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 2018  novembre 24 Sabato calendario

Diritto & Rovescio

C’è un segnale che consente di dire che la rivoluzione a lungo minacciata (specialmente dagli M5s più arrabbiati) sarà per un’altra volta. Esso viene dal linguaggio. Il premier Conte, ad esempio, ha fatto sapere ieri che «la manovra sarà rimodulata». Provate a usare il verbo rimodulare al bar e vedrete che coloro che vi ascoltano si danno di gomito. Non è che Conte voglia far ridere gli italiani. È che, come ai tempi della vituperata prima repubblica, egli deve camminare sulle uova, esprimendosi con circospezione per evitare di essere compreso. Usando il verbo «rimodulare» Conte voleva dire che la manovra si può rifare da cima a fondo. Se lo avesse detto così, sarebbe stato immediatamente eiettato dalla sua poltrona di premier come succede sui jet militari quando perdono portanza. Ma anche con questo kamasutra lessicale, Conte è riuscito a farsi ugualmente capire da parte di chi conta. Ad esempio, il commissario europeo Moscovici, che aveva ruggito contro l’Italia fino a poche ore prima, sentendo parlare di «rimodulazione» si è subito messo a fare le fusa. L’italiano medio non ha capito. Lui sì. Questa è la politica, ragazzi. A 370 gradi. Oh, yes.