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 2018  novembre 26 Lunedì calendario

Intervista a Giorgia Meloni: «Salvini, occhio: chi è troppo in tv rischia la fine di Renzi»

Sono un Capricorno ascendente Leone.
E quindi?
Rigida, troppo rigida. Entro sempre nel merito, e a volte per approfondire risulto noiosa. Mi informo.
Se ho bisogno di avere ragguagli chiedo a chi ne sa più di me. Ho un grande rispetto per la competenza.
“O parmigiano, portami via”. Suoi i testi e le note?
Ah, la foto che ho fatto tra le colonne d’Ercole del parmigiano reggiano. Ne è nato quasi un tumulto, tutti ad accusarmi di voler irridere alla resistenza. Ma che sciocchezza.
O parmigianoooo.
Mi sembrava spiritosa l’assonanza, nessun intento di provocare la polemica politica. Giorgia Meloni sa cosa sono gli ideali ed è rispettosa di tutti, anche di coloro che stanno sul fronte opposto.
É rigida ma spiritosa, entra sempre nel merito delle questioni ma poi rielabora per assonanza l’inno partigiano con la bontà del parmigiano.
Sui social non si possono sempre imporre temi sui massimi sistemi. Sono luoghi frequentati da gente che ha anche altri interessi. Per coinvolgere non si può discettare della legge di bilancio o del sovranismo. A volte una foto può imporre una discussione. Visti i risultati, l’attenzione che ne è nata, mi pare che l’obiettivo sia stato raggiunto.
Si è fatta riprendere alla guida di una ruspetta, che è la macchina delle meraviglie grazie alla quale Matteo Salvini spianerà i rom e i loro campi.
Quella è autoironia. Sono piccola e adeguata a una mini ruspa.
Una mini Salvini.
Matteo ha grandissime qualità. Molto diretto, disinvolto, veloce, semplificatore. Forse un po’ troppo.
Gli italiani amano chi gli risolve i problemi in un pomeriggio.
Ritorniamo alle mie caratteristiche di base. Approfondisco una questione, se ne parlo è perché l’ho compresa, la padroneggio. So che è un mio deficit.
La ruspetta se la poteva risparmiare, però.
Era un modo per giocare, per alleggerire. Come le dicevo…
Sui nomadi lei è un’autorità.
I nomadi devono nomadare.
Nomadare, già.
Un verbo che è entrato nel lessico. L’ho detto e lo ripeto. Se affermi che sei nomade devi camminare, mai fermarti, appisolarti per anni nei campi che ti mettono a disposizione i Comuni. Se invece accetti di essere stanziale ti metti in fila come tutti, segui le regole, avanzi i diritti e onori i doveri che ciascun cittadino è tenuto a osservare. Invece a Roma abbiamo il mental coach, una figura che le istituzioni pagano per illustrare le regole di vita, spiegare al nomade quel che si fa o non si fa. Secondo lei è normale?
Salvini con la ruspa ha sbancato.
Le ragioni della vittoria della Lega sono altre. Certo, ha conquistato il suo colloquio diretto con gli italiani, la forza semplificativa, l’empatia. Anche la disinvoltura, a volte l’approssimazione…
A voi del centrodestra vi sta riducendo a pane e acqua.
I rapporti di forza sono quelli che sono ma, se permette, le faccio notare che in cinque anni ho portato in Parlamento cinquanta tra deputati e senatori. Partendo da zero, con le finanze equivalenti a quelli di una media campagna elettorale di un consigliere regionale. La Lega invece aveva tre regioni, una struttura, un’organizzazione, una burocrazia di tutto rispetto. Sto costruendo per le Europee un movimento che di qui a breve potrebbe essere la proposta più credibile per gli Italiani. Sono tante le realtà che si stanno federando e che mi hanno chiesto di guidarle. Obiettivo è far sì che il consenso che viene attribuito a me sia finalmente anche quello del mio partito.
Resta l’impressione che Fratelli d’Italia sia un partito superfluo, inutile, oramai sussunto nella cintura leghista, molto spinta a destra.
Piano con queste impressioni. Le analisi della vigilia spesso si sono rivelate fallaci. Le ricordo che secondo gli analisti io, nella corsa a sindaco di Roma, sarei dovuta arrivare per ultima, doppiata persino da Alfio Marchini. Ricorda? E invece le impressioni sono rimaste tali. Ho mancato il ballottaggio per un soffio. Del mio partito, di quel che ci aspetta, si parla con troppa disinvoltura. La destra è viva è vegeta.
“Me ne frego”, “Io non mollo”. Salvini vi ruba anche gli slogan.
L’avessi detto io, dalli alla fascista! A lui, che mi pare abbia frequentato in gioventù i comunisti padani, si concede.
Lui è al governo e ha il vento in poppa. Ambito da tv e giornali, re dei social, selfista di prima grandezza.
La televisione ha ucciso Renzi. Sbucava a ogni ora del giorno e della notte, poi gli italiani si sono stufati.
Gli italiani adorano il vincente. Per lei la strada è tutta in salita.
Me ne sono accorta, ma la legislatura è appena iniziata e a vedere i primi risultati non è che questo governo sia in una forma smagliante.
Dovevate entrare anche voi ma Di Maio disse: mai con la destra.
Rido.
Contenta che le lo cose non girino a meraviglia.
Mai contenta se le cose girano male per l’Italia. Ma sembrano agire senza una visione, una idea di fondo. Certo, sono alla prima prova e le ingenuità bisogna metterle nel conto. Anche la sfrontatezza, persino un po’ di improvvisazione. Quando però le dosi si fanno eccessive, quando l’impronta del governo sembra figlia del nulla, i guai però arrivano.
Finiranno presto la corsa.
A leggere la manovra, l’orizzonte che si son dati è fino all’anno prossimo. Le risorse per i nuovi pensionati non tengono conto che dopo il 2019 c’è il 2020, e poi il 2021 e così via. Hanno fatto i conti solo con quelli di domani. E quelli di dopodomani? Dove sono le risorse? E il reddito di cittadinanza a quanta gente andrà? Un milione? E gli altri quattro milioni di poveri?
Però alle elezioni europee, il 26 maggio 2019, faranno il botto.
Noi chiediamo i voti per fare politica. Abbiamo in mente dei valori assoluti: la famiglia, la patria, l’idea di un sovranismo che non è puro slogan. Crediamo nell’Italia che produce e chiede meno tasse e burocrazia. Vogliamo la confederazione degli Stati europei, ciascuno con la propria identità. Prendiamo il global compact, lo sciagurato documento Onu che ci impedirà di difendere i confini e dire no all’invasione dall’Africa. Sa che il governo è intenzionato a firmarlo? Tanto per capire la differenza tra noi e loro.
Speriamo bene.
Speriamo sì.