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 2018  novembre 19 Lunedì calendario

Dove c’è più smog si vive di più

La domanda è come sia possibile che un’area molto inquinata coincida con un’aspettativa di vita tra le più alte del mondo, come se lo smog facesse bene alla salute anziché minarla. Attenzione, perché stiamo parlando di un paio di zone italiane. Ovviamente non si tratta di una regola generale, che di massima rimane quella di sempre: nel mondo più c’è inquinamento e più la gente tende a morire per malattie cardiache (24%) o ictus (25%) o tumori ai polmoni (29) o cosiddetta broncopneumopatia cronica ostruttiva (addirittura 43%). Le cifre sono dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e basate su studi statistici epidemiologici che restano, beninteso, molto criticabili: ma su larga scala non se ne hanno altri a disposizione. Sono gli stessi studi che stimano l’inquinamento atmosferico come responsabile di 4,2 milioni di morti premature annue (2016) alle quali aggiungere altri 3,8 milioni di decessi legati al sottovalutato impiego di stufe e combustibili inquinanti per la cottura dei cibi. E dove, questo? Soprattutto nelle città più inquinate del mondo, appunto, che sono in India, in Cina, in generale in Medio Oriente ma anche in Africa. Ricordiamo che è attorno alle città che si addensa il 92% della popolazione mondiale. Ma tornando all’Italia: il mese scorso sono uscite due classifiche europee, separate, che stimano, rispettivamente, le aree con la peggior aria continentale e poi quelle dove invece la popolazione tende a campare di più: e in entrambi i casi spunta fuori il Nord Italia. L’Agenzia europea per l’ambiente, infatti, ha censito le regioni più inquinate ed è venuto fuori questo: su 3,9 milioni di persone che vivono nelle aree più inquinate, ben 3,7 milioni abitano appunto nel Nord Italia, inteso come le zone della pianura Padana laddove auto, fabbriche e fabbrichètte fanno i loro danni ma restano murate dai monti che trattengono tutto; ma parliamo anche del Trentino Alto Adige, che di pianure praticamente non ne ha. Eurostat, per contro, proprio pochi giorni prima aveva fatto la classifica delle regioni europee in cui l’aspettativa di vita è più alta: e riecco Lombardia e Trentino, con una media di oltre 84 anni, tre anni in più rispetto alla media europea. Come mai questa apparente contraddizione? Cominciamo con l’annotare che Lombardia e Trentino sono tra le regioni più ricche e sviluppate dell’intera Unione. 

CONTRASTO APPARENTE E vediamo qualche dato. Lo studio dell’Agenzia per l’ambiente si basa su misurazioni dell’aria e dati sulle emissioni, ha una sua affidabilità. Ne risulta che le emissioni del trasporto su strada sono mediamente più dannose di tutte le altre e si intensificano ovviamente nelle città. Poi ci sono le emissioni legate all’energia e all’agricoltura. Il peggio viene dal biossido di azoto e dal cosiddetto particolato, roba che oltre a diminuire la durata della vita aumenta la spesa medica, fa calare la produttività e danneggia l’ambiente. Le stime dicono che nel 2015 ci sarebbero state circa 422.000 morti premature in 41 Paesi europei per il particolato (391.000 nei 28 Stati membri dell’Ue) più 79.000 per il biossido d’azoto più 17.700 per l’ozono troposferico. Tra le zone più inquinate in assoluto, abbiamo detto, ci sono la Pianura Padana e il Trentino. Poi ci sono i dati contradditori che si apprendono dal libro statistico annuale di Eurostat: l’Italia è il secondo Paese d’Europa dove si vive di più (in media 83,4 anni, con in testa Trento e Bolzano con 84,3 e 84,1 anni) e dove c’è un curioso primato assoluto della longevità degli uomini: che pure, tradizionalmente, vivono meno delle donne. Circa l’aspettativa di vita maschile, nella top ten delle regioni figurano anche l’Umbria (81,8 anni), la Toscana (81,7), la provincia di Trento (81,6), la Lombardia, la provincia di Bolzano, l’Emilia-Romagna e le Marche (81,5). Le donne si rifanno in sei regioni spagnole (la migliore è la Comunidad de Madrid, con 87,8 anni), tre francesi (guidate dalla Corsica con 87,1 anni) e una italiana (Trento, 86,9 anni). Detto questo, la media europea è 81 anni e il record di longevità è appunto spagnolo, con un’aspettativa generale di 83,5 anni: stiamo parlando di oltre 8 anni in più rispetto a Bulgaria, Lettonia e Lituania, ferme sul fondo della classifica con 74,9 anni. In Italia, invece, tra le regioni il fanalino di coda è la Campania, con 81,7: ma le mitomanie sulla cancerosità della cosiddetta «terra dei fuochi» non c’entrano nulla, com’è ormai scientificamente dimostrato. C’entrano, semmai, le stesse ragioni per cui anche i campani cercano di andare a curarsi, se possibile, negli ospedali dell’inquinatissimo Nord. Ma prima di questo va detto che le malattie respiratorie sono solo un pezzo delle potenziali cause di morte, che vedono al primo posto (dati europei 2014) le malattie del sistema circolatorio e le neoplasie maligne, in arte i tumori. Tutti dati in calo (dal 2004 al 2014 i tassi di mortalità per i tumori sono diminuiti del 12,3%) con qualche statistica singolare. 

PIù NEOPLASIE I Paesi con la più alta incidenza di neoplasie sono Ungheria, Croazia, Slovacchia, Danimarca e Slovenia. Ma la mortalità più alta per il tumore del polmone è di gran lunga quella dell’Ungheria, mentre quella legata a malattie respiratorie è del Regno Unito. C’è spazio anche per statistiche sui suicidi: a Cipro e in Grecia sono bassissimi, in Lituania tre volte superiori alla media. Gli uomini si ammazzano molto più delle donne (in alcuni Stati sei volte di più) e poi ci sono gli incidenti di trasporto (stradali) che sono al top in Lettonia, Romania, Lituania e Polonia, all’estremità opposta invece Malta, Svezia e Regno Unito. Detto tutto ciò, ci sono un paio di cose che vanno evidenziate. Una, come accennato, è che tutti gli studi epidemiologici su base statistica denotano noti limiti (è lo stesso genere di studi che si contraddice di continuo circa gli stili alimentari e di vita) e di conseguenza stabilire un nesso tra smog e malattie respiratorie resta complicato alla luce di altre possibili concause, non ultime ? anzi – le storie familiari e l’ereditarietà genetica di ciascuno. L’altro aspetto riguarda l’approccio culturale alla salute e il livello delle strutture sanitarie della singola regione. In soldoni, è meglio vivere in una zona inquinata con buone strutture sanitarie anziché in una zona pulita ma con strutture sanitarie pessime. Così pure, il benessere economico e la coesione sociale favoriscono una predisposizione alla prevenzione che a sua volta salva molte vite: l’ignoranza invece non fa bene alla salute. La povertà neppure, e questo spiega il classismo di queste graduatorie. E spiega anche le balle che qualche giorno fa sono comparse sul blog del movimento Cinque Stelle: «Una strage... È ora che l’Italia agisca immediatamente per fermare un’emergenza sanitaria che riguarda l’area più industrialmente avanzata d’Italia: la Pianura Padana. Gli ultimi dati diffusi hanno confermato che questa zona è la più inquinata d’Europa... L’aspettativa di vita è ridotta di 3 anni». L’aspettativa di vita in realtà è la più alta d’Europa, esclusa la Spagna.

VENTO DI SCIROCCO Ma non ci siamo arrivati dall’oggi al domani. In Lombardia, per esempio, siamo passati dai 300 ug/m3 di pm 10 degli anni Settanta ai meno di 100 attuali (dati Arpa, unico ente italiano titolato alle rilevazioni) e in sostanza, cinquant’anni fa, l’inquinamento era tre o quattro volte maggiore di oggi, tempo in cui lo smog è comunque migliorato soprattutto perché è progressivamente sparita l’anidride solforosa, quella che dava una tonalità rosacea all’aria e che provocava le piogge acide. Un’auto ?euro 5?, oggi, emette venti volte meno inquinanti di una vecchia ?euro 0?. I riscaldamenti a carbone sono scomparsi, quelli a gasolio sono stati perlopiù sostituiti dal metano (o gpl) e le fabbriche si sono spostate fuori dalle città, o, purtroppo, all’estero. Infatti il vero problema dello smog di una volta, oggi, ce l’hanno i cinesi, che non vanno neanche più in bicicletta. Per il resto, a produrre polveri sottili c’è sì il traffico o il riscaldamento, ma anche i cantieri edili, cose come il sale antighiaccio, molto l’agricoltura (le arature, i fertilizzanti azotati, i letami, i liquami) e persino i mezzi elettrici, che producono pm10 per il rotolamento delle gomme o delle ruote d’acciaio sulle rotaie. E c’è anche la natura, visto che la Pianura Padana, ma anche la Valdarno fiorentina, hanno la particolarità di concentrare e non lasciar dissipare gli inquinanti. Pioggia e vento sono toccasana che la Pianura Padana purtroppo non ha. La Pianura Padana ha il vento di scirocco che porta le sabbie sahariane: quando arriva quello, i livelli delle polveri salgono da paura. Ecco perché gli amministratori più collaudati si sono arresi all’inutilità dei blocchi del traffico, che, soprattutto in un giorno o due, non influenzano in alcun modo i livelli delle polveri. Molte emissioni poi vengono dal riscaldamento, ed è normale che sotto le Alpi lo accendano prima che a Catania. Anche il traffico è in calo. Il successo del bike sharing (quello serio) e dei mezzi pubblici efficienti, tra altre cose, è ciò che a Milano ha scoraggiato l’uso dell’auto: ogni giorno, nella «capitale morale», la sola Linea 2 della metropolitana trasporta circa 550mila persone, quando l’intero Molise ha 314mila abitanti. E Milano, di linee, ne ha quattro. Di ospedali, di più.