Gazzetta dello Sport, 23 novembre 2018
L’alluvione dal Web. Rottura anche professionale tra Dolce e Gabbana? Trump dà il permesso di sparare sui migranti
Clamoroso
«Ogni minuto che passa, secondo uno studio della società americana Qmee, su Facebook appaiono due milioni e mezzo di post, quasi due milioni di “mi piace” e vengono caricati 350 giga di dati. Contemporaneamente nascono 571 nuovi siti e solo su WordPress (la piattaforma di blog più famosa) vengono pubblicati 347 post; nel frattempo su Twitter compaiono 278 mila nuovi cinguettii. E poi ancora vengono inviati 204 milioni di email, su YouTube si caricano 72 ore di filmati e su Instagram appaiono 3.600 fotografie (tendenzialmente paesaggi, gambe distese sulla spiaggia e piatti pieni di cibo). Non basta un giorno per leggere o vedere tutto quello che in un minuto viene caricato sul Web» [Vietti, Foglio]
Rottura anche professionale tra Dolce e Gabbana?
Dagospia scrive che il vero padrone di D&G è Domenico Dolce (quello pelato), che controlla tra il 70 e il 90% della società. A Shanghai, dopo le gaffe di martedì, l’hanno visto piangere. «A Milano circola la voce di un imminente divorzio professionale tra i due. Il fatto grave è che un terzo del giro d’affari di D&G viene dalla Cina dove da oggi non è più possibile comprare nulla del marchio sulle varie piattaforme internet dove i cinesi fanno il 90 per cento dei loro acquisti. I cinquanta negozi sparpagliati per il paese hanno infatti una mera funzione promozionale. Costano tra l’altro un botto, e pare che l’ordine governativo sia di lasciarglieli aperti per far loro spendere inutilmente un sacco di soldi. Gli esperti di politica economica cinese dicono che questa è solo la prima di tante rappresaglie: potrebbe anche partire un serio boicottaggio internazionale». Secondo Filippo Santelli di Repubblica il boicottaggio di D&G potrebbe costare alla ditta sui 36 milioni di euro l’anno.
Trump autorizza a sparare sui migranti
I seimila soldati schierati al confine tra Usa e Messico sono stati autorizzati a usare «la forza letale» contro i circa 500 disperati giunti da Guatemala e Honduras che sperano di entrarte in qualche modo negli Stati Uniti. Il Washington Post scrive che l’amministrazione americana vuole che i migranti restino in Messico finché la loro richiesta d’asilo non sarà stata esaminata ed eventualmente approvata. Saranno ammessi solo quelli che possono provare un «ragionevole timore» di persecuzioni.