Corriere della Sera, 21 novembre 2018
Il documentario su Michelle Obama: e se si facesse candidare?
L’infanzia nel quartiere operaio di Chicago, gli studi a Princeton, la carriera, i momenti più intimi con Barack Obama, il matrimonio e l’arrivo dei figli, le battaglie e la sua visione del mondo e degli Stati Uniti, fino a Donald Trump. Il racconto della vita di Michelle Robinson, presentata da Lilli Gruber nello speciale di Otto e Mezzo «America, Michelle First», offre il destro a molte considerazioni (La7, lunedì, ore 21.30).
Il documentario della ABC, «Becoming Michelle: A First Lady’s Journey with Robin Roberts» serve prima di tutto al lancio dell’autobiografia dell’ex first lady, «Becoming Michelle Obama», edita da Garzanti. Nella situazione, Robin Roberts non si comporta da giornalista ma da apologeta, da sostenitrice. Fa raccontare a Michelle la sua vita professionale, il suo incontro con Barack Obama, ma anche aspetti più intimi: la voglia di avere figli è scoccata quando aveva ormai 34 anni, un momento in cui la fertilità è già in declino. Per questo, dopo l’aborto, ha scelto la fecondazione in vitro, gli embrioni già fecondati vengono inseriti nell’utero. «Abbiamo dovuto percorrere quella via» ha detto. Perché l’ex first lady ha sentito il bisogno di scrivere questa autobiografia? E perché questa autobiografia, cui s’immagina abbiano lavorato esperti di comunicazione, è scritta secondo i canoni della narrazione politica e della dittatura della virtù?
Bastano poche scene del documentario, quelle in cui Michelle coltiva l’orto o riceve ogni giorno i bambini alla Casa Bianca, per immaginarsi Melania davanti a uno specchio a provare scarpe e vestiti. E come mai Michelle continua a dirsi stupita che tante donne abbiano votato per un candidato misogino contro una donna preparata?
Michelle nega di volersi candidare, dice di non essere mai stata una fan della politica e di essere disgustata dalle campagne elettorali. E se si facesse candidare?