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 2018  novembre 18 Domenica calendario

Intervista a Caterina Balivo

Caterina è un po’ Lara e Lara è ovviamente un po’ Caterina. Caterina è la Balivo, conduttrice e autrice del programma di Rai1 Vieni da me, blogger col suo Caterina’s secret, mamma di Guido Alberto e Cora, moglie del finanziere Guido Maria Brera che ha anche lui un Avatar, o se preferite un doppio lavoro, quello dello scrittore. Lara è la protagonista del primo romanzo di Balivo, Gli uomini sono come le lavatrici, pubblicato da Mondadori.
Le conduttrici TV di solito scrivono tutorial, o libri di cucina, o autobiografie travestite da tutorial o da libro di cucina. Balivo invece esordisce direttamente col romanzo. Come le sarà venuto in mente? Direte voi. Semplice: era incinta (del primo figlio), e invece di limitarsi al corso preparto, si è scritta a un corso di scrittura. «Ho letto romanzi che non altrimenti non avrei letto mai». 
Per esempio? 
«Anna Karenina. Meraviglioso. Lo leggo, lo rileggo e scoppio a piangere sempre nello stesso punto».
Dopo il corso di scrittura le è venuta voglia di provare a scriverlo lei, un romanzo. L’ha tenuto nel cassetto per un po’ e ora, come tutti gli scrittori esordienti, palpita un po’. Ma senza darlo troppo a vedere perché Caterina, come Lara, non è una che giochi a fare l’insicura per suscitare tenerezza. 
Che cosa c’entrano gli uomini con le lavatrici?
«Lara ama la sua lavatrice e si è convinta che sia più fedele di tanti uomini che per un po’ ha amato, convinta ogni volta che fosse quella buona. Così quando una storia finisce, il rito si ripete. Lei guarda la sua lavatrice, e le dice in napoletano Jamme bell. Andiamocene bella mia. E ogni volta ricomincia. In un’altra casa ma sempre con la sua lavatrice».
Il romanzo gira attorno a Lara e alle sue due amiche, Cecilia e Michela. Trentenni che lavorano negli uffici stampa, nel mondo del cinema. Oscillanti tra la voglia di divertirsi e la ricerca del grande amore.
«Sono giovani donne che vivono il loro tempo. Non le definirei femministe, ma nemmeno genere Bridget Jones, una alla quale le cose capitano per caso. Lara è una combattente come sono quasi sempre le donne che conquistano tutto quel che hanno».
Gli uomini sono come le lavatrici è in parte ambientato a Roma. La città della finzione la definisce Lara. Perché appena non servì più ti dimenticano in dieci minuti?
«Anche in cinque se è per questo. Lara è napoletana e si trasferisce a Roma per lavorare. È la città della finzione perché è la Grande bellezza. Lei che vorrebbe controllare tutto, capisce che a Roma non puoi controllare niente. A Roma ti senti sempre inadeguata e anche per Lara è cosi, almeno fino a quando non incontra Luca, buona famiglia romana che la introduce in un mondo diverso dal suo».
Come Lara anche Caterina Balivo è arrivata a Roma dalla provincia.
«Sì, da Aversa, c’era ancora la lira. Dopo miss Italia approdo a Roma per fare la valletta a Scommettiamo che. Erano i mesi del Giubileo, non si trovava una stanza. Finii per andare a vivere a Boccea. La sera aspettavo che il macchinista della Rai, Nando, finisse il turno per tornare in macchina con lui che abitava in zona. Il mio obiettivo era mettere da parte i soldi per comprarmi un motorino. Fin quando non l’ho avuto di giorno giravo con i mezzi ma arrivare in ritardo a un provino significa perdere un’occasione ed io avevo sempre l’incubo che l’autobus non passasse in tempo alla fermata».
Tanti provini?
«Un’infinità».
Dieci anni di ruoli da valletta, poi la trasmissione con Massimo Giletti...
«All’epoca una ragazza che voleva fare tv aveva molte più occasioni di quante non ce ne siano oggi. Mamma mia, sembra passata un’era geologica».
Nel romanzo Lara a un certo punto si trasferisce a Milano, «la città dove tutto è possibile». Michela, l’amica un po’ disincantata, quella che teorizza «un gin tonic e passa tutto» le dà dei buoni consigli: «Metti via quegli stivaletti bianchi. Vanno bene per via del Corso, non per Milano. A Milano i sampietrini non ci sono e il rosso delle suole Loubotin si coglie subito».
Che cosa scopre Lara a Milano ?
«Che certe cose da meridionali, roba che a Roma non usa, a Milano sono cool. La passata di pomodoro fatta in casa ad agosto, la marmellata casalinga, rilassarsi facendo la maglia...».
Roma, Milano e adesso di nuovo Roma. È a Roma che vi siete conosciuti con Guido Maria Brera?
«Sì, una sera un’amica mi ha invitato a prendere un aperitivo al Duke, in viale Parioli. Lui disse di essere uno scrittore...».
E lei gli diede un numero di telefono sbagliato come fa Lara per mettere alla prova la tenacia degli uomini che la corteggiano?
«Non ci siamo proprio scambiati i numeri. Ma tempo dopo mi ha rintracciato, chiedendo il mio numero a Lamberto Sposini».
Suo marito scrive romanzi. Le ha dato consigli?
«L’ha letto e in qualche punto mi ha dato anche un grande mano. Per esempio sul finale. Spero si sia divertito e che non si ingelosisca per tutte le love story di Lara. Io glielo dico sempre: Amore, è un romanzo».