la Repubblica, 20 novembre 2018
Cristina D’Avena ci riprova
Si può festeggiare mezzo secolo di attività ed essere un’icona sexy a cui i fan ai concerti gridano «fuori le tette» un po’ con ironia, ma un po’ anche sul serio. Semplicemente basta iniziare a cantare a 3 anni e mezzo. Era il fatidico 1968 quando allo Zecchino d’oro (vinto da Quarantaquattro gatti) fu terza Il valzer del moscerino cantata dalla bimba bolognese Cristina D’Avena. Che nel 2017, è stata l’italiana più venduta nell’anno solare, ottenendo un disco di platino per Duets, in cui interpretava le sue sigle di cartoni animati assieme a J-Ax, Bertè, Emma, Elio, Ermal Meta e altri.
Inevitabile adesso il seguito, Duets forever, dove spiccano Patty Pravo che canta I Puffi (cautelandosi prima di non dover fare anche la voce di Gargamella), Elisa in Memole dolce Memole («o quella o niente, dice che si è sempre sentita Memole»), Dolcenera in Georgie, Carmen Consoli in Sailor Moon e il cristallo del cuore. Come sempre tutti hanno risposto all’appello, anzi diversi si sono proposti loro, «chi ha detto no è stato solo perché proprio non poteva: sono tutti cresciuti con me, una mia canzone nel cuore l’avevano tutti». Unico assente, il vero rimpianto, Jovanotti, «che non ha mai neppure risposto alle mie mille richieste, foss’anche solo per dire no.
E dire che abbiamo pure iniziato allo stesso modo e negli stessi tempi, nella Fininvest degli anni Ottanta». Chissà che non sia questo che vuol fare dimenticare Lorenzo, che artisticamente da allora è cambiato parecchio. Cristina no, e se ne vanta: «Il pubblico mi ama proprio perché sono restata coerente: i Puffi facevo e i Puffi faccio, e sono contenta, io sono così, una fatina rock». Già, rock. Duets forever si distingue dal primo proprio per gli arrangiamenti più aggressivi rispetto alle versioni originali, un esempio per tutti Fabrizio Moro in Il tulipano nero. Anche per questo la 54enne icona sexy («così dice un sondaggio, ma io sono solo una che gioca con la propria femminilità senza scadere nel cattivo gusto») può sorridere: «La mia musica adesso non è più di serie B. E certo il successo di questo progetto artistico è anche una rivincita verso un certo pubblico e una certa critica».
Se ci sarà un terzo Duets è tutto da vedere («ma se Lorenzo dice sì, lo faccio subito»), la speranza è un ritorno – «sempre come superospite però, non in gara» – a Sanremo, dove tutto nacque nel 2016: «Dietro le quinte tutti gli artisti mi chiedevano di cantare una sigla, lì mi è venuta l’idea. Se Baglioni ci sta io canterò una sua e lui una mia». Fa più sorridere l’idea di lei che canta Questo piccolo grande amore o di lui che canta Pollon combinaguai?