Corriere della Sera, 18 novembre 2018
Parigi vuole l’esercito europeo
La Comunità europea di Difesa fu il grande sogno di Alcide De Gasperi. Nacque con un trattato firmato il 27 maggio 1952 da Belgio, Francia, Repubblica Federale di Germania, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi. E morì il 30 agosto 1954 all’Assemblea Nazionale francese quando un matrimonio contro natura fra gollisti e comunisti impedì la ratifica. Da allora la Ced riappare periodicamente sulla scena europea, suscita un po’ di interesse e scompare dopo un breve fuoco di paglia. La sua ultima apparizione, anche se non è stata menzionata esplicitamente, risale a martedì 6 novembre quando il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron, rispondendo all’intervistatore di un programma radiofonico, ha detto testualmente: «Siamo strattonati da tentativi d’intrusione nello spazio cibernetico e da parecchi interventi di estranei nella nostra vita democratica. Dobbiamo proteggerci guardando alla Cina, alla Russia e persino agli Stati Uniti d’America (…). Quando vedo il presidente Trump annunciare la sua intenzione di uscire da un grande accordo per il disarmo, stipulato dopo la crisi degli euromissili che aveva colpito l’Europa verso la metà degli anni Ottanta, mi chiedo quale sia la vittima principale se non l’Europa e la sua sicurezza?». Sappiamo che il presidente degli Stati Uniti, indispettito, ha risposto con un tweet in cui dichiara che la Francia, anziché parlare di esercito europeo, dovrebbe piuttosto aumentare il suo contributo al bilancio della Nato. Ma l’organizzazione militare del Patto Atlantico, soprattutto all’epoca di Trump, non sembra essere in grado di dare una risposta convincente al problema della sicurezza europea. È stata usata dagli americani per guerre che si sono dimostrate sbagliate e ha avuto l’effetto, dopo la sua estensione al di là della vecchia cortina di ferro, di peggiorare i nostri rapporti con la Russia. Se Macron vuole davvero dare all’Europa uno scudo militare, il mezzo esiste ed è quello di invitare i Paesi maggiormente impegnati nella costruzione di un’Europa integrata a condividere le responsabilità della forza nucleare francese («force de frappe»). Se vorrà essere documentato su un tale progetto, i suoi collaboratori potranno ritrovare negli archivi francesi le carte relative agli incontri che ebbero luogo nel 1956 fra tre ministri della Difesa: Jacques Chaban-Delmas per la Francia, Franz Josef Strauss per la Repubblica Federale di Germania e Paolo Emilio Taviani per l’Italia. Erano i primi passi di un progetto per la costruzione di una bomba atomica europea. Vi fu anche un accordo segreto firmato il 28 novembre 1957, ma il progetto fu accantonato quando il generale De Gaulle, tornato al potere nel maggio 1958, decise che la bomba sarebbe stata esclusivamente francese. Se ha davvero l’intenzione di tenere a battesimo un esercito europeo, la Francia di Macron potrebbe fare ora ciò che De Gaulle non le permise di fare allora.