il Fatto Quotidiano, 23 novembre 2018
Hanouna, la voce comica dei gilet gialli
Un umorista come portavoce dei gilet gialli? Già i paralleli tra l’appena nato movimento anti-caro petrolio in Francia e i 5 stelle si stavano moltiplicando negli ultimi giorni, ora anche questo. Martedì sera, durante il popolare talk show Touche pas mon poste che presenta dal lunedì al giovedì su C8, Cyril Hanouna ha dato la parola a un gruppo di manifestanti e a sorpresa ha proposto: “Se domani potessi essere il vostro portavoce in tv e far progredire le cose nella calma e voi decideste di venirmi a trovare, lo farei con piacere”.
Per un movimento nato spontaneamente sui social e senza un portavoce nazionale sarebbe una cassa di risonanza immensa. Hanouna, nome sconosciuto in Italia, in Francia è una star. A 44 anni, l’anchorman di origini tunisine e dalla barba scura, riunisce davanti alla tv tra 1,5 e 2 milioni di persone. La sua trasmissione è molto discussa, irriverente e scade a volte anche nel volgare. Al dibattito su temi di attualità si alternano rubriche umoristiche e clip musicali.
Nello studio di C8 (gruppo Canal +), i quattro gilet gialli hanno potuto dare per due ore la loro versione dei fatti. Come prima cosa hanno smentito i dati ufficiali sul numero di partecipanti al primo giorno di blocco nazionale del 17 novembre scorso. La prefettura ha parlato di 288 mila gilet in tutta la Francia. Secondo loro erano almeno 2-3 milioni. Hanno anche criticato i media che, secondo loro, danno una visione parziale del movimento e accusato non si sa bene chi di aver censurato delle immagini su Facebook. La trasmissione ha fatto indignare il sottosegretario di Stato al Digitale, Mounir Mahjoubi. In un’intervista a L’Opinion, Mahjoubi ha detto che i gilet gialli di Hanouna hanno sfornato solo bugie e fake news, alludendo persino a un “complotto tra Stato e Facebook”. Hanouna, che lavora anche in radio e si esibisce in un one man show nei teatri, è uno che nella polemica ci sguazza. Prende in contropiede i politici proponendo sondaggi tv del tipo “a favore o contro la legalità dell’aborto in Francia?” o “a favore o contro il burqa?”, che rimettono in discussione leggi incontestabili.
Scandalizza quando chiede: “Charlotte non sopporta che il suo compagno faccia l’amore con lei mentre dorme. È normale?”. Hanouna è anche un habitué dell’insulto e non si fa problemi a dare dello “stronzo” in tv a chi lo disturba. O a digitare in diretta il numero dell’Eliseo per fare gli auguri di compleanno a Emmanuel Macron. Hanouna dunque come Beppe Grillo? Nell’attesa di saperlo, ieri Le Monde si chiedeva se “i gilet gialli riusciranno a dar vita in Francia a un movimento di protesta paragonabile ai 5 stelle italiani”. In comune hanno già – nota il quotidiano – il carattere “prendi-tutto” che “aggrega rabbie diverse”, e la “lotta anti-sistema”. “Prima di prosperare nelle grandi città, il Movimento 5 Stelle ha trovato radici nelle periferie”, ha scritto il giornale, e si è “sviluppato sui social a partire da una retorica anti-media”.
I gilet gialli, che in piccoli gruppi sono rimasti mobilitati tutta la settimana ai caselli autostradali, sui raccordi o bloccando le raffinerie, organizzano domani una seconda giornata di blocco nazionale. A Parigi sono stati autorizzati a riunirsi sugli Champs-de-Mars, ai piedi della Tour Eiffel, ma loro vogliono andare sugli Champs-Elysées, per farsi sentire ancora più forte dal presidente Macron.