Il Sole 24 Ore, 23 novembre 2018
Gli americani che gestiscono migliaia di metri quadri di logistica in Italia
Saturato tutto il milione di metri quadrati di spazi immobiliari che possiede in Italia, Prologis – il gruppo di San Francisco leader mondiale nel real estate per la logistica – dà il via a un nuovo consistente piano di sviluppo nazionale per accompagnare la domanda crescente di magazzini logistici. E lo fa partendo dall’Emilia, dove oggi possiede oltre 250mila metri quadrati di edifici built-to-suit ma dove ha in programma oltre 100mila metri quadrati di nuovi investimenti, centrati su Piacenza.
«A Bologna, crocevia del Paese, stiamo avviando i cantieri del nostro 18° edificio all’interno dell’interporto, uno spazio di 20.500 metri quadrati flessibili in classe A, senza ancora avere un conduttore. Questo, però, è solo il primo di una serie di altri immobili logistici che realizzeremo tra l’area vasta milanese e quella a nord di Roma. Ed è a Piacenza (sempre più considerata periferia milanese, ndr) in particolare che stiamo studiano un piano di espansione di 100mila metri quadrati coperti», annuncia Sandro Innocenti, senior vicepresident country manager di Prologis Italia. Innocenti è a Bentivoglio per inaugurare i quattro magazzini realizzati negli ultimi due anni nell’hub intermodale bolognese, 95mila metri quadrati ad alta tecnologia tra la struttura per DB Schenker, le due occupate da Sda-Poste italiane e il mega capannone per Logista, coda di oltre 130 milioni di investimenti concentrati negli ultimi anni da Prologis sul capoluogo. Ma è l’interesse su Piacenza a suscitare attenzione, perché questo territorio strategico, a pochi chilometri dalla capitale economica del Paese e all’intersezione tra l’autostrada A1 Milano-Roma e l’A21 Torino-Brescia, dopo aver attirato gli investimenti dei colossi internazionali del retail e dei trasporti (tra cui Amazon, Ikea, Leroy Merlin, Unieuro, Dhl, Fercam, Zara, Coin, Geodis, Rajapack) continua a essere al centro di nuove richieste di spazi logistici. E la domanda di dove stia l’equilibrio tra sviluppo industriale e sostenibilità ambientale e sociale per questa provincia di 290mila abitanti attraversata ogni giorno da migliaia di tir cerca urgentemente risposta.
L’annuncio che saranno dedicati alla logistica, con una variante urbanistica, altri 76mila mq a Roncaglia, a est della città, dove un grande capannone per attività logistiche prenderà il posto di tanti piccoli opifici industriali previsti inizialmente, sta scatenando in questi giorni l’ennesimo fuoco incrociato tra amministrazione, ambientalisti e comitati di Piacenza. Dove oggi tra il Polo e il Terminal Le Mose, il Logistic Park di Castel San Giovanni, il Magna Park di Monticelli d’Ongina e gli insediamenti di Pontenure e del distretto Fiorenzuola-Cortemaggiore, si superano i 5 milioni di metri quadrati di aree logistiche, per oltre 8.200 addetti diretti, stima la Fondazione Itl. Secondo i sindacati sarebbero almeno 15mila gli occupati della filiera logistica sul territorio. E la recente ricerca presentata da Aaster per Conad ha rilevato una concentrazione record di lavoratori nella logistica (il 15% degli occupati totali), dato che non ha pari tra le 40 città sopra i 50mila abitanti del Nord Italia.
«Che l’impatto della logistica sia sempre più rilevante per numero di aziende, addetti e volumi di business è sotto gli occhi di tutti noi – sottolinea il presidente di Confindustria Piacenza, Alberto Rota –. Il punto è avere la capacità di governare questo sviluppo verificando l’impatto sull’ambiente e sulla comunità». Certo è che la provincia, nata con la ne meccanica e l’alimentare, ha oggi nella movimentazione di merci linfa fresca che traina il Pil: quest’anno a fronte di una crescita media dell’1,3% si registra un aumento del valore aggiunto del 7 per cento.
«La logistica è una grande boccata di ossigeno per il mercato del lavoro piacentino – ammette il segretario provinciale Filt Cgil, Floriano Zorzella – anche se purtroppo, a differenza della manifattura, è un settore che non genera nuova imprenditorialità. Il vero problema è che all’exploit del comparto non è corrisposto un adeguato sviluppo dei servizi locali, dai trasporti pubblici al welfare, alla sicurezza. E che si tratta di un lavoro poco qualificato e assai poco tutelato, anche perché non si riesce a fare una contrattazione d’anticipo: ci si interfaccia con gli sviluppatori immobiliari senza sapere quale attività occuperà gli spazi e quanti posti di lavoro creerà». Tema, quest’ultimo, che diventa dirimente affinché gli stessi amministratori possano valutare la sostenibilità di nuovi insediamenti. «Le società immobiliari si presentano con un progetto schermando il progetto industriale che c’è dietro – spiega Francesco Timpano, ex assessore allo Sviluppo nella precedente Giunta e professore di Scienze economiche all’Università Cattolica di Piacenza –. Invece è fondamentale sapere se l’investimento porta valore aggiunto o meno. Purtroppo la logistica a Piacenza è di tipo tradizionale, con scarsi investimenti in tecnologie e digitalizzazione, che la renderebbero invece più attrattiva anche in termini di competenze. Così come bisogna spingere sulla sostenibilità, potenziando il traffico su ferro».