Corriere della Sera, 19 novembre 2018
Domande e risposte su discariche e inceneritori
1 Cosa sono le discariche?
Sono in genere vecchie cave impermeabilizzate dove vengono stipati a vari strati i rifiuti compattati. L’immondizia produce percolato, liquido della decomposizione che se non viene raccolto bene e trattato in impianti di depurazione può inquinare le falde acquifere. Quando la falda si riempie possono essere autorizzati i sopralzi, le montagne di rifiuti che «ornano» alcuni panorami.
2 E gli inceneritori?
Quelli degli anni 50-70 bruciavano materiali eterogenei, in assenza di filtri, e rilasciavano dai grandi camini emissioni in grande quantità su aree ristrette con formazione e dispersione di diossina, una sostanza cancerogena. Gli inceneritori di seconda generazione (o termovalorizzatori) dovrebbero seguire le Best Available Techiques europee degli anni 90. Dovrebbero essere bruciati, in condizioni ben definite, materiali selezionati in modo da prevenire o ridurre la formazione di una serie di inquinanti. I camini sono alti e le emissioni si diffondono su aree vaste.
3 Perché la Terra dei fuochi è chiamata così?
È un’espressione degli anni Duemila che indica una vasta area della Campania, a cavallo tra Napoli e Caserta. I comuni all’interno del perimetro sono elencati in una legge del 2014: sono 55, poi estesi a 90. La denominazione si riferisce all’interramento di rifiuti tossici speciali e all’innesco di numerosi fuochi per eliminarli con conseguenze sulla salute della popolazione circostante.
4 Cosa si sa del rapporto tra rifiuti e malattie?
L’Istituto superiore di sanità con una legge del 2014 è stato incaricato di effettuare un aggiornamento della situazione. I dati, rilevati tra 2010 e 2011, sono stati pubblicati nel 2015 e, secondo quanto ha riferito il sottosegretario alla Salute Bartolazzi rispondendo a un’interrogazione parlamentare, hanno «evidenziato che il profilo di salute della popolazione residente nella Terra dei fuochi è caratterizzato da una serie di eccessi della mortalità, incidenza di tumori e ricoveri in ospedali per diverse patologie. Queste patologie fra i fattori di rischio includono l’esposizione a inquinanti rilasciati da siti di smaltimento illegale di rifiuti o alla combustione incontrollata». Nessuna ulteriore richiesta di approfondimenti è arrivata all’Istituto.
5Esistono studi sull’eventuale impatto sulla salute dei termovalorizzatori?
Uno dei più completi è il progetto Moniter (pubblicato nel 2013 sulla rivista Epidemiology) che riguarda gli inceneritori di seconda generazione dell’Emilia-Romagna. Gli impianti moderni e ben controllati hanno un impatto molto minore sulla salute dei residenti, anche se è stato rilevato un eccesso di nascite pretermine.
6 Il tema del rischio legato ai rifiuti pericolosi come viene affrontato a livello europeo?
Nel giugno 2017 a Ostrava i 53 Paesi della Regione europea dell’Organizzazione mondiale della sanità hanno per la prima volta inserito fra le priorità il tema dei rifiuti pericolosi e dei siti contaminati. L’Oms già nel 2015 ha approvato un documento che insisteva sulla necessità di ridurre il più possibile la produzione di rifiuti e potenziare il riciclo e il riuso.
7 L’Oms come si è espresso sui rifiuti?
L’agenzia mondiale ha rilevato che resterà sempre una frazione di immondizia da smaltire ed è preferibile che ciò non avvenga nelle discariche ma negli inceneritori di nuova generazione costruiti secondo le Best Available Techniques, capaci di produrre energia. (Hanno risposto alle domande Pietro Comba, direttore del reparto di epidemiologia ambientale e sociale dell’Istituto superiore di sanità e Michele Conversano, direttore dipartimento prevenzione Asl Taranto).