La Stampa, 21 novembre 2018
De Gregori torna dal vivo. Intervista
Francesco De Gregori dice che quando si sveglia la mattina, a volte, gli accadono cose bellissime: «Può succedere che mi venga un’idea, sia forte il desiderio di cambiare la scacchiera o, come è successo un mese e mezzo fa, senta la voglia irrefrenabile di suonare dal vivo. Davanti alla gente l’interscambio di emozioni alimenta la mia vita. Quel giorno ho chiamato i musicisti, il promoter, l’ufficio stampa e abbiamo messo in piedi due tour, uno in fila all’altro».
Dopo la bella iniziativa dell’opera Anema e Core con la xilografia originale di Mimmo Paladino e la canzone in versione sia acustica che orchestrata di un classico del canzoniere napoletano cantato insieme alla moglie Alessandra «Chicca» Gobbi, quello di ieri un è stato un annuncio da far saltare i fan sulla sedia. Dal 28 febbraio al 27 marzo il Principe terrà una ventina di concerti nella piccola sala del Teatro Garbatella di Roma di fronte a 230 spettatori a sera.
«Il titolo che ho scelto è “Off the Record” per suggerire che sarà un concerto particolarmente confidenziale. Con la mia band (Guido Guglielminetti al basso e contrabbasso, Carlo Gaudiello al piano e tastiere, Paolo Giovenchi alle chitarre e Alessandro Valle alla pedal steel guitar e al mandolino) proporremo una scaletta molto variabile e quasi improvvisata. Ogni giorno almeno tre o quattro brani li proverò nel pomeriggio per poi aggiungerli in scaletta poche ore dopo. Mi piacerebbe proporre canzoni sconosciute ai più come Souvenir o Il giovane esploratore Tobia, cose così».
Ci sarà anche sua moglie Chicca?
«Che fosse una brava cantante lo sapevo da prima di Anema e Core ma ora è molto migliorata. Chissà, forse la vicinanza di casa nostra al teatro, non fosse per il fatto che abitiamo a Roma (ride ed è raro, ndr) potrebbe spingerla a farci visita».
Pensando a questa «residency», come dicono gli americani, viene subito in mente quella che sta portando avanti Bruce Springsteen a New York.
«Lo show di Bruce è stato di grande ispirazione, non lo nego, ma tengo a dire che la voglia di giocare con le canzoni in uno spazio piccolo, come facevo all’inizio della carriera al Folk Studio davanti a 20/30 persone, mi balena nella mente da tempo. Tra l’altro Springsteen fa uno storytelling, parla delle canzoni che hanno segnato la sua vita artistica, le presenta, le racconta. Non farò nulla del genere. Manterrò la sana abitudine che mi tiene distante dalle chiacchiere. Trovo che ci sia un tempo per le parole e uno per le canzoni. E quando vado ai concerti di qualche collega, non mi piace che il protagonista parli tra un pezzo e l’altro, allunghi il brodo, si dilunghi in aneddoti. No, non me lo sentirete fare mai».
Nel futuro non c’è solo “Off the Record”.
«Dall’11 giugno partirà “De Gregori & Orchestra Live”, andrò in giro per l’Italia accompagnato da un’orchestra di quaranta elementi, la band che mi accompagna da sempre e un nucleo centrale formato dai bravissimi musicisti dello Gnu Quartet che ho conosciuto qualche tempo fa per il concerto RisorgiMarche voluto da Neri Marcorè».
Dove debutterete?
«Alle Terme di Caracalla e sono orgoglioso che anche il sovrintendente del Teatro dell’Opera Carlo Fuortes si sia detto felice per questa scelta. È un posto splendido, come il Teatro Antico di Taormina dove replicheremo il 15 giugno, se, come spero, arriverà l’autorizzazione dall’Assessorato regionale al Turismo, al Lucca Summer Festival il 30 giugno e all’Arena dei Verona il 20 settembre. Sul sito troverete tutte le altre date».
Dopo l’anteprima alla Festa del Cinema di Roma sabato 1° dicembre su Rai 3 andrà in onda in prima serata «Vero dal vivo», il film documentario di Daniele Barraco. Lei che fa entrare le telecamere dietro le quinte?
«Fino a qualche anno fa impensabile, vero? Per fare le cose mi debbo fidare delle persone e Daniele è stato invisibile. Girava con telecamere minuscole in mezzo a me e ai musicisti durante le prove, mentre eravamo in macchina, nelle camere degli alberghi e ha creato una cosa che mi piace molto. Non è un film musicale, ci saranno al massimo tre o quattro pezzi e nemmeno per intero. È un racconto di un pezzo di vita, di tour all’estero tra Germania, America e tante belle città incontrate lo scorso anno. Quello che si vede è un De Gregori che ha bisogno di fare musica e - ribaltando il titolo di una mia canzone - sì, quello sono io».