rivoluzioni politiche dell’ultimo minuto, il Cda Rai convocato per oggi dovrebbe ratificare l’accordo trovato intorno al nome di Teresa De Santis, in quota Lega, che ha il merito di spaccare l’Azienda nei giudizi che l’accompagnano. 
Il percorso di De Santis in Rai è per certi versi simile a quello del neo direttore del Tg1 Giuseppe Carboni. Insieme a Stereonotte dal 1982, 16 anni di radiofonia, pupilli di Pierluigi Tabasso, grandissimo dirigente. Una donna, Teresa, che si permette di rifiutare la conduzione al Tg3 offertale dall’allora direttore Italo Moretti. Arrivata a Raiuno con Beretta, prima del 2007 il nuovo direttore Del Noce la promuove sua vice: in tutto otto anni di lavoro con delega alla “pianificazione e mezzi”, otto anni alla gestione economica della rete. Ma è proprio qui che incominciano i guai e le accuse che la vedono in Tribunale ma sempre vincente. Tre i procedimenti aperti a suo carico, uno dei quali riguarda il reato di assenteismo, il Codacons l’accusa di pubblicità occulta per il programma «Oltremoda» e lega il suo nome al giro d’affari illecito con le case di moda. In aula si appurerà la sua estraneità alle accuse. Meno gravi dal punto di vista legale ma non meno pesanti da quello morale, le critiche di insensibilità che le piovono addosso quando il suo benefattore Fabrizio Del Noce finisce in ospedale per l’applicazione di 5 by pass coronarici. In contemporanea lei avrebbe chiesto all’allora Dg Meocci di avere le deleghe da direttore di Raiuno. Apriti cielo, Del Noce s’infuria quando lo scopre da Bibi Ballandi che a sua volta l’ha saputo per caso. I rapporti si fanno freddissimi e quando al posto di Del Noce arriva Mauro Mazza, ascoltato il racconto, per alcuni pretestuoso, lei viene “esiliata” a Televideo dove rimane vicedirettore fino ad oggi.
Ma ancora non è tutto. In Rai i detrattori sussurrano nei corridoi che la manovra De Santis sarebbe stata orchestrata da Casimiro Lieto, l’autore preferito da Elisa Isoardi, ex compagna del ministro Salvini e grande amico dello stesso, in pole position fino a poche ore fa per la stessa poltrona di Raiuno. «Si scrive De Santis ma si legge Lieto. Quando ci si è resi conto che lui non l’avrebbe spuntata, allora si è trovato l’escamotage, in sostanza sarà lui il direttore ombra di Raiuno». Maldicenze che nascono dal fatto che i tre, De Santis-Lieto-Isoardi, si siano trovati a lavorare insieme a «Oltremoda Reloaded» e a «Effetto Sabato» e che lì sia nata l’amicizia di ferro. Così Salvini avrebbe aggirato l’ostacolo ottenendo lo stesso risultato auspicato dalla Isoardi che in mattinata, si racconta, abbia mandato un messaggino a Salvini con su scritto «Attento alle nomine», accompagnato da svariati emoticon a forma di bomba come a dire, terreno minato.
Eppure la storia di Teresa De Santis racconta un altro percorso che forse l’ha portata ad essere invisa per troppa intransigenza nel pretendere il rispetto delle regole. La signora, sposata, un figlio di 25 anni, viene dalla dura e pura scuola de Il Manifesto, allieva di Valentino Parlato, un’adorazione per Rossana Rossanda. Dire che lì si sia occupata di musica è troppo facile, lei si interessava di culturologia, la cultura dei giovani, sulla falsa riga della sociologia del rock elaborata dagli studiosi di Birmingham come Simon Frith, un riferimento alle sottoculture musicali giovanili che l’ha portata ad essere una delle prime italiane esperte sul tema. Questo le ha dato la soddisfazione che le è mancata dopo perchè, dirà lei, in Rai ha subito ogni tipo di aggressione e di persecuzione, anni difficili che le hanno fatto male e che sembrano non essersi esauriti.
Come mai tanto accanimento viene da chiedersi? Innanzitutto perché donna, risponderà lei e perché per 8 anni si è occupata dei conti di una rete che porta il 60% degli introiti pubblicitari Rai. E con la esternalizzazione cominciata nel 2003 troppe ne ha viste. Con il suo caratterino addestrato al Manifesto, finora non si è piegata. La guerra è solo cominciata.