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 2018  novembre 26 Lunedì calendario

Ritratto di Michel Barnier, il prossimo presidente della Commissione Ue (forse)

BRUXELLES «Credimi, con questo accordo sulla Brexit penso proprio che il prossimo presidente della Commissione sarà Michel Barnier». È Boiko Borissov, confidandosi con un amico, a dare voce al pensiero che in queste ore circola nelle Cancellerie di mezza Europa. La profezia del premier bulgaro è un sentimento comune, ma ad oggi non una certezza. La partita è ancora lunga e incerta, la scelta arriverà la prossima estate, dopo le europee, e si dovrà incastrare in un complicato pacchetto che comprenderà le altre grandi poltrone dell’Unione, a partire da quella del successore di Mario Draghi alla Bce passando per le presidenze di Consiglio e Parlamento. Ma di sicuro dopo aver clamorosamente piegato gli inglesi nelle trattative sulla Brexit, il francese Barnier, capo negoziatore europeo, ha fatto un passo avanti nella corsa per la successione a Jean-Claude Juncker.
Uomo di poche parole, ma ricco di fascino, Barnier ha tutti i numeri per aspirare alla presidenza della Commissione. In politica da 51 anni, gollista ed europeista convinto, vanta un curriculum costellato di incarichi a Parigi e a Bruxelles. Più volte ministro, anche degli Esteri e agli Affari europei, commissario Ue con Prodi e Barroso, Barnier è stato anche l’architetto delle riforme finanziarie post crisi 2008. L’uomo conosce perfettamente i palazzi europei, i loro meccanismi politici e la selva di norme e tecnicismi che regolano l’Unione.Ora ha stravinto sulla Brexit. In diciassette mesi di negoziati ha fatto dimettere ben due ministri inglesi, le sue controparti nelle trattative: prima David Davis, arcinemico da una vita, poi Dominic Raab. Se la raffinata diplomazia di Londra puntava a spaccare il fronte Ue per indebolirlo, Barnier è riuscito a tenere tutti uniti anche nei momenti più delicati. «Dignità e unità in un momento grave» sono stati la cifra dei negoziati, testimoniava ieri Macron. E alla fine le oltre 500 pagine di accordo di divorzio tra Unione e Regno segnano una schiacciante vittoria degli europei, che hanno portato a casa tutti i loro obiettivi, lasciando Theresa May l’ingrato compito di convincere i suoi a votare il documento a Westminster. Certo è che al Parlamento europeo, chiamato alla ratifica in vece dei parlamenti nazionali, il testo passerà passeggiando.
Barnier, appassionato scalatore delle vette della sua terra natia, la Savoia, è un politico raffinato. E negli ultimi mesi ha capito che la Brexit si sarebbe potuta trasformare in un nuovo trampolino per la sua carriera. Così ha ritirato la candidatura alla guida del Partito popolare europeo alle elezioni del 26 maggio. Ha preferito non bruciarsi e ha lasciato che a correre per l’ambito ruolo di Spitzenkandidat, il capolista che in caso di vittoria del partito diventerà presidente della Commissione, il bavarese Weber e il finlandese Stubb. Alla fine, come da previsioni, ha vinto il primo. Nei sondaggi il Ppe resta il partito più forte e con il sistema dei “frontman” sarà Weber a guidare la Commissione. Peccato che Merkel e (soprattutto) Macron a questo giro vogliano boicottare l’elezione diretta da parte dei cittadini che nel 2014 premiò Juncker. Vogliono che il Consiglio europeo – ovvero il leader – torni ad avere mani libere nella scelta del presidente.
Non sarà facile convincere le grandi famiglie politiche del Parlamento a fare un passo indietro, ma certo Weber rischia di vincere ma non passare. Se così fosse, Barnier sarebbe tra i favoriti per il post Juncker. Formalmente l’uomo della Brexit è del Ppe, la famiglia che appunto dovrebbe vincere le elezioni. Sebbene non sia macroniano doc, all’Eliseo sono convinti che avrebbe il profilo politico e caratteriale per tradurre in realtà il programma continentale di Macron, quello lanciato nell’ormai celebre discorso alla Sorbona, che proprio ieri è tornato a parlare della necessità di «rifondare» l’Unione.
Non è detto che Merkel rinunci a piazzare un connazionale in Commissione, ma certo è che la Cancelliera di Barnier si fiderebbe ciecamente. Insomma, Barnier potrebbe farcela.