la Repubblica, 20 novembre 2018
Si può criticare Burioni?
Ancora ne parlano, per insultarlo o per offrirgli comprensione. L’intervento del giovane candidato alle primarie del Pd Dario Corallo è stato tra i pochi degni di nota dell’assemblea di sabato scorso. Ha scatenato una guerra social per il richiamo allo scienziato pro-vaccini Roberto Burioni. I big del partito lo hanno bocciato: «Parole gravissime» (Gentiloni), «Sempre con la scienza» (Zingaretti). Ma ha toccato un tema più profondo delle polemiche, vecchio quanto il movimento operaio.
Prima era la presunta diversità, poi la superiorità morale, ancora dopo l’incapacità di essere simpatici secondo un libro scritto nel 2005 del sociologo Luca Ricolfi, uomo di sinistra. «Ho parlato del bullismo di Burioni, ma avrei potuto fare l’esempio del linguaggio di De Luca, del “ciaone” di Ernesto Carbone o degli atteggiamenti di Renzi. Ma non è solo colpa sua. Tanti dirigenti locali si comportano allo stesso modo», spiega Corallo. È una sinistra arrogante? «È una sinistra senza un minimo di empatia. I suoi dirigenti ci condurrano all’estinzione».
Il giovane candidato ha trovato dei supporter inattesi lungo la strada. Su Twitter Giuliano Ferrara ha elogiato l’intervento che metteva il dito in un’antica piaga: «Alla fine me tocca da dillo, puro se so’ fori linea: Corallo vince su Burioni, a sto giro, 3 a 0». Da notare l’uso del romanesco che serve a mascherare il mirabile dictu, considerata la fede renziana dello scrivente. L’ex direttore del Foglio sembra aver letto in controluce il senso di Corallo per la sinistra. «Il 99 per cento delle persone non può competere, noi ci siamo limitati a raccontare l’1 per cento e quel 99 per cento lo abbiamo umiliato come un Burioni qualsiasi», è stata la frase-chiave di sabato.
Il professore, ormai da due anni, bastona tutti gli “ignoranti” e i “somari” che incontra sui sentieri dei social, i fanatici che mettono in dubbio l’efficacia dei vaccini. Una guerra senza quartiere che ha creato due partiti: i fan di Burioni, e sono tantissimi, e i nemici di Burioni. Sono altrettanti. I secondi vengono “blastati” come dice lo stesso Burioni (parola del gergo 2.0 per significare sbeffeggiati) senza requie. Nessun algoritmo di questa caccia grossa è sconosciuto allo scienziato dell’Università San Raffaelle. Esempio di spocchia, di ditino alzato, perfetto per rappresentare la sinistra di oggi e in parte anche quella di ieri, abituata a comunicare ex cathedra. In sostanza, questo voleva dire Corallo. Quella del razzismo etico, scrisse Ricolfi. Stavolta scientifico.
Burioni, che scientificamente ha di certo ragione, e che lo rivendica come preferisce, dice che gli farebbe piacere ricevere una telefonata di Corallo. Niente di personale e la politica non gli interessa, altrimenti avrebbe accettato la corte di Renzi. Ma un punto politico, sì, gli interessa: «Spero che nessun partito e nessun dirigente pensi di lisciare il pelo a frange antiscientifiche per prendere voti. È pericoloso».
Burioni ha dipinto Corallo come Napo Orso Capo, per la testa piena di ricci, o Felipe Anderson (stesso motivo) ex giocatore della Lazio di cui lo scienziato è tifoso. «Derido i somari perché se lo meritano. Ma ho letto anche degli studi di comunicazione sanitaria. Per me ridicolizzare gli ignoranti funziona, spaventa i genitori e li mette in guardia». Giovanni Diamanti, esperto di comunicazione dell’agenzia Youtrend, dissente: «In casa Pd dovrebbero imparare ad ascoltare e smetterla di asfaltare». Ma nel dibattito su Corallo c’è di più: un pezzo di storia della sinistra, delle sue sconfitte e di come cambiare.