Corriere della Sera, 21 novembre 2018
Dai big leghisti a Crocetta, le frasi imbarazzanti nel film del candidato
«Un fiore, spunta un fiore!», esulta Giancarlo Giorgetti. «Noi ci siamo», consente Matteo Salvini. Si morderanno la lingua, i due uomini forti della Lega al governo, a rivedersi così spavaldi nel candidare l’anno scorso a sindaco di Palermo Ismaele La Vardera. Il cronista-showman che presenta oggi sul luogo del delitto, il capoluogo siciliano, il film che ha girato sulla propria campagna elettorale. Titolo: «Il Sindaco, Italian Politics for Dummies». Cioè politica italiana per i tonti… Quelli che non capiscono.
Una carognata, diranno i politici coinvolti, stavolta sul serio a loro insaputa. Una satira feroce che denuncia la politica siciliana nei suoi aspetti più spregiudicati e caricaturali, diranno altri. Un polpettone con dentro tutto, la periferia più degradata, il panino con la milza di Aziz, il mare più beddu del mondo, i mercati «pieni di pesci in mezzo a un sacco di cristiani che urlano» e strepitosi comprimari come l’attore Francesco Benigno che si sfoga deluso su Facebook: «Considerando che siamo 13 figli tutti accompagnati con almeno due figli maggiorenni, suoceri, zii, cugini, nipoti. Aggiungete 70mila fans in questa pagina e migliaia di “Mi piace”. Siete delle vergognose bestie, avevate paura di me… e secondo voi io ho preso 156 miseri voti?»
Su tutto svettano vari protagonisti di spicco della politica registrati di nascosto con una microcamera. Un trionfo di vanità, spregiudicatezza, superficialità, odio. Come quello che tira fuori Rosario Crocetta che, gonfio di veleno per aver via via perso quella credibilità che gli aveva permesso di diventare governatore, spiega al giovane candidato che no, non si è mai sbilanciato per votare Leoluca Orlando: «I nostri hanno libera scelta». Anzi, «ti do una mano concreta». In cambio, però, vorrebbe un piacerino: i suoi sostenitori (di destra!) dovrebbero andare alle primarie del Pd per appoggiare il candidato più a sinistra: «Se fai votare un po’ di ragazzi dei tuoi per Emiliano mi fai a me una cortesia immensa perché noi gli diamo una bella stangata a ‘sto caz… di Renzi». Ma come, lo chiede a quello che in quel momento pare essere un astro nascente del firmamento destrorso? Ismaele La Vardera, 23 anni, capelli rossi e lentiggini, cronista incursore in varie emittenti private prima di trovare spazio a Le Iene, candidato ufficiale di Matteo Salvini e di Giorgia Meloni abbozza. Vediamo…
Lanciato da un’apparizione tivù «antimafiosa» («Prima di distruggere la mafia occorre distruggere il mafioso che è in ciascuno di noi, che butta la carta per terra, parcheggia in quarta fila…»), candidato inizialmente da un gruppo di amici, presto arruolato per la spigliatezza e la fantasia comunicativa da chi la sapeva più lunga e subito introdotto, dal locale responsabile leghista, al cospetto del futuro sottosegretario alla presidenza del Consiglio, racconterà d’aver deciso quasi subito di documentare tutta la campagna elettorale.
A partire proprio dal primo incontro a Roma ai primi di febbraio. «Il mitico Ismaele!» «Piacere di conoscerla». «Mi hanno parlato un po’ di te… di qualche idea pazza che hai in testa su Palermo… non so cosa sai di me… Sono Giancarlo Giorgetti, sostanzialmente il vice di Salvini, per semplificare…» Spiega che Matteo «sta cambiando un po’ pelle a quella che è la Lega, nel senso per come è sempre stata conosciuta e intesa. L’ha fatta diventare un movimento orgogliosamente populista». Alza il telefono e chiama l’amico: «Matteo, dai passa qua. Un salto che ti offro il caffè…». Riprende: «A naso per quello che ho capito io, con quello che c’è in giro, tu potresti comunque rappresentare un fenomeno...» Ecco Salvini: «Secondo me, vista da fuori… Ovviamente se dieci dei tuoi dicono “manco morto” è complicato. Però se poi si studia un pacchetto di proposte per la città che è suo, io a quel punto posso dire “ah che figata! nella palude di vecchi (Orlando e Crocetta e Micciché e Cuffaro e Gesù Cristo e tutti gli altri…) c’è una novità!”»
«Un fiore, spunta un fiore!», ride Giorgetti. Due ore dopo (due!) il segretario leghista ospite a La7 si butta davvero: «Alle elezioni comunali a Palermo ho visto che al di là di tutta la vecchia politica, i vecchi mestieranti, Orlando, Crocetta, Micciché, Cuffaro, tutta la vecchia roba, c’è un ragazzo di 25 anni, un giornalista libero con una lista civica, si chiama Ismaele, c’ha un ciuffo rosso, mi piace, quindi penso che se ci sta andrò molto volentieri a Palermo (ad appoggiarlo, ndr) perché è una città che non merita di stare nella palude».
Travolto, La Vardera posta subito un video di risposta: lui non è contro i migranti e «per favore, Salvini, chiedi scusa alla mia terra» per le passate offese. Tutto a monte? Macché: «La formula diretta è quella che spacca, questo video qua diventa effettivamente virale no?», dice Giorgetti. Magari non piacerà al militante di base «ma a Matteo in questo momento potrebbe interessare». Chiarimento e pace fatta. Tanto che il capo leghista viene a Palermo, mangia la milza, gira con l’Ape per i quartieri, bacia e abbraccia. Ismaele ritocca: «Non è possibile accogliere tutti nel momento in cui i palermitani per primi sono in difficoltà»... Qualche giorno e arriva l’appoggio anche di Giorgia Meloni: «l’Italia è stata fatta da giovanissimi, Goffredo Mameli aveva 21 anni, Paolo Borsellino è diventato giudice a 23… Non era adeguato a fare il giudice? Lo era. E Ismaele può esser ugualmente più che adeguato a fare il sindaco». Viva la fiducia…
Indimenticabile Gianfranco Micciché: «Chiederti oggi di dirottare le tue liste su Ferrandelli è ovvio che non lo posso fare… Ma se tu potessi farlo…» In concreto: mal che vada «se solo solo ti danno l’incarico di occuparti della cultura e degli eventi… per uno come te immagino ti cambi la vita…». Immortale Totò Cuffaro: «Adesso andremo al ballottaggio e tu la prima cosa che devi fare dopo è patrimonializzare il tuo risultato… Facciamo un ragionamento insieme… Vai a fare l’assessore e poi se ti vuoi candidare alle nazionali ti candidi…»
E come dimenticare il figlio di «Gino u’ mitra», il capofamiglia della Kalsa? «Quanti voti ci servono a te? Pecché con noi 300 voti son garantiti… Se il povero non può mangiare viene qua da noi. Tu devi capire, non dico 50 euro a famiglia, ma 30 a famiglia glieli devo dare… Puzzano dalla fame. Ci siamo?» E via così. «Se lo fai con un boss è voto di scambio», sorride amaro Ismaele La Vardera che andò subito dai giudici, «Ma se lo fai con qualcuno dentro il sistema non si chiama più così: si chiama accordo politico».