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Suor Giovanna e la sua Paola Egonu: «Non la giudico»
Alle molte e forse troppe parole dette intorno a Paola Egonu nelle ultime settimane, mancavano quelle di suor Giovanna Saporiti, presidente dell’AGIL Novara, il club dell’azzurra. Da qualche tempo, in modi più o meno civili, di Egonu si scrive per scrivere d’altro, del suo coming out, del bacio con la fidanzata, Kasia Skorupa, al termine della Supercoppa persa a Treviso contro l’Imoco Conegliano della grande amica di Paola, Miriam Sylla. Suor Giovanna, che in realtà vorrebbe non parlarne, ne parla: «I giovani di oggi procedono più per esperienze che per scelte. Paola si è svelata in maniera chiara ed eloquente, sarà lei comunque a capire negli anni, ricordiamo che ne ha solo 19. Sta provando a gestire questa situazione e certamente, forse, avrebbe dovuto essere più cauta.
Ma da noi si dice "non sa ancora neanche com’è girata", è un modo per dire che è presto per tutto».
Altissima nella nebbia che avvolge per sette mesi l’anno quest’ultimo tratto del piano padano fino ai piedi del Rosa e del Gran Paradiso, la cupola di San Gaudenzio, 121 metri di mattoni e calce impilati dall’Antonelli, è la punta di compasso intorno alla quale s’è disegnata la Novara di oggi.
Novara crocicchio di commerci e molte preghiere, ne è indice il fatto che ognuna delle principali strade della città finisca nel cono d’ombra della basilica. Della pia Novara è l’AGIL, la squadra di volley femminile nata a Trecate negli anni 80 all’interno della Casa della congregazione delle Sorelle della Carità di San Vincenzo de’ Paoli. AGIL non è uno sponsor (di quelli Novara ne ha più di cento, il più importante è Igor, azienda produttrice di gorgonzola), ma un acronimo: Amicizia, Gioia, Impegno, Lealtà. Impostazione chiara, sociale, rigorosa e cattolica. Ne è garante suor Giovanna Saporiti, che è con suor Monica Loro, suor Barbara Bertoni e suor Lorena Garau, il cuore decisionale dell’AGIL, «il suo comitato tecnico, da cui tutte le decisioni, in collaborazione col direttore sportivo Enrico Marchioni, arrivano». Hanno scelto loro l’allenatore Massimo Barbolini. Hanno scelto loro Paola Egonu. «Oggi» racconta suor Giovanna, «ce la chiedono tutti, c’è la fila, ma abbiamo avuto per prime noi l’intuito. Due anni fa giocava nel Club Italia».
Due anni fa, prima dell’arrivo di Egonu, Novara aveva vinto il suo primo e unico scudetto. Oggi non è forse la squadra più forte del mondo, ma nel ruolo di opposto ha la giocatrice più forte del globo. «Forse, anche se non ancora. Lo è già fisicamente, ma mentalmente deve crescere, non dimentichiamo che ha 19 anni e una vita davanti». Suor Giovanna non perde una partita delle sue ragazze al PalaIgor e nemmeno un loro allenamento. «Ecco, davanti a noi c’è l’esempio di una giocatrice che ha 40 anni ed è fortissima qui», e suor Giovanna indica il centro della fronte, intanto i suoi occhi scivolano su Francesca Piccinini. «Paola è una forza della natura, pian piano dovrà crescere interiormente e a livello mentale».
Paola Egonu e Kasia Skorupa hanno giocato insieme a Novara nel campionato 2017-2018, e poi a maggio l’AGIL, cioè suor Giovanna e il comitato tecnico hanno deciso di separarle: «Una decisione tecnica, Skorupa è una palleggiatrice di 34 anni, abbiamo scelto di cambiare in quel ruolo con una ragazza più giovane», l’americana Lauren Carlini, classe 1995. Il volto di suor Giovanna si irrigidisce. Il suo racconto lo completa a distanza il manager di Skorupa, Marco Raguzzoni: «Kasia aveva un altro anno di contratto, l’AGIL ha preferito interromperlo pagando una penale, e ora è svincolata. A gennaio, quando riaprono le liste, tornerà in campo. A Casalmaggiore? Vedremo».
«Io» precisa, aggiunge, sottolinea suor Giovanna, «sono per la libertà dei figli di Dio, è necessario rispettare il modo di essere di tutti. Ora Paola deve solo giocare e non deve farsi strumentalizzare, noi stiamo cercando con lei l’atteggiamento più maturo possibile, dopo questa ondata mediatica cerchi di tornare serena e di pensare al campo. Le chiediamo solo di essere un’atleta, solo come atleta dipende da noi, per il resto è una persona libera. Del resto quello che abbiamo dentro è un mistero e non deve essere giudicato da nessuno».
L’AGIL ha 250 ragazze nelle sue molte squadre giovanili. «Lo sport è un sistema educativo formidabile e ha ricadute sociali» conclude suor Giovanna, «il volley in particolare, che ti educa alla "dipendenza": ogni azione è una catena di gesti ben eseguiti, tutte le giocatrici dipendono l’une dalle altre. E tra loro ci sono le mamme del futuro, che educheranno i figli del futuro».