Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  novembre 20 Martedì calendario

L’abbraccio fra Putin e Erdogan per il gasdotto che scalda l’Est Europa

Il TurkStream è quasi pronto. Erdogan e Putin hanno celebrato a Istanbul il completamento del tratto sottomarino del gasdotto che presto porterà in Turchia 31,5 miliardi di metri cubi di metano russo attraversando i fondali del Mar Nero per 930 chilometri. 
Un’arma politica
Le mire di Mosca non si fermano però di certo ad Ankara. Il TurkStream, che inizierà le prime forniture il prossimo anno, ha infatti un enorme valore strategico e il Cremlino vuole prolungarlo fino all’Europa meridionale in modo da aumentare la dipendenza energetica dell’Ue dalla Russia e bypassare l’Ucraina, con cui è in pessimi rapporti. Ci riuscirà? Tutto dipende dalla sfida in corso tra Usa, Russia e Unione europea per il futuro economico e politico del Vecchio Continente.
L’alternativa del Tap
Putin ha promesso che il TurkStream «diverrà un elemento importante della sicurezza energetica europea». Ma Mosca in realtà usa il gas come arma di influenza politica. L’anno scorso, il 37% del metano importato dall’Europa veniva dalla Russia. Il Sud Europa ha però una valida alternativa al TurkStream: si tratta del Tap (Trans Adriatic Pipeline), che potrebbe far sbarcare in Puglia il metano azero estratto nel Caspio conducendolo dal confine greco-turco fino alle nostre coste. La Tap è la parte finale del Corridoio Meridionale del Gas, con cui l’Ue punta a importare entro il 2020 circa 16 miliardi di metri cubi di metano l’anno diversificando così le proprie fonti di approvvigionamento. 
Gli Stati Uniti ovviamente preferiscono la Tap al Turkish Stream. Washington tenta di bloccare i progetti energetici di Mosca per motivi geopolitici. Ma Trump è mosso anche da interessi economici e dalla volontà di promuovere le esportazioni di gas liquido americano in Europa. Per questo il Cremlino non esclude che il TurkStream finisca sotto sanzioni. Gli Usa - ha dichiarato il portavoce di Putin - «hanno applicato tali misure in modo così ampio che nessuno è al sicuro». 
La rotta dei Balcani 
Il TurkStream potrebbe rappresentare la rotta meridionale del gas russo che scalda l’Europa. La Gazprom studia due possibili vie. Una attraversa la Grecia e raggiunge l’Italia, l’altra passa da Paesi «amici» del Cremlino: Bulgaria, Serbia, Ungheria e infine Austria. 
La via del Nord
La rotta settentrionale invece esiste già: è il Nord Stream, che sbocca in Germania passando sotto le acque del Baltico e a cui presto si aggiungerà il Nord Stream 2. 
Il nuovo metanodotto raddoppierà fino a 110 miliardi di metri cubi l’anno il flusso di gas russo verso Berlino ed è subito finito nel mirino degli Stati Uniti, pronti ad affondare il progetto con nuove sanzioni. È forse anche per evitare uno scenario del genere che un mese fa Angela Merkel ha offerto il sostegno del governo tedesco per co-finanziare un terminal da 500 milioni di euro per l’import di gas liquido americano nel nord della Germania. 
La tutela dell’Ucraina
La cancelliera chiede inoltre garanzie perché Kiev non perda il suo ruolo chiave nel transito del gas e le preziose entrate che questo comporta. È proprio l’Ucraina il Paese più a rischio. L’anno scorso è passata dai suoi gasdotti circa metà delle esportazioni russe di metano al di fuori dell’ex Urss. Circa 94 miliardi di metri cubi di gas russo sono arrivati in Europa attraverso l’Ucraina. Nord Stream 2 e TurkStream consentirebbero però alla Russia di aggirare Kiev con una manovra a tenaglia. 
Con il nuovo metanodotto Mosca mira anche ad aumentare la propria quota nel mercato turco dell’energia, dove nel 2017 vendeva già 29 miliardi di metri cubi di gas. La Turchia, che spera di diventare un hub del gas verso l’Europa, viene così spinta ad allontanarsi gradualmente dalla Nato avvicinandosi a Mosca, con cui i rapporti sono in continuo miglioramento nonostante alcuni attriti su Siria e Libia.