Libero, 23 novembre 2018
Reportage dal paesino isolato per una funivia guasta
In Lombardia esiste un incredibile paesino che non è raggiunto da nessuna strada (carrabile) ma solo da un ripido sentiero di montagna costruito nel medioevo o, dal 1989, aiutato da una piccola funivia che il 12 novembre scorso, però, è stata sequestrata dalla procura di Varese dopo un incidente mortale occorso all’unico manovratore. Il paesino si chiama Monteviasco ed è a ridosso del confine svizzero, in provincia di Varese, sui monti aridi che si buttano nella punta nord del Lago Maggiore. Ne consegue che i 7 residenti tutti anziani – che però, quando siamo saliti, erano rimasti in 3 – sono isolati, a meno che scendano e risalgano improbabilmente dal duro sentiero (1400 gradini, circa 450 metri di dislivello, un’oretta con passo esperto) dopo che l’altro giorno è pure nevicato. Ad aiutarli ci sono solo i carabinieri e i forestali che salgono e riscendono per portare l’essenziale, poco cibo o farmaci: in pratica i residenti telefonano ad Ambrogio Rossi (81 anni, sindaco della vicina Curiglia, il paese di 177 anime di cui Monteviasco è frazione) e dicono se hanno bisogno di qualcosa. Allora i carabinieri di Dumenza e della compagnia di Luino, diretti dal capitano Alessandro Volpini, molto dedito alla causa, salgono con i loro zaini e fanno, come dire, la conta. A Curiglia, poi, il soccorso alpino ha piazzato pure un ospedaletto da campo nel caso la neve o il maltempo non permettessero all’elicottero del 118 di salire. La sola a non avere problemi è la signora Rosina, 87 anni, la più anziana e meno autosufficiente tra i residenti: non potrebbe scendere neppure se volesse, ma soprattutto le frega zero di farlo: vuole morire lì, dice. La frase un po’ patetica – assicura lo scrivente – una volta percepita l’atmosfera e il silenzio irreale di questo luogo abitato da quattro gatti (non per dire: i gatti che abbiamo incontrato sono proprio quattro, per niente smagriti, e non ci hanno mollato tutto il tempo) fa realmente pensare che vivere nell’altro mondo forse è possibile prima ancora di andarci. Anche perché non è un paesino di eccentrici, ha fior di storia e di leggende, e come sempre la storia è troppo secca e le leggende troppo prosperose.
SUGGESTIONI
Leggenda: durante il dominio spagnolo (circa il 1600) i soldati Dellea, Ranzoni, Morandi e Cassina si rifugiarono in questo paesino isolato perché avevano combinato dei guai o perché si opponevano agli spagnoli, vai a saperlo. Notare che i loro cognomi, oggi, sono tra i più diffusi in provincia, e infatti Dellea è anche il cognome del macchinista morto nell’incidente alla funivia. I quattro soldati comunque si costruirono delle case e improvvisarono dei pascoli, ma dopo un po’ gli mancava una cosa: quella. Allora rapirono quattro fanciulle di Blegno (oggi Blenio, in Svizzera) e misero su famiglia nonostante qualche lieve obiezione archeo-femminista dei compaesani. Fine della leggenda. La Storia ufficiale, invece, non risale proprio alla nascita del paesino (che è persa nei tempi) tuttavia la costruzione è tipicamente medievale, Monteviasco è arroccato a 930 metri sotto una montagna (Monte Pola) ed è tipicamente rinserrato per difendersi dal nemico di turno. In questo nulla è cambiato, tantomeno quella che chiamano mulattiera (termine generoso: è un sentiero) sorretta anche da muretti a secco durati nei secoli, benché nei giorni scorsi il percorso fosse scivolosissimo per via della neve e del tappeto di foglie autunnali. Poi, intraviste le prime case tra gli alberi, non senza una certa ebbrezza allucinatoria, ecco le casette basse ricoperte in tegola di pioda (roccia) e i viottoli di pietra, i balconi di legno, la presenza di due chiesette ma senza una piazza centrale. A proposito, le messe: non c’è più nessuno che le dice. Non ora. Don Giorgio sta a Curiglia e senza funivia non ce la fa, ha 77 anni e un problema a un polmone. Abbandonati da dio, si dice. Comunque la prima registrazione come borgo è del 1751, poi cambiarono i riferimenti amministrativi a seconda dei regni. Gli spagnoli. Gli austriaci. Poi Napoleone: ai tempi aveva 464 abitanti registrati. Mussolini riconfermò l’unione con Curiglia, come Napoleone, dopo separazioni e riunioni varie. Visto che l’isolamento restava, però, il numero di abitanti scivolò su un piano inclinato: nel 1853 erano 384, nel 1871 erano 338, nel 1921 ne registrarono 334, per farla breve: questo novembre i residenti stabili erano (e sono) 15, tutti anziani. Ma l’altro giorno erano 3, più qualcuno che ha una seconda casa. Fine della Storia. E inizio della cronaca. La morte del macchinista della funivia, sottoposto ad autopsia, non dovrebbe essere un grande mistero: «Durante il funerale dicevano che probabilmente ha avuto un malore, e cadendo si è ferito mortalmente contro la struttura della funivia», ci racconta Enrico, un non residente ultrasettantenne di bell’aspetto. È salito a casa assieme al fratello gemello, Giulio, a dare una controllatina.
BOSCO INCANTATO
Ci racconta un sacco di cose. Del suo amico morto anche lui poco tempo prima, mentre cercava funghi, trovato nel bosco a faccia in giù: un infarto come potrebbe essere capitato anche al macchinista Dellea, che aveva appena festeggiato i 60 anni. Enrico racconta di come, nel paese, tutti facessero tutto: ogni mestiere, l’agricoltore, il carpentiere, anche il macchinista della funivia, persino politica. «È un paesino sopravvissuto col volontariato», ci dice prima di narrarci l’epopea che portò alla funivia. Il progetto è della fine anni Settanta, ma il celebre ingegner Carlo Semenza (passato alla storia, purtroppo, anche come progettista della diga del Vajont, tutt’ora in piedi) dopo una salita a piedi a Monteviasco fece arrivare 300 milioni di lire in una settimana, se non è una leggenda anche questa. Alla fine, ma proprio alla fine (1989) la funivia costò un miliardo, a cui andrebbe aggiunto l’immane lavoro gratuito di residenti e amici del paese. I quali mica salgono gratis: l’abbonamento annuale costa 550 euro, ma s’intende che la funivia è sempre stata in perdita nonostante i turisti della bella stagione. L’impianto ha una sola piccola vettura e fa parte del trasporto pubblico della Regione. Monteviasco, quasi deserto in inverno ? all’inizio, nel gelo, per quasi un’ora, avevamo pensato a una paese fantasma ? si rianima durante l’estate: ci sono persino tre ristoranti. Per il resto, vivere in un altro mondo non costa molto meno che nel nostro, anzi: l’Imu e le rendite catastali sono come a Varese, le tariffe delle seconde case pure, ogni materiale edilizio costa un terzo in più. Silvano Dellea divenne il manovratore della funivia dopo la morte nel 2017 di un altro storico Silvano, Ranzoni. Allora fecero un annuncio, e giunsero 74 curriculum anche da Sicilia, Calabria e Trentino: i candidati avevano perlopiù tra i 50 e i 60 anni, specchio dei tempi. La spuntò colui che era anche una sorta di operaio del paese, oltre a essere un agente della polizia locale a Maccagno e saper guidare uno scuolabus. Lì bisogna arrangiarsi, e Dellea lo faceva.
QUASI SVIZZERI
Non sono italiani normali: sono quasi svizzeri, forse un po’ meglio. Così come il luogotenente dei Carabinieri Giampaolo Paolocci, che sale quasi ogni giorno con un collega a turno, per giunta col carico nello zaino, non può sembrare un carabiniere normale nella sua atipica e quasi eroica azione di soccorso. Traduzione: si fa un mazzo impressionante. Chi scrive, pur avvezzo alla montagna, era salito per quel sentiero poco prima di lui e ha visto quant’è duro, gelido, ingrato e scivoloso. Paolocci lo fa tutti i giorni. E gli è richiesta anche la sensibilità di chi deve parlare, capire, rapportarsi a persone anziane che potrebbero sentirsi legittimamente abbandonate, visto che la procura di Varese non si spiccia: fare delle perizie e analizzare la modesta «scatola nera» della funivia, prima di poterla riaprire, dev’essere un lavoro degno della Nasa, o forse solo degno della nostra giustizia. A Monteviasco, comunque ? si premura di dirci Giulio, l’ultrasettantenne di bell’aspetto ? cercano un paio di coppie per gestire l’ostello: avrebbero casa gratis. Alla procura di Varese, invece ? ci premuriamo di osservare noi ? forse cercano una sveglia. Ci sono dei cittadini italiani, anziani, abbandonati su una montagna.