il Fatto Quotidiano, 22 novembre 2018
Ritratto di Cateno Vitiello
Castellammare di Stabia, notte tra il 4 e 5 marzo 2018. A festeggiare a champagne l’elezione a deputato di Catello Vitiello, detto ‘Lello’, nel comitato dell’avvocato penalista aperto in via Santa Maria dell’Orto, ci sono sì e no cinque o sei persone. “Una cosa triste” ricorda scherzando un cronista locale che ne occupò. Dei militanti M5s, che lo candidò e lo ripudiò, ovviamente manco l’ombra. Una campagna sotterranea, silenziosa, senza eventi pubblici, solo incontri privati e passa parola, fu quella di Vitiello. La discrezione come àncora di salvataggio dalla buriana delle polemiche sulla sua appartenenza alla massoneria, causa dell’espulsione immediata dal Movimento. Vitiello aveva dimenticato di informarne Luigi Di Maio, perdindirindina. E guarda un po’, lo statuto dei Cinque Stelle sbarra la strada ai massoni. “Pensavo che l’appartenenza alla massoneria non fosse un problema – dice Vitiello al Fatto Quotidiano – che il divieto riguardasse solo la massoneria deviata che combatto come loro. Per il resto, rivendico con orgoglio una appartenenza e una esperienza che mi hanno aiutato a crescere”.
A quella candidatura nel collegio uninominale Vitiello ci era arrivato per scelta diretta di Di Maio. I due si conoscevano da almeno sei o sette anni. Vitiello infatti è assistente alla cattedra di Procedura Penale dell’Università di Napoli, mastica pane e diritto sin da bambino – il padre Salvatore è stato presidente della Camera Penale di Torre Annunziata e candidato sindaco nel 2013 – e, come rivelò in un’intervista al nostro giornale, tra gli studenti passatigli per le mani c’era anche il giovanissimo futuro vicepremier. “Sì, Di Maio fece l’esame con me, me lo hanno ricordato i miei studenti e gli amici comuni che a gennaio mi hanno messo contatto in lui”. Poi Di Maio superò quell’esame? “Mi pare di sì, ma è un ricordo lontano”. Chissà con che voto.
In un elenco di stabiesi famosi, tra il portiere Donnarumma e l’attaccante Quagliarella, come popolarità Vitiello se la gioca con il maggiore dei carabinieri ed assessore Gianpaolo Scafarto, l’uomo di Consip. I due sono amici e nell’intervallo tra le politiche e le amministrative di Castellammare, Vitiello incrocia in piazza Circumvesuviana il deputato di Forza Italia Antonio Pentangelo, stabiese, e gli lancia al volo un’idea: “Perché non candidate Scafarto sindaco? È un uomo in gamba”. Pentangelo lascia cadere la cosa, altri presenti fanno correre la voce, Scafarto ne viene informato e dice subito no a prescindere, la chiacchiera si ferma. Ed a leggere il comunicato con cui Forza Italia si è dissociata dalla nomina ad assessore di Scafarto, decisa in autonomia dal sindaco azzurro Gaetano Cimmino, questa cosa poteva esistere solo nella testa di Vitiello.