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 2018  novembre 21 Mercoledì calendario

Una nuova serie di Stephen Frears

I politici «di una volta» non hanno niente in comune con questi qui, uomini e donne d’oggi, da cui, dice Stephen Frears, regista di The Queen e di Philomena, che ha diretto A Very English Scandal, mini-serie in onda dal 23 novembre su Fox Crime (Sky 116), «non c’è nessuna lezione da imparare».
Gli Anni 60 di Jeremy Thorpe, interpretato da uno straordinario Hugh Grant, sono finiti da un pezzo, e quello che rimane sono briciole, rimasugli e – dice sempre Frears – «una storia tragica, certo, ma anche terribilmente comica». Thorpe era uno dei politici di punta del suo partito, papabilissimo alla carica di Primo Ministro: «Ricordo l’uomo e quanto fosse bravo».
Conduceva, però, una doppia vita: una di cui non voleva che si sapesse niente e che lo portò a compiere un omicidio. «Ci provò – specifica Frears – e fallì miseramente, dimostrando quanto fosse inadeguato». Scoppiò uno scandalo, si finì in tribunale. In quello che, dice il regista, fu forse uno dei primi reality show della storia moderna. «Ricordo i titoli dei giornali e anche come tutti ne volessero parlare».
Fedele al romanzo originale
La mini-serie si ispira al romanzo del giornalista John Preston e a parte poche cose, «come la terza parte», è piuttosto fedele. «Se ho deciso di dirigere A Very English Scandal è stato per la scrittura. E poi lavorare con questi attori, Hugh Grant e Ben Whishaw (che interpreta Norman Scott, amante di Thorpe), è stato veramente facile: sono incredibili».
Qualcuno, in questa serie, ci vede qualcosa di contemporaneo, ma non Stephen Frears: «Le persone me lo ripetono in continuazione. Ma io non so cosa devo pensare, se devo essere onesto. Per me, quello che era importante fin dall’inizio è che fosse una buona storia, e lo è. Quanto sia rilevante oggi, mi creda, non so proprio dirglielo». Per il regista, si tratta solo di girare e «di rendere tutto il più appassionante e interessante possibile». Non ci sono vere differenze, sotto questo punto di vista, tra cinema e televisione: «Probabilmente – dice Frears – al momento vengono investiti più soldi in un’industria piuttosto che nell’altra. E forse la televisione fa meno paura. Ma l’esperienza della sala continuerà certamente».
Ma ci sono state difficoltà sul set? «Ho fatto cose che prima non avevo mai fatto; ma me la sono cavata. Finché hai un copione come questo, così preciso, così buono, sono molto poche le scene che possono risultare complicate. E non penso che questa sia una delle differenze tra cinema e televisione, come qualcuno suggerisce: non è vero che le sceneggiature migliori sono per il piccolo schermo. Dipende, come in tutte le cose. Forse mi sbaglio ma personalmente mi sono sempre impegnato nel fare il meglio possibile».
Un dramma dal taglio ironico
Della vicenda raccontata in A Very English Scandal, Frears dice che si tratta di un episodio «incredibile» della storia britannica, e che nonostante sia un dramma «si presta anche a un taglio più ironico». Ma perché oggi si raccontano così tante storie ispirate all’attualità? «Per qualche strano motivo che non riesco a comprendere fino in fondo, il mondo moderno e la realtà in cui viviamo stanno diventando sempre più interessanti della finzione. E quindi tutte quelle storie che si basano, o s’ispirano, alla vita vera stanno avendo molto più successo e seguito».
È la cronaca che supera la fiction ed è la fiction che segue obbediente la cronaca per avere qualcosa d’appassionante da dire, qualcosa che stuzzichi lo spettatore e l’audience. C’è una grande lezione, in tutto questo. Una lezione che non parla solo d’intrattenimento o di media; ma pure, e forse soprattutto, di politica. Quella urlata dei nostri tempi, che tanto incuriosisce (e inorridisce). «Penso – dice Frears – che il mio prossimo film sarà su Steve Bannon e Donald Trump e, attenzione, non sarà un documentario. Perché è la cosa più interessante che sta succedendo oggi nel mondo».