la Repubblica, 26 novembre 2018
Di Francisca e Batini, le madri del fioretto
Elisa e Martina, le mamme del fioretto. Figli e lame, anzi i figli come lame. «Sono ancora molto forte» dice con l’aria fiera Di Francisca. Più che forte: irresistibile. La campionessa olimpica a Londra 2012 e d’argento a Rio 2016, è tornata in pedana sabato ad Algeri per la prima prova di coppa del mondo. E ha vinto. Non tirava in gara dalle Olimpiadi in Brasile, per due anni ha deposto le armi per avere Ettore (nato a luglio 2017) e crescerlo col compagno Ivan.«Me lo sono portato in Algeria, mi ha aiutato mio padre, ma l’ho fatto tra mille dubbi. Ettore aveva un po’ di febbre, mi sono chiesta se fosse il caso di fargli fare il viaggio, se non fossi io troppo egoista e incapace di separarmi da lui, insomma ero piena di sensi di colpa e anche se il bambino stava ormai meglio per un attimo ho pensato: ma a me chi me lo fa fare?». L’amore per lo sport, l’amore per la vita. «E anche che io non ci sto a perdere».Il senso di Elisa per l’assalto. «E la maternità aiuta. Affrontare il parto ti dà la consapevolezza di poter sfidare qualsiasi cosa». Giù la maschera, su il cuore. La jesina trasferita a Roma, temperamento focoso, gioioso, ha quasi 36 anni(il 13 dicembre). «Con i tempi che mi sono parsi più giusti per me e per mio figlio, ho ripreso il mio percorso sportivo. Prima solo con un po’ di palestra, poi in pedana seguendo i programmi della mia preparatrice Annalisa Coltorti, ho ricominciato a fare sul serio da settembre anche col mio maestro Giulio Tomassini. A fine ottobre agli Open di Bastia Umbra ho rotto il ghiaccio, ma fisicamente non mi sentivo ancora pronta, sono stata battuta da una ragazzina». Insopportabile. «Il successo in Africa? Ho usato l’esperienza, maturare come persona serve anche al livello tecnico. Ora punto a Europei e Mondiali, ma l’obiettivo finale è Tokyo 2020. Voglio le mie ultime Olimpiadi. Con Martina ce lo siamo dette: eccoci, due mamme al rientro in pedana, ce l’abbiamo fatta».
Martina come Batini, terza ad Algeri dopo aver perso il derby azzurro in semifinale con Elisa, pisana, 29 anni, laureata in ingegneria gestionale, tornata anche lei in gara appena sei mesi dopo la maternità. A casa ha lasciato il figlio Leonardo, nato a maggio scorso, con il papà spadista Matteo Tagliariol, oro a Pechino 2008. «Non me la sono sentita di portarlo con me, lo allatto ancora, ma forse aver rinunciato a lui mi ha dato una spinta extra. Per lasciarlo, la ricompensa deve essere alta».
Ha ricominciato ad allenarsi due mesi dopo il parto, da settembre con due sedute quotidiane. «Ho avuto un problema durante la gravidanza, ho preso molto peso, è stata dura ricominciare, complimenti a Valentina Vezzali che ha ripreso a tirare ancora prima di me dopo il primo figlio. La maternità di un’atleta non è come quella di altre lavoratrici: la nostra federazione ci aiuta, ma quella internazionale non congela la classifica. È ingiusto. Diventare madri è una scelta, non un capriccio, per me anche un azzardo visto che mi fermavo in un momento di apice. Eppure è stata una scossa motivazionale. Anziché con l’istinto e il talento, ho imparato a combattere con la tattica. A Rio purtroppo non sono rientrata, ma a Tokyo voglio andare, la mia energia è aumentata». Affilata come una lama.