il Fatto Quotidiano, 22 novembre 2018
La maledizione di Dolce & Gabbana iniziata con una cotoletta
È la maledizione della cotoletta. Tutto quello che di disgraziato è accaduto negli anni a Dolce & Gabbana nel mondo della comunicazione – fino ad arrivare al caso di ieri con la cancellazione del loro show a Shanghai – nasce da lì. Da quel fazzoletto di carne fritta che 12 anni fa fu l’inizio di una serie di sventurati eventi. Novembre 2006. Camilla Baresani, che ai tempi aveva una rubrica su Il Sole 24 Ore, va nell’ex ristorante dei due stilisti a Milano, il Gold, e ordina una cotoletta. La trova legnosa.
Sul giornale, giorni dopo, la recensione è perfino meno tenera della cotoletta: “È la più cattiva che abbia mangiato in vita mia, oleosa, inspiegabilmente dolciastra, troppo brunita sui bordi, gommosa. Mi ha fatto pensare a quelle che ammanniscono in certi baretti del centro, cucinate dal gestore la sera prima a casa, in qualche paese dell’hinterland, e riscaldate il giorno seguente nel microonde, per i frettolosi pasti degli impiegati”. Dolce & Gabbana si incazzano, annunciano l’intenzione di togliere 300.000 euro di pubblicità al Sole 24 Ore. Giorni dopo, sullo stesso giornale, esce un’altra genuina recensione della cotoletta D&G (nel senso di Dozzinale&Granitica) che a quel punto, per il recensore-schiena-dritta, diventa cibo degli dei. Fine della storia. Anzi no. Perché prima di chiudere la questione, Stefano e Domenico aggiunsero: “La Baresani è stronza e frustrata forse perché grassa”. Non c’erano ancora Fb, Twitter e Instagram per cui sopravvissero al linciaggio 2.0, ma la maledizione della cotoletta li colpì con certezza quel giorno lì. Da quel momento, non a caso, la storia di D&G col mondo della comunicazione è un susseguirsi di inciampi, sviste e pirotecniche cafonate. Un anno dopo esce la loro nuova pubblicità: una donna bloccata a terra per i polsi da un uomo a torso nudo, circondata da un branco di maschi che guardano. Vengono accusati di fare pubblicità sessiste, di aver dato un’immagine patinata dello stupro. Poi c’è la polemica con Napoli. Girano una campagna nella città partenopea e i napoletani li accusano di aver rappresentato una serie ridicola di cliché. Del resto, in 30 secondi di spot apparivano: la bella donna in tubino nero tra la folla, gli spaghetti, due sposi napoletani, il marinaio galante, la donna in vestaglia e Pulcinella. Colonna sonora: tu vuo’ fa’ l’americano. Mancavano solo Maradona e un comizio di De Magistris sullo sfondo. Stefano Gabbana risponde con pacatezza: “Non verrò mai più a Napoli a farvi pubblicità! Brutta gente, siete lo schifo d’Italia”.
Poi D&G litigano con Elton John perché definiscono “sintetici” i figli nati in provetta e quello s’offende. Poi Stefano Gabbana comincia a utilizzare Instagram come se anziché uno stilista di fama mondiale fosse un bimbominkia del “Valerio Scanu fan club” e scrive che Selena Gomez è un cesso venendo accusato di body shaming con cazziatone di Miley Cyrus annesso. Scrive che la Ferragni è cheap. Che il fashion blogger Mariano di Vaio è un ingrato perché è stato invitato alla festa D&G e non li tagga su Instagram. Poi il livello delle discussioni si alza ulteriormente. Comincia a prendersela con i tronisti, da Sara Affi Fella a Claudio Sona, colpevole quest’ultimo di essere l’ex fidanzato di un suo ex fidanzato. Insomma, mancano solo la lite con Fabrizio Bracconeri e quella con Gasparri. Nel frattempo il povero Domenico tace con malinconica rassegnazione, come tace John ogni volta che Lapo fa qualche casino. A settembre di quest’anno Stefano scrive che il suo account è momentaneamente chiuso per instagram detox. La dieta disintossicante dai social purtroppo dura poco e nel giro di poco tempo Stefano riapre il suo frigorifero delle social-minchiate. E veniamo alla crisi diplomatica con la Cina. Nella giornata di ieri era programmata un’importante sfilata D&G a Shanghai. La faccenda era partita male fin da subito. Gli spot usati da D&G per promuovere la sfilata erano un po’ la versione cinese di Napoli-Pulcinella-donna in vestaglia già citati. Per esempio, una ragazza cinese con gli occhi molto a mandorla tentava di mangiare un enorme cannolo siciliano con le bacchette. Il tutto accompagnato da frasi come “è troppo grande per te”. Insomma, un capolavoro di raffinatezza.
I cinesi, che già stavano incazzati perché Di Maio aveva chiamato Ping il loro presidente a Shanghai due settimane prima, si offendono. A quel punto Stefano Gabbana, in un orario in cui evidentemente Uomini e donne non andava in onda e aveva tempo libero, pensa bene di discutere in privato della permalosità dei cinesi con un account Instagram (DietPrada) famoso per detestare D&G e per svelare gli altarini di moda e stilisti. Questo il suo parere sobrio e moderato condiviso con DietPrada: “Cina Ignorante Mafia sporca puzzolente (…) Pensi che io abbia paura dei tuoi post?”. DietPrada pubblica i suoi commenti in un post. I commenti diventano virali. Vengono tradotti nei 3.450.098 dialetti dei cantoni cinesi. La Cina annulla la sfilata. I satelliti registrano movimenti sospetti nelle basi nucleari cinesi. Stefano Gabbana si difende come il quindicenne sorpreso a scrivere “Prof deficiente” su fb. Dice: “Mi hanno hackerato l’account, sembravo io ma non lo ero!”. E, ormai, conoscendolo, è già tanto che non abbia aggiunto: “Sarà stato un cinese, del resto questi cinesi del cazzo copiano tutto”. Insomma: la maledizione della cotoletta ha colpito ancora.