Corriere della Sera, 20 novembre 2018
La donazione record di Bloomberg
WASHINGTON «Mio padre era un contabile che non ha mai guadagnato più di 6 mila dollari all’anno. Ma io sono stato in grado di pagarmi la Johns Hopkins University grazie a un prestito della “National Defense” e a un lavoretto nel campus. La laurea mi ha aperto porte che sarebbero invece rimaste chiuse e mi ha consentito di vivere il “sogno americano”». Firmato Michael Bloomberg. Imprenditore, 76 anni, sindaco di New York dal 2002 al 2013 e ora anche primatista tra i benefattori nel campo dell’istruzione. Con questa lettera pubblicata dal New York Times , domenica 18 luglio, Bloomberg annuncia la donazione di 1,8 miliardi di dollari alla sua antica università, la Johns Hopkins di Baltimora. Questi fondi consentiranno al college di ammettere gli studenti più meritevoli «senza più considerare il loro conto bancario o quello della loro famiglia», scrive ancora Bloomberg, che cita un’analisi dello stesso quotidiano: «In almeno una dozzina di istituti di élite sono più numerosi i nuovi iscritti che provengono dall’1% della popolazione che dall’intero 60% in fondo alla scala sociale. E secondo alcune stime circa la metà dei giovani con redditi bassi o medi non fanno neanche domanda, perché sanno di non potersi mantenere agli studi, pur avendone tutti i diritti».
Un anno accademico alla Johns Hopkins e negli atenei di alto livello costa circa 70 mila dollari, compresi vitto e alloggio. L’unico sostegno per i meno abbienti è la «Pell Grant», la borsa di studio istituita dal governo federale nel 1965. Due problemi: il sostegno dell’amministrazione di Washington ammonta a 6.095 dollari all’anno e, per rimanere alla Hopkins, l’anno scorso è stata accordata solo al 15% dei richiedenti, anche se tutti erano in regola con i requisiti per ottenerla.
Solo la generosità dei privati accorcia la distanza tra le risorse finanziarie che sarebbero necessarie e quelle effettivamente in campo. Lo stesso istituto di Baltimora fu fondato nel 1876 con un fondo di 7 milioni di dollari, oggi sarebbero circa 100 milioni, versato da Johns Hopkins, un quacchero di Baltimora che fece fortuna con il whisky. Nacque così uno dei più importanti atenei specializzati nella sperimentazione scientifica. Bloomberg cominciò subito dopo la laurea, nel 1964, con un’elargizione di 5 dollari. Da allora non ha più smesso, accumulando le offerte in proporzione alla sue ricchezze. Fino alla scorsa settimana era arrivato a 1,5 miliardi di dollari. Domenica ha più che raddoppiato in un colpo solo, raggiungendo la cifra record di 3,3 miliardi di dollari. L’unico precedente americano simile è il miliardo regalato dalla Bill & Melinda Gates Foundation nel 1999.
Ma il divario clamoroso tra la domanda e l’offerta di istruzione qualificata è ormai un tema politico fondamentale. Nel 2016 Bernie Sanders lo ha messo al centro della sua campagna elettorale, conquistando larghi consensi tra i giovani. Dopo il successo nel voto di «midterm», i candidati dell’ala radicale, come Alexandria Ocasio-Cortez, proveranno a imporlo nell’agenda del Partito democratico. Bloomberg finora ha partecipato alla discussione sostanzialmente mettendo mano al portafoglio, così come ha fatto con altre cause, per esempio quella ambientale. Nel complesso ha stanziato 8,2 miliardi di dollari: una somma considerevole anche per l’undicesima persona più ricca del mondo, con un patrimonio netto di 50 miliardi di dollari, come si legge nella classifica 2018 di Forbes.
Nelle ultime elezioni Bloomberg ha investito circa 100 milioni di dollari per appoggiare alcuni esponenti democratici. Ora questa vistosa iniziativa su un dossier chiave per la sinistra del partito. Sembrano le mosse di chi si prepari a correre per la Casa Bianca.