la Repubblica, 21 novembre 2018
La crisi di Victoria’s Secret
Il segreto più imbarazzante di Victoria: gli angeli sexy non tirano più. Victoria’s Secret, la griffe di biancheria intima che dettava legge nella lingerie con quel suo immaginario fatto di push up rosa e pizzo nero, è in crisi. Sempre meno donne si riconoscono nel modello senza imperfezioni dei suoi “angeli” e le azioni di L Brands, il retailer che dal 1982 è proprietario del marchio, sono crollate del 41%.
Colpa del calo di vendite proprio di quei reggiseni che pure erano il prodotto di punta e che rappresentavano il 35 per cento del giro d’affari, andati talmente male da costringere gli analisti a decretare la crisi del marchio. Con le conseguenti dimissioni, ieri, del ceo Jan Singer. E l’annuncio che Denise Landman, la boss di Pink, il brand sportivo, dovrebbe seguirlo a breve.
«Non è che le donne abbiano smesso di usare il reggiseno: è l’idea di sexy che è cambiata», spiega Cora Harrington, autrice di In Intimate Detail: How to Choose, Wear and Love Lingerie al New York Times. «La richiesta è di maggiore diversità. E di proposte positive: che non ti facciano sentire imperfetta». D’accordo: a nessuna è ancora venuto in mente di bruciare i reggiseni come facevano le femministe negli anni Settanta, anche se nel falò virtuale di Instagram è già diventato virale #saggyboobsmatter, l’hashtag lanciato dalla blogger britannica Chidera Eggerue, che invita a postare foto in maglietta – e senza reggiseno – per difendere il diritto a non indossare nulla anche se non si hanno seni perfetti. Ma è certo che nell’era del #MeToo gusti e valori sono decisamente cambiati dai tempi di “angeli” come Laetitia Casta e Gisele Bündchen. E sempre meno donne si riconoscono in quegli angeli in guepière nati per solleticare l’immaginario maschile – secondo l’idea originale di Roy e Gaye Raymond che fondarono il marchio nel 1977 come reazione allo stile spartano degli anni.Corsi e ricorsi. Oggi quello stile non piace più – dice un sondaggio di Wells Fargo – al 60 per cento delle intervistate. Troppo “falsa” e “forzata” l’immagine proposta.
Ora si preferiscono modelli più pratici e confortevoli senza il ferretto, ad esempio. Con il mercato trainato da Nike dei reggiseni sportivi che vale ormai 3,5 miliardi. Ma soprattutto vanno modelli più conformi alla realtà: come quelli proposti da una sfilza di nuove start-up dove mica per caso le designer sono spesso donne. Da ThirdLove, avviata dalla ex product manager di Google, Heidi Zak, che offre la bellezza di 74 taglie, comprese le mezze misure e una gamma di “color nudo” adatto a ogni sfumatura di pelle. Fino alla canadese Knix, che usa un tessuto brevettato per mantenere perfino sudore e perdite, e ha lanciato i suoi prodotti con una campagna impegnata a difendere la bellezza del corpo femminile in ogni sua forma: usando l’immagine in topless di una donna che ha subito una doppia mastectomia.
Una voglia di diversità neppure tanto segreta che i signori, e le signorine, di Victoria non hanno recepito. Tanto che il capo del marketing, Ed Razek, interrogato sulle strategie di rilancio da Vogue America, ha provocato un terremoto affermando di non avere nessuna intenzione di accostare “modelle diverse” a Gigi e Bella Hadid, Kendall Jenner e Adriana Lima, protagoniste del tradizionale Fashion Show tv di fine anno in onda il 2 dicembre su Abc: «Non c’è posto per una taglia 50. Né per una modella trans.
Victoria’s Secret è tutta una fantasia. Noi non siamo il ThirdLove, il terzo amore di nessuno» ha continuato citando il nuovo concorrente: «Restiamo il primo amore». Apriti cielo: e addio angioletti del sesso. La griffe è stata letteralmente travolta sui social. Tanto più quando la modella e star di Instagram Courtney Stodden ha attaccato: «D’ora in poi vado in giro nuda piuttosto che con un capo di VS addosso». Non solo. Haidi Zak, cioè proprio la signora di ThirdLove, ha comprato un’intera pagina del New York Times per rispondere ai rivali con una lettera aperta: «Spero che la pressione pubblica vi spingerà a fare cambiamenti reali nella vostra organizzazione. E nel messaggio che inviate alle donne di tutto il mondo. Noi ne abbiamo abbastanza. È tempo di smettere di dirci cosa ci rende sexy: lo decidiamo da sole». Il segreto più imbarazzante di Victoria da oggi non è più un segreto per nessuno.