Avvenire, 21 novembre 2018
Il segreto dei centenari sardi
«Achent’annos!», si esclama in Sardegna quando si vuole augurare all’interlocutore un’esistenza lunga e in salute. Un auspicio che nell’isola, dati alla mano, non ha nulla di fantascientifico. Ad oggi, sono 380 i centenari sardi, per un rapporto di 22 – e non 6, come nel resto del pianeta – ogni 100mila abitanti. Ridotto più che altrove pure il divario fra uomini e donne, con i primi di poco in svantaggio: sull’isola, a un centenario corrispondono in media due coetanee, mentre altrove il rapporto è di uno a sei.
La scienza, per il momento, una spiegazione definitiva all’unicità sarda non ha saputo darla. Eppure ci prova con sempre maggiore attenzione. Allo scopo di svelare l’arcano, Luca Deiana, professore di Biochimica clinica e Biologia molecolare clinica alla facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università degli studi di Sassari, conduce con passione il progetto AkeA (acronimo imperfetto di quell’incoraggiante ’A chent’annos!’), coordinando biologi, medici, demografi: concepita nel 1996, la raccolta di dati relativi ai 367 comuni sardi in cui i centenari sono più numerosi – e l’età media degli anziani raggiunge picchi ben superiori al resto d’Italia – ha dato origine ad una banca dati di valore inestimabile. «Qui abbiamo il patrimonio della longevità più grande al mondo, nel nostro archivio sono catalogati 3.800 centenari, di cui 500 ci hanno volontariamente permesso di conservare i loro campioni biologici», scandisce Deiana con soddisfazione in occasione del suo intervento durante la manifestazione ’Magie d’inverno, la grande bellezza, la longevità’, tenutasi presso il Museo etnografico sardo, a Nuoro, il 10 e 11 novembre.
Ma mentre il passo degli anziani secolari si allunga con ritmo costante – in Sardegna ve ne sono venti che hanno superato ampiamente il giro di boa –, poco si è capito finora sulle ragioni di tanta grazia: «Il discorso è complesso, i fattori allo studio svariati. Diciamo che, analizzando il Dna dei centenari sardi, ci stiamo concentrando sulla lunghezza dei telomeri, per dirla in modo semplice le regioni terminali dei cromosomi», concede con prudenza Deiana, sottolineando che «in Sardegna vi sono 35mila cognomi, ma i centenari si concentrano in una cerchia di soli 1.200». Il dono della longevità, dunque, si tramanda di generazione in generazione. Ma da quanto? «Un boom si è avuto dal secondo dopo guerra in poi. Ci sono, però, epigrafi romane del I, II e III secolo dopo Cristo che riportano il decesso di individui centenari», puntualizza Deiana.
Fra il pubblico in sala, brillano gli occhi di alcuni spettatori particolarmente coinvolti dall’argomento. Innassia Mula, 105 anni, ironica e umile, sale sul palco per dare la propria testimonianza: «Ho lavorato tanto, uuuuh quanto ho lavorato nei campi», risponde lei a chi le chiede il segreto della sua longevità. Oggi le sue giornate sono fatte di carte e ricamo, l’inossidabile bicchiere di vino a pasto, la televisione, la famiglia. E una vita di sacrifici è stata anche quella di Gaspare Mele, 107 anni, ospite per nulla infastidito da riflettori e attenzioni. Per i ricercatori devono aver giocato un ruolo chiave nell’esistenza di questi individui da record l’alimentazione (sana, morigerata), l’armonia con la natura, vissuta quotidianamente con i suoi ritmi a misura d’uomo, e un contesto ambientale meno contaminato che in altre zone del globo.
C’è dell’altro, però: «Queste persone si sentono ancora utili alle loro famiglie, sono rispettate, coinvolte nelle decisioni, hanno un ruolo nella società», commenta il giornalista sardo Antonio Rojch, che alla longevità ha dedicato il cortometraggio ’La matriarca centenaria’. La socialità attiva, quindi, come scintilla per far funzionare al meglio un patrimonio genetico già di per sé baciato dal cielo. «Non essere emarginati e abbandonati è certamente importante, ma conta anche la religiosità», aggiunge Fabio Rosas, imprenditore, ideatore della manifestazione ’Magie d’inverno’, quest’anno alla sua nona edizione. Un evento pensato sì per promuovere il tessuto economico nuorese, ma anche per dare visibilità alle peculiarità culturali della Barbagia. E non si sottrae alla riflessione religiosa neanche il professor Deiana, uomo di scienza che ai centenari ha consacrato 30 anni di studi: «Una protezione genetica scherma i centenari rispetto a numerose patologie, per esempio quelle cardiovascolari o oncologiche». Detto ciò, chiosa pesando le parole l’uomo di scienza, «tutte queste persone hanno un tratto in comune costante: una fede profonda, vissuta nella quotidianità». Intanto, il mistero continua.