Il Messaggero, 18 novembre 2018
Aumentano i morti sulle strade italiane
Ogni anno, in Italia, scompare un paese di oltre tremila abitanti. Sono le vittime degli incidenti stradali e se l’obiettivo dell’Oms è dimezzare entro il 2020 il numero dei morti, il risultato al momento appare irraggiungibile: nel 2017 ci sono stati 3.378 lenzuoli bianchi stesi sull’asfalto contro i 3.283 del 2016, in aumento del 2,9%.
«NORME INADEGUATE» Una strage di giovani, soprattutto: non avevano nemmeno trent’anni i 668 ragazzi che hanno perso la vita (secondo l’associazione dei familiari delle vittime gli incidenti stradali sono la prima causa di morte per gli under 30). «Dobbiamo fermare questo scempio», è l’appello dell’Associazione dei familiari e delle vittime in occasione della Giornata mondiale del ricordo dei morti sulle strade che si celebra oggi. Non solo un momento di riflessione, dunque, ma anche un richiamo forte «per spingere le autorità, le aziende, a impegnarsi per fermare questa carneficina». In piazza ci sarà anche Graziella Viviano, mamma di Elena Aubry, morta a maggio sulle strade di Roma. Combatte la sua personale battaglia per la sicurezza a colpi di spry, segnalando le buche nelle vie della Capitale, ed è amareggiata per il blocco del traffico proprio in concomitanza con la manifestazione. «Voglio sperare che sia una sorta di disattenzione di qualche ufficio – afferma – Non fanno un dispetto a me o a mia figlia, ma a tutti i cittadini romani. Anzi, parlerei di mancanza di rispetto nei confronti delle vittime della strada». Dopo il calo del 2016, la viabilità miete più decessi e secondo l’Asaps (l’Associazione sostenitori Polstrada) la risposta della politica è «del tutto inadeguata, a cominciare dalla riforma del codice della strada in gestazione da oltre cinque anni. Si è persa traccia anche della previsione della sospensione della patente alla prima violazione per uso del cellulare alla guida». Eppure, come segnala il presidente Giordano Biserni, il tasso di mortalità stradale tra il 2016 e il 2017 è passato in Italia da 54,2 a 55,8 vittime per milione di abitanti, tornando al livelli del 2015, mentre in Europa è sceso da 52 a 49,7. Nel confronto europeo, tra il 2017 e il 2010 i decessi si sono ridotti del 19,9% nella Ue e del 17,9% in Italia, dove vulnerabili (1.681 morti) sono pedoni, ciclisti e motociclisti, che rappresentano il 50% delle vittime.
LA BATTAGLIA DI GRAZIELLA Drammatico anche il picco di mortalità per i bambini da zero a 13 anni: «Diciassette solo in luglio e agosto di quest’anno, già 42 a fine ottobre. Nel 2017 sono stati 40 in totale». Le cause? Per Biserni vanno ricercate in una «manutenzione carente da almeno quindici anni, nel calo dei controlli con una diminuzione costante delle pattuglie, in una allarmante e sistematica criminalizzazione di tutti i mezzi di controllo della velocità, perfino il tutor, e ora anche dell’etilometro». Chi pensava che la sola legge sull’omicidio stradale «potesse incidere sensibilmente sulle dinamiche della sinistrosità è andato deluso, ma non era questo lo scopo della norma, che perseguiva invece l’obiettivo di una maggiore giustizia e adeguatezza nelle condanne per gli omicidi della strada». Ed è ciò che chiede anche la madre di Elena Aubry: «Io non faccio questioni politiche. Mia figlia è morta il 6 maggio sulla via Ostiene, un’arteria senza manutenzione di competenza comunale. Testimoni oculari hanno raccontato che Elena andava piano. Sapeva andare in moto e aveva tutte le protezioni. Su quella strada ci sono dossi, radici, mucchi di aghi di pino sui lati della strada alti anche cinquanta centimetri. La mia battaglia non mi riporterà indietro mia figlia. Io voglio fare in modo che nessun altro muoia».