Vanity Fair, 26 novembre 2018
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Biografia di Claudio Borghi, l’ex broker da cui dipende il vostro mutuo
Il caffè al bar di Montecitorio lo pagherebbe volentieri in lire. Tifa Italexit, ma investe i suoi risparmi in titoli e obbligazioni estere perché non è mica scemo: «Poi li ho venduti per comprarmi casa». Quando non fa a pezzi i conti pubblici, lo trovate su Twitter: «Sono Claudio Borghi, deputato eletto con la Lega, seguite le mie regole e andremo d’accordo». Regola numero uno: evitare riferimenti alla politica economica dello Zimbabwe. Altra regola: «Chi dice che la Lega non è veramente contro l’Euro mi offende».
Tanti non sanno nemmeno chi sia, eppure Matteo Salvini lo ha piazzato dietro a una delle scrivanie che contano di più in questo momento, quella del Presidente della commissione Bilancio della Camera, eleggendo il broker di via Bellerio a custode della finanziaria bocciata da Bruxelles.
L’HIGHLANDER DEI MERCATI
Lombardo fino alla punta dei capelli, classe 1970, è cresciuto in provincia di Monza, a Carnate, mentre oggi è residente a Como. Dopo la maturità ha snobbato la Bocconi (aveva passato il test d’ingresso) e si è iscritto a Scienze economiche e bancarie dell’Università Cattolica. Fin da piccolo sognava di lavorare in Borsa. Detto fatto: a 19 anni è un apprendista agente di cambio. Poi Deutsche Bank, Merrill Lynch, ancora Deutsche Bank. Ha passato vent’anni davanti a un monitor a guardare i numeri scorrere: «Ho assistito alla crisi della Lira del 1992, ho visto scoppiare la bolla delle dot-com nel 2000, c’ero l’11 settembre e c’ero anche nel 2008». Un sopravvissuto, insomma. «Al confronto, gli attuali sbalzi dei mercati non sono nulla».
LA LIASION CON SALVINI
Vanitoso all’estremo. Permaloso altrettanto. Grande appassionato di Risiko, nei ritagli di tempo s’improvvisa collezionista d’arte: lo scultore tarantino Nicola Carrino è uno dei suoi artisti preferiti. Sposato con Giorgia Fantin, wedding planner tra le più ricercate del momento, ha due figli non ancora maggiorenni, Livia e Flavio, a cui ha cercato d’infondere la sua diffidenza nei confronti della moneta unica. Ex broker, ex manager, ex docente (sempre alla Cattolica), nell’estate del 2011 ha come una visione e all’improvviso diventa quello che è oggi: un profeta di sventura dell’euro. Due estati dopo viene convocato da Salvini che gli chiede d’illustrargli le sue idee euroscettiche. Il colpo di fulmine è immediato. Scrive Basta Euro e organizza con «Il Capitano» il Basta Euro Tour. Responsabile economico della Lega dal 2014, viene eletto come consigliere regionale in Lombardia nel 2015.
MOTORE DELLO SPREAD
Viene eletto alla Camera a marzo. I maligni dicono che la politica lo ha salvato: prima d’interessarsi alla cosa pubblica, Borghi aveva visto la propria carriera subire un rallentamento. Dietro all’ascesa alla presidenza della prestigiosa commissione Bilancio, ci sono i suoi editoriali contro l’Euro comparsi su Il Giornale. Il direttore del quotidiano, Alessandro Sallusti, di recente ha chiesto scusa: «Mai avrei pensato che stavo contribuendo a creare un mostro che avrebbe di lì a poco fatto schizzare lo spread oltre i trecento punti». A inizio ottobre, in un’intervista a Radio Anch’io, l’highlander della finanza meneghina se ne era uscito così: «Sono straconvinto che l’Italia con una propria moneta risolverebbe gran parte dei propri problemi». Lo spread andò alle stelle.
NUOVA VITA
Il suo nuovo lavoro gli piace un mondo. «Per un lombardo, vissuto per vent’anni in borsa alla luce dei monitor, il sole di Roma in ufficio è sempre una bella sorpresa», confessa. Ma il monitor continua a fissarlo pure adesso che non fa più il broker, solo che è più piccolo (è il monitor del suo smartphone) e al posto dei numeri controlla le reazioni ai suoi cinguettii (conta retweet e cuoricini per misurare il suo andamento anziché quello dei titoli azionari come faceva un tempo). A suo agio tra i social, twitta più volte al giorno, rispondendo a tutti o quasi. L’importante è non farlo arrabbiare: chi osa viene defollowato senza esitazione. La foto del suo profilo parla chiaro: vi è ritratta una vecchia banconota da diecimila lire, di quelle emesse tra il 1962 al 1977, con sopra la faccia di Michelangelo. Solo che al posto di Michelangelo c’è Claudio Borghi.