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 2018  novembre 22 Giovedì calendario

Il nuovo auditorium di Vibo Valentia c’è ma è paralizzato perché non funziona il riscaldamento ed è anche sporco

Ho letto la classifica di ItaliaOggi e dell’Università La Sapienza sulla qualità della vita nelle province italiane e, al solito, leggere che la mia città, Vibo Valentia, è quasi sempre ultima, fa piangere il cuore. Ma i numeri sono neutri e denunciano una verità incontrovertibile: a Vibo Valentia si vive male. E qualcuno dovrebbe spiegarci perché.Ho molto apprezzato i colleghi del quotidiano online Ilvibonese.it, che hanno posto una domanda semplice ed intellettualmente onesta: Vibo è ultima, non per la prima volta. «Nonostante le tante potenzialità del territorio vibonese (dal mare alla montagna) e nonostante la nostra provincia sia stata rappresentata – e continui ad esserlo – ai più alti livelli istituzionali, dal Consiglio regionale alla giunta (in un recente passato anche con tre assessorati affidati ad altrettanti vibonesi) sino al parlamento (camera e senato). Solo colpa della politica?». Della politica certo, ma non solo. Anche di un certo andazzo morale e culturale che non riguarda soltanto i vibonesi, ma tutto il nostro Meridione in generale. E che tutto sommato ad un po’ troppi compatrioti rassegnati temo piaccia.
Quando la furbizia usurpa il posto dell’intelligenza, per dirla con Tomasi di Lampedusa, quando uno viene abituato dalle varie consorterie più o meno pubbliche, più o meno incappucciate, a stare a speranza degli altri per capirci, non bisogna meravigliarsi se poi arriva qualcuno a promettere miracoli e fare il pieno di voti (per dire: da solo, M5S alle ultime Politiche pesava alla Camera per il 32,65%, il centrodestra senza il quasi 6% della Lega – sì, la Lega di Matteo Salvini – poteva andare a farfalle anziché toccare il 35,81%). Quando il bene comune diventa bene proprio e mi ndi futtu i tutti, se per terra c’è una cartaccia se ne buttano due perché «tanto lo fanno tutti». Nulla cambia.
E le figuracce si sprecano. Ne diciamo una sola, del tardo novembre scorso quando all’Auditorium dello Spirito Santo (300 posti, un milione di euro di lavori a spese della Provincia, acustica perfetta, mai inaugurato) venne a suonare il primo clarinetto dell’Accademia di Santa Cecilia ed ex solista di Claudio Abbado, maestro Alessandro Carbonare insieme ai Solisti Aquilani, e se ne andarono dopo mezz’ora perché non c’era la possibilità di avviare il riscaldamento in sala (a pavimento, modernissimo) e tre violini del ’700 non si potevano violentare a quel modo (oltre che gli spettatori: temperatura 9 gradi Celsius). Carbonare disse anche a Ilvibonese.it: «L’auditorium era anche sporco, il palco ingombro di strumenti lasciati lì da qualcunaltro e addirittura lo scarico del bagno non funzionava. Una cosa indegna».
Ripetete con me: Vibo Valentia non si merita questo.
Poi uno accende la Tv e ascolta i soliti noti che da sempre cianciano di eccellenze locali. Quelli che manco ti ricevono se chiedi appuntamento per parlare di business. Ragazzi, mi rivolgo ai diciotto-ventenni: il consiglio che Eduardo dava ai napoletani vale anche per voi. Fujitivìndi, scappatevene via.