L’Economia, 19 novembre 2018
Robyn Denholm, la donna che terrà a bada Musk
Un’australiana pragmatica, calma ma tosta, divorziata e madre di due figli, ha il compito impossibile di domare l’imprevedibile Elon Musk, di otto anni più giovane di lei. La cinquantacinquenne Robyn Denholm, che ha sostituito Musk come presidente di Tesla dallo scorso 7 novembre, i numeri per farcela forse ce li ha. Anche se ha già attirato le critiche di alcuni esperti di corporate governance — come Charles Elson della University of Delaware – per non essere intervenuta a frenare gli eccessi di Musk durante i quattro anni in cui ha partecipato al consiglio d’amministrazione della casa automobilistica della Silicon Valley.
Anzi, Denholm si è dichiarata più volte una ammiratrice del ceo di Tesla: «È un grande, è fenomenale», ha detto alla Australian financial review. Dall’altra parte, chi ha seguito Denholm, in particolare durante i suoi dieci anni di carriera in un’altra società della Silicon Valley, la produttrice di apparecchi per le reti Internet Juniper networks, sostiene che la neo-presidente abbia le qualità necessarie per tener testa al ceo di Tesla. «È sicura di se stessa e sa trattare con individui dall’ego smisurato – ha detto al Financial Times l’analista Pierre Ferragu di New street reseach —. Non si mette in mostra, ma è brava a gestire senza dover essere la numero uno».
Passione StemFinora la presidenza di Tesla era stata nelle mani dello stesso Musk, che però ha dovuto cedere la carica dopo aver patteggiato con la Sec (Security and exchange commission, l’autorità di controllo della Borsa americana) la chiusura del procedimento iniziato lo scorso agosto, quando il ceo aveva twittato di avere i fondi per ritirare Tesla da Wall Street al prezzo di 420 dollari per azione (mentre il titolo era attorno a 340 dollari). Un progetto senza fondamento, ma per il quale la Sec ha accusato Musk di fuorviare il mercato.
Uno dei compiti di Denholm sarà anche stabilire un sistema per controllare i tweet di Musk, quando riguardano la società. Dalla sua ha l’esperienza di essersi fatta strada «sola donna in un mare di uomini», come ha raccontato al giornale The Australian, e in settori squisitamente maschili come quello automobilistico e l’hi-tech.
Di auto e tecnologia era del resto appassionata fin da ragazza. Nella stazione di servizio dei suoi genitori a Milperra, la cittadina australiana nei dintorni di Sydney dove è nata – il 27 maggio 1963 – e cresciuta, oltre ad aiutare alla pompa della benzina adorava trafficare per aggiustare le automobili. «A scuola mi piacevano le materie scientifiche, fisica, chimica, biologia – ha raccontato Denholm —. Credevo che avrei lavorato in quel campo. Ma quando ho fatto gli esami di maturità ho capito di non essere così portata alle scienze come pensavo».
Alla stazione di servizio dei genitori Denholm faceva anche i «conti»: proprio la contabilità si è infine rivelata il suo forte. Appena laureata in Economia alla University of Sydney, nel 1985 ha iniziato a lavorare come contabile alla Arthur Andersen, nella stessa città.
Quattro anni dopo è passata alla Toyota, dove ha fatto carriera fino a diventare manager della finanza in Australia, una delle poche donne a raggiungere una posizione da dirigente nella casa automobilistica giapponese, tradizionalmente conservatrice.
Nel 1996 Denholm È entrata nella sua prima azienda hi-tech, Sun microsystems, la società di software famosa per aver creato il linguaggio Java. Qui ha iniziato come direttore dei servizi finanziari per la regione dell’Asia e del Pacifico, con sede a Sydney.
Un lavoro che la portava a viaggiare continuamente per il mondo, così, nel 2001, ha accettato la proposta di trasferirsi negli Stati uniti, nell’ufficio in Colorado, come vicepresidente delle Finanze per la divisione dei servizi. Aveva già due figli – Matthew e Victoria – ed era divorziata, pronta ad assumersi il rischio di un passaggio nel «Nuovo mondo».
«Non salto dagli aeroplani o con l’elastico dai ponti o roba del genere – così Denholm spiega la sua filosofia di vita e sul lavoro —. Ma mi assumo rischi professionali. Devi prendere le migliori decisioni possibili con le informazioni a tua disposizione e devi muoverti in fretta. Non ti sforzi abbastanza se non sbagli mai».
Nella Silicon ValleyDurante i suoi undici anni alla Sun microsystems, Denholm è salita nella scala gerarchica aziendale fino a diventare senior vice president della Pianificazione strategica, con base nella Silicon Valley.
Dove nel 2007 passata a Juniper. È lì che ha ottenuto i risultati più brillanti: nei nove anni in cui è stata prima responsabile finanziaria e poi anche responsabile operativa si è fatta apprezzare come forza trainante della ristrutturazione e rilancio della società, il cui fatturato annuo è cresciuto da 2,8 a 4,9 miliardi di dollari.
Nel gennaio dell’anno scorso, poi, la manager ha deciso di lasciare la Silicon Valley e tornare nel suo Paese natale come responsabile operativa della più grande telecom australiana, Telstra, in crisi sotto i colpi della concorrenza e della regolamentazione governativa.
Nel frattempo, dall’agosto 2014 Denholm era entrata come indipendente nel consiglio d’amministrazione di Tesla, di cui ora è diventata presidente. Secondo il co-fondatore ed ex ceo di Sun Microsystem, Scott McNealy, che la conosce bene, il nuovo ruolo le sta a pennello: «Elon vuole apparire sullo schermo, vuole il microfono. A Robyn quello non interessa. Lei fa bene la responsabile operativa, il suo stile non è da ceo esuberante. A lei sta a cuore far arrivare i treni in orario, spendere i soldi in modo appropriato, ascoltare attentamente tutte le parti in causa».
Non è ancora chiaro se e quando Denholm tornerà stabilmente nella Silicon Valley. Per adesso resta in Australia dove, per contratto, deve passare sei mesi ancora con Telstra. «Credo in Tesla, nella sua missione e voglio aiutare Elon e la sua squadra a raggiungere profitti sostenibili e far crescere nel lungo termine il valore per gli azionisti», ha dichiarato la neo-presidente. Wall Street l’aspetta alla prova. Sia per tenere a bada Musk, sia per navigare con sicurezza nell’attuale (e burrascosa) fase che sta attraversando la Borsa.